Economia

Fondi Ue, l’Italia non li impiega: un altro problema per il Pnrr

Fondi Ue, l’Italia non li impiega: un altro problema per il Pnrr

Il caso Fonti di Bruxelles hanno ricordato che la partita dei fondi strutturali vale, tra risorse europee e cofinanziamenti nazionali, all'incirca 75 miliardi di euro contro i 69 miliardi di sussidi assegnati al Pnrr italiano. E che l'Italia fa molta fatica a spenderli

Pubblicato più di un anno faEdizione del 4 agosto 2023

A quasi due anni dall’avvio della programmazione 2021-2027 dei fondi strutturali Ue, stenta a decollare in Italia l’avvio dei progetti di spesa previsti dai vari programmi operativi che hanno ricevuto il via libera della Commissione europea.

Lo hanno segnalato ieri fonti non smentite da Bruxelles secondo le quali la partita dei fondi strutturali vale, tra le risorse europee e i cofinanziamenti nazionali, all’incirca 75 miliardi di euro contro i 69 miliardi di sussidi assegnati al «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr) sul quale si sta rompendo la testa il governo Meloni e tutta la politica in Italia. Uno dei suoi problemi strutturali è, appunto, la difficoltà di spendere i fondi stanziati a livello europeo.

Il problema si è ripresentato quando il governo ha «stralciato» 15,9 miliardi di euro dal Pnrr la settimana scorsa. Con la promessa di compensarli con altri fondi, come quello per lo sviluppo e la coesione che però difficilmente possono essere spostati. Altrimenti si bloccherebbero i cantieri già finanziati. L’allarme dei comuni e delle regioni ieri è stato raccolto dal governo che le riceverà la prossima settimana. Ma I fronti della polemica si ampliano.

Ieri il presidente della Puglia Michele Emiliano ha lamentato un taglio di 160 milioni in meno dagli stessi fondi che dovrebbero anche servire, secondo il governo, a colmare quelli «definanziati. «Una scelta scellerata – ha detto -Dal ministro per gli affari europei RaffaeleFitto arroganza e prevaricazione». Emiliano si riferisce alla decisione presa ieri dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (Cipess) che ha deliberato 32,4 miliardi destinati ai fondi per lo sviluppo e la coesione da assegnare alle regioni per il ciclo di programmazione ’21-’27. «Ora – ha detto Fitto – si tratta di definire le singole delibere per l’assegnazione delle risorse ad ogni regione e dell’individuazione degli interventi da finanziare».

Quello del Cipess è uno dei tasselli di un mosaico composto da 75 miliardi di euro, 44 miliardi dei quali di fondi europei e per il resto da risorse nazionali destinate al cofinanziamento. «Lle somme assegnate alla Puglia non sono immediatamente disponibili e potrebbero non essere impiegabili per le spese di investimento immateriali – sostiene Emiliano – La legge non prevede a questo divieto ed anzi obbligava ad utilizzare le risorse

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