Il Pnrr della scuola avrebbe dovuto impattare sulle differenze tra regioni invece la sua efficacia è fortemente a rischio. A spiegarlo è il monitoraggio periodico di Svimez «Asili nido e infrastrutture scolastiche: il Pnrr non colmerà i divari territoriali». I motivi risiedono nel modo in cui è stato strutturato il piano: «I criteri ministeriali di riparto delle risorse non hanno tenuto conto dell’eterogeneità interna alle singole regioni in termini di fabbisogni di investimenti». Fallire l’obiettivo avrà ripercussioni molto forti.

La redazione consiglia:
Scuola di serie A e di serie B, divario enorme tra Nord e Sud

Al Nord il tasso di occupazione femminile tra i 25 e i 49 anni scende dall’85% per le donne senza figli al 66% per le madri con figli di età inferiore ai 6 anni. Nel Sud cala in maniera più accentuata: dal 58 ad appena il 38% per le donne con figli in età prescolare. Anche per la carenza di servizi per l’infanzia, nelle regioni meridionali la maternità riduce il tasso di occupazione delle donne di oltre un terzo.

L’assenza di mense scolastiche, ad esempio, limita la possibilità di offrire il tempo pieno. Meno del 25% degli alunni meridionali della primaria frequenta scuole dotate di mensa (contro circa il 60% nel Centro-Nord); meno del 32% dei bambini nel caso delle scuole dell’infanzia (contro circa il 59% nel Centro-Nord). Le situazioni più deficitarie in Sicilia e Campania, con percentuali inferiori al 15%, mentre l’Emilia Romagna raggiunge il 66,8%, la Liguria il 69,6%.

Il Mezzogiorno soffre inoltre di gravi carenze nella prima infanzia: le regioni più distanti dai Lep dei posti autorizzati da raggiungere entro il 2027 (il 33% della popolazione di età compresa tra 3 e 36 mesi) sono Campania (6,5%), Sicilia (8,2%), Calabria (9%) e Molise (9,3%). Il progressivo disinvestimento dalla scuola ha interessato soprattutto il Meridione: tra il 2008 e il 2020, la spesa per investimenti si è ridotta di oltre il 20% al Sud contro il 18% del Centro-Nord. Nel 2020 al Sud risultano investimenti pubblici per studente pari a 185 euro, contro i 300 del Centro-Nord. Le risorse del Pnrr disponibili sono pari a 11,28 miliardi.

Sebbene «la quota Sud» sia stata rispettata, «gli enti territoriali delle tre regioni più popolose (Campania, Sicilia e Puglia) hanno avuto accesso a risorse pro capite per infrastrutture scolastiche inferiori alla media italiana, nonostante le marcate carenze nelle dotazioni infrastrutturali». In quasi tutte le regioni meridionali la provincia con il maggior fabbisogno di investimenti non coincide con quella che ha ricevuto le maggiori risorse pro capite. Questa situazione caratterizza, in particolare, Napoli e Palermo che si trovano tra le ultime quindici province nella graduatoria per risorse pro capite assegnate pur avendo, ad esempio nel caso delle mense, una percentuale bassissima di alunni che possono usufruirne (rispettivamente 5,7 e 4,7%).

«La mancata mappatura iniziale dei fabbisogni – conclude Svimez – si è riflessa in un’allocazione delle risorse che ha penalizzato alcune realtà meridionali; per le risorse assegnate attraverso bandi, risultano differenze tra province non correlate al fabbisogno infrastrutturale». Per correggere la rotta Svimez propone di «superare i bandi competitivi, che penalizzano le realtà con minore capacità amministrativa, attraverso una identificazione ex ante degli interventi sulla base dei fabbisogni reali; la riprogrammazione delle risorse per la coesione che consenta di completare, dopo il 2026, il percorso di riduzione e superamento dei divari territoriali con le risorse europee del Fesr e con il Fondo per lo sviluppo e la coesione».