Foggia, la marcia coraggiosa dei 20mila contro la mafia
In tanti alla manifestazione di Libera Il 2020 è iniziato con l’omicidio di un commerciante e diversi attentati. 58 morti in due anni
In tanti alla manifestazione di Libera Il 2020 è iniziato con l’omicidio di un commerciante e diversi attentati. 58 morti in due anni
Un esercito pacifico di oltre 20mila persone, di mani che si stringono, di abbracci, sorrisi, di ricordi dei tanti che non ci sono più ma che rivivono ancora nei racconti di chi è rimasto e ancora oggi chiede verità e giustizia. C’era tutto questo e tanto altro ieri a Foggia, in quella che è stata definita una passeggiata per le strade del capoluogo dauno, che ha visto una partecipazione di massa da parte dei cittadini foggiani, pugliesi e di tante altre regioni italiane, nella mobilitazione #foggialiberafoggia promossa da Libera per rispondere alla violenza mafiosa dopo l’escalation registrata in questi primi giorni del 2020. Un susseguirsi di eventi che hanno colpito la città foggiana: il primo gennaio l’incendio dei bar «Veronik» e «New Generation Cafe», il 2 gennaio l’omicidio del commerciante d’auto Roberto D’Angelo sotto la sua abitazione da dove ha preso il via il corteo, il giorno seguente la bomba sotto l’auto del manager della sanità, Cristian Vigilante presente al corteo, e infine, il 7 gennaio, l’incendio alla macelleria Chiappinelli.
NEGLI ULTIMI DUE ANNI si contano 58 omicidi e 67 tentati omicidi. Senza dimenticare le decine di vittime registrate negli ultimi tra i migranti che lavorano come braccianti agricoli nelle campagne della Capitanta. E ancora oggi sono confinati nei ghetti.
Quasi 400 le associazioni che hanno aderito e partecipato alla manifestazione. Il corteo si è snodato lungo le strade cittadine ed arrivato in piazza Cavour dove hanno preso la parola alcuni familiari delle vittime di mafia, prima della chiusura affidata a Don Luigi Ciotti. Presenti tante scolaresche accompagnate dai docenti, magistrati familiari di vittime innocenti delle mafie sacerdoti, vescovi, commercianti, rappresentanti di associazioni, sindacalisti, tantissimi politici, semplici cittadini: tutta la società era dunque presente e rappresentata a dovere.
Al di là dei meri numeri, un fiume di persone ha sfilato urlando slogan come «I familiari non vogliono pietà, vogliono solo giustizia e verità», «i familiari insieme alla città chiedono solo giustizia e verità». Tante le scritte sugli striscioni tra cui: «La paura si vince con il coraggio e la legalità».
DAL PALCO SONO INTERVENUTI gli organizzatori della rete provinciale di Libera, le vittime innocenti di mafia: da Nicola Ciuffreda a Giovanni Panunzio da Francesco Marcone (la figlia Daniela è la vicepresidente nazionale di Libera) a Luigi e Aurelio Luciani. E infine l’arcivescovo del capoluogo dauno, monsignor Luigi Pelvi e il presidente di Libera, don Luigi Ciotti. Erano presenti al corteo anche la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, oltre al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Foggia Franco Landella.
«HANNO SCELTO DI ESSERE al nostro fianco – ha commentato Daniela Marcone, foggiana vicepresidente nazionale di Libera – per far sentire con forza il nostro ‘no’ alla violenza criminale mafiosa, per non lasciare sole le vittime di questa violenza, per non lasciare soli i rappresentati dello Stato, le forze dell’ordine, la magistratura impegnati quotidianamente in operazioni importanti ed efficaci, per valorizzare il lavoro di resistenza delle tante realtà di questo territorio che provano a costruire percorsi di bellezza e di cambiamento. Un ‘esplosione di umanità in risposte alle bombe. Un grazie sentito a ciascuno di voi».
«Siamo qui per disinnescare la miccia della paura e della rassegnazione. Siamo qui – ha detto Luigi Ciotti dal palco – per fare emergente i tanti valori della nostra terra affinché ci sia un passaggio, un cambiamento. E’ importante che ci sia continuità. Noi non possiamo lasciare solo sulle spalle della magistratura e delle forze di polizia perché c’è una responsabilità di noi cittadini. Guai se non fosse così, guai se viene meno questo. Sono 165 anni che parliamo di mafia. Aveva ragione Giovanni Falcone quando diceva che era una lotta di civiltà e legalità. Tutti devono metterci la faccia – ha concluso il fondatore di Libera – polizia e magistratura non bastano. Serve tutta la società. Oggi non c’è regione d’Italia esente dalla mafia, ma qui c’è tanta gente in piazza che manifesta. Siate orgogliosi di essere pugliesi e foggiani».
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