Passate le elezioni europee riemergono tutti i problemi creati dal governo Meloni e messi sotto il tappeto. I tagli orizzontali da 250 milioni di euro all’anno ai Comuni e alle province fino al 2028 deciso sette mesi fa nella legge di bilancio, per esempio. Il caso era già esploso tempo fa, ma è riemerso quando il ministero dell’Interno ha pubblicato i criteri della ripartizione del taglio: le province e le città metropolitane perderanno 50 milioni, 200 saranno sottratti ai comuni.

E, come se non bastasse, l’esecutivo ha confermato un altro taglio: per i prossimi cinque anni i comuni più grandi e organizzati che hanno ricevuto più fondi dal Pnrr. Un cortocircuito che nega i presupposti del Sacro Graal dell’economia italiana per cui chi è più virtuoso nell’uso dei fondi dovrebbe riceverne di più.

La Funzione Pubblica della Cgil ieri ha evidenziato un altro paradosso provocato dalla scelta del governo. Ad essere penalizzati dalla regola sul Pnrr saranno anche i comuni più piccoli che saranno chiamati «a contribuire, in proporzione, più di quelli maggiori, sebbene abbiano ricevuto meno fondi dal Pnrr».

«Quando non arrivano i trasferimenti ai comuni – ha denunciato Valerio Lucciarini de Vincenzi, segretario delle Autonomie Locali Italiane (Ali) – l’ente locale non può fare altro che ridurre la spesa corrente per il sostegno alle politiche sociali, alla manutenzione viaria e del patrimonio pubblico, alla promozione culturale. Ci metteranno in ginocchio».

In Toscana, ad esempio, i tagli previsti dalla «spending review» di Meloni & Co. ammontano a quasi 20 milioni di euro. «Ci imporranno di ridurre i servizi o alzare le tariffe – ha sostenuto Andrea Marrucci (Ali-Toscana) è una decisione che ripropone una stagione di tagli ai comuni, dunque a famiglie a imprese. L’unica responsabilità che abbiamo è stata quella di fare bene il lavoro». E per questo sono puniti.

Dopo che l’Anci nazionale ha lanciato l’allarme generale ieri anche la sezione piemontese ha fatto sentire la sua voce. «Abbiamo votato contro la ripartizione dei tagli nella Conferenza Stato-Città e contenuto la spending review – ha detto Andrea Corsaro – Ma il taglio stimato agli enti piemontesi sarà di 70 milioni. Chiederemo di rivedere i criteri».

«In campagna elettorale eravamo riusciti a bloccare 330 milioni di tagli – ha detto Elly Schlein, segretaria del Pd – Ora quei tagli rispuntano». «Una scelta scellerata» per Tinoi Magni (Avs). «Un vero disastro economico e Giorgetti non ha niente da dire» ha aggiunto Marco Turco (Cinque Stelle).

Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti sembra però avere le idee chiare. E, quando saranno applicate, non piaceranno a nessuno. Ieri, in una replica durante la sua audizione nella Commissione sul federalismo fiscale, il leghista ha rivelato il futuro che aspetta gli enti locali.

Con il nuovo patto di stabilità Ue le regole della spesa varranno anche per loro. Si tratta di un’altra ondata di austerità che ricorda quella del recente passato per di più applicata «con risorse decrescenti». Siamo all’inizio di una stagione che il governo senza programmazione e raccontando una realtà inesistente.