Ieri pomeriggio gli attivisti dell’assemblea No Tav di Torino si erano dati appuntamento davanti alla stazione Porta Nuova di Torino. Dopo un flashmob hanno provato a partire per la Val Susa per partecipare al corteo contro il treno ad alta velocità nella data simbolica dell’8 dicembre, quando nel 2005 decine di miglia di persone invasero e «ripresero» Venaus.

In quel momento dirette alla mobilitazione c’erano un centinaio di persone. «Volevamo entrare insieme, ma davanti ci siamo trovati uno sbarramento di agenti di digos e polizia», racconta Nicolà De Carli, attivista dell’assemblea torinese e studente di Cambiare rotta. Dopo l’ingresso sul treno i manifestanti sono stati accusati di non avere il biglietto. Hanno tentato una mediazione con la Digos invitando i controllori a verificare il possesso del titolo di viaggio. «Ma era una scusa – accusa De Carli – Ce l’avevamo tutti. Il treno è stato comunque cancellato». Così gli attivisti sono scesi per dirigersi verso il binario di quello successivo.

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Picchiata dalla polizia insieme ai miei studenti

«Lì c’era un cordone della celere che ci ha caricato mentre mostravamo i biglietti elettronici», continua. Tre studenti sono rimasti feriti: due per trauma cranico e uno perché le manganellate hanno provocato la rottura degli occhiali (alcune schegge gli sarebbero entrate nell’occhio). La Polfer denuncia che un suo agente si è rotto il dito e un altro ha subito una distorsione al ginocchio. Alla fine i manifestanti sono riusciti a partire, con tre ore di ritardo, e raggiungere la mobilitazione a cui hanno partecipato circa 5mila persone.

Mercoledì nel capoluogo piemontese si erano registrate altre cariche contro gli studenti che contestavano la presenza di un’organizzazione di estrema destra davanti all’università. In quell’occasione sono rimasti feriti anche due docenti dell’ateneo.