Visioni

«Fra Diavolo», il Robin Hood della bassa Pontina

«Fra Diavolo», il Robin Hood della bassa Pontina

Teatro L’Opera di Daniel Auber per la regia di Barberio Corsetti

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 27 ottobre 2017

Si sono appena concluse le repliche di Fra Diavolo , ma dato il successo ottenuto al Teatro dell’Opera, si può ben sperare in una prossima ripresa. L’opera di Daniel Auber ha rivelato sotto la direzione del giovanissimo Rory Macdonald e soprattutto per la regia di Giorgio Barberio Corsetti, un ritmo, una ricchezza e un fascino, sia musicali che drammaturgici, da riempire ripetutamente la sala del Costanzi. Merito anche dei cantanti (soprattutto i ruoli femminili), che la regia ha spinto a recitare come consumati attori. Non solo sul versante comico e paradossale, quanto in quel terreno vago tra il serio e il faceto (o forse ridicolo involontario) che oggi è sfondo mortificato delle fiction tv.

Barberio Corsetti  è da sempre uno sperimentatore di tecniche e linguaggi innovativi. Fu il primo a usare i video in scena, e via via altre macchine e macchinerie capaci di dilatare o zoomare visioni e punti di vista. Qui, nelle scenografie che firma con Massimo Troncanetti, arriva a usare materiali nati da una stampante in 3d, che hanno mobilità e possibilità di uso straordinari.
Alle prese con un racconto che nella sua «grandiosità» (autore del libretto il commediografo Eugène Scribe,data di debutto 1830, quindi parigino grand opéra, ma già proiettato verso il grand pompier )non esita a scavare nella provincia, tanto più essendo ambientato nella nostra Terracina.

Barberio ha intuito che la chiave di maggior affinità spettacolare stava nella commedia anni sessanta. E senza forzature, né ridicoli ammodernamenti, lascia scorrere quasi con rispetto il vivace racconto di nozze sognate e coppie esaurite, di sposi promessi e di rapporti sfiatati, con quel Robin Hood della bassa Pontina a fare da perno rivelatore della vicenda. I turisti inglesi arrivano su una spider decappottata, ma è la locanda a due piani che fa scorrere l’opera come un film di grande suggestione. Pur rispettando scrupolosamente le esigenze della musica e dando ai cantanti la possibilità di offrire le loro belle voci in un meccanismo narrativo di fascino assoluto.

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