«Non bisogna insistere su un progetto sbagliato. Bisogna fermare la Tav». Non ha usato giri di parole a proposito dell’alta velocità Torino-Lione Gregory Doucet, neo-sindaco ecologista di Lione, nell’intervista rilasciata ieri a La Stampa. E questa risolutezza non dovrebbe stupire, perché Doucet, cooperante internazionale di 46 anni, eletto per la prima volta domenica scorsa alla guida della terza città di Francia, ha fatto della pacata praticità il suo marchio di fabbrica.

Difficilmente, altrimenti, questo parvenu della politica francese sarebbe riuscito a prendersi la cattolicissima Lione, baronia macronista guidata da vent’anni dall’ex-socialista, passato poi con il partito del presidente Macron, Gerard Collomb. Una sconfitta, quella subita dall’ex-ministro degli interni ed ex-sindaco della città, ancor più bruciante se si considera in che modo si è prodotta. Deciso a tutto pur di evitare che la città cadesse in mano al candidato EELV (Europa Ecologia- I Verdi, in italiano), Collomb, sconfitto al primo turno, ha dato il suo appoggio al candidato di destra e ha regalato, suo malgrado, a Gregory Doucet, la più dolce delle vittorie.

Proprio per questo la presa della città rappresenta per gli ecologisti francesi, già in netta crescita dalle Europee del 2018, un risultato storico. Ed ecco perché Doucet, sull’onda di quella che potrebbe costituire una svolta per la politica francese, può parlare senza mezzi termini come ha fatto con il quotidiano italiano.

A pochi giorni dalla bocciatura senza appello della Corte dei Conti dell’Unione Europea, che ha stroncato il progetto Tav Torino-Lione per i costi lievitati, i tempi di realizzazione dilatati, i benefici non comprovati e il traffico merci solo promesso, è ora l’astro nascente del partito ecologista a opporsi alla realizzazione dell’opera.

Il discorso con il quale Gregory Doucet si oppone alla Torino-Lione è di disarmante semplicità. Per il neo-sindaco una linea che corre tra la sua città e il capoluogo piemontese c’è già, quindi si valorizzi quella e sarà sufficiente per il traffico merci che dovrà sostenere, poi si pensi alle reti del trasporto di prossimità.

Il primo cittadino di Lione, abilissimo nel corso della campagna elettorale nell’evitare di cadere nella trappola della contrapposizione tra economia ed ecologia, propone una formula differente. Lui non è contro il trasporto ferroviario, anzi, vorrebbe potenziarlo. Doucet è contro quel treno, perché è inutile e antieconomico. La forza degli ecologisti francesi, che li ha portati a questa affermazione storica, è tutta qui, nella dimostrazione, cioè, di quanto sia conveniente operare una vera transizione ecologica, anche dal punto di vista economico. Gli elettori francesi ci hanno creduto e hanno regalato loro la vittoria.

Non è un caso, quindi, se lunedì mattina, a poche ore dai risultati del secondo turno delle municipali, Macron si sia affrettato a fare un discorso di apertura e di risposta alle conclusioni della Convenzione dei Cittadini per il Clima, che aveva appena terminato i lavori. Il presidente, compresa la nuova spinta ecologista che anima il paese, ha promesso un deciso cambio di passo sula transizione verso l’economia verde, sino a dirsi disponibile a inserire nella carta costituzionale un preciso riferimento alle istanze ecologiste.

Non si può dire oggi cosa sarà dell’impegno preso da Macron, ma di certo per i francesi non sembrano esserci alternative a una revisione profonda del modello economico attuale.

Nonostante la bocciatura della Corte dei Conti dell’Unione Europea e quella del sindaco ecologista di Lione, i lavori per l’Alta Velocità al momento vanno avanti. Eppure, è già successo in Francia, sotto la presidenza Macron, che la costruzione di una grande opera considerata fondamentale, dopo decenni di lotte e un referendum favorevole al progetto, fosse definitivamente abbandonata perché considerata ormai desueta e inutile. Era il gennaio 2018 e il governo decise di mettere da parte per sempre la costruzione del grande aeroporto di Notre Dame des Landes, vicino Nantes. Non è detto che, come conseguenza del ciclone verde che si abbattuto sulla Francia, non accada lo stesso anche con la Tav.