Focolai nella logistica, la regione ordina test a tappeto
Emilia-Romagna 70mila fattorini sottoposti a controlli sanitari. La Cgil denuncia: il problema è anche nell’industria delle carni con la sua miriade di appalti
Emilia-Romagna 70mila fattorini sottoposti a controlli sanitari. La Cgil denuncia: il problema è anche nell’industria delle carni con la sua miriade di appalti
«Test sierologici per tutti i lavoratori del settore da Piacenza a Rimini». Lo annuncia la Regione Emilia-Romagna che prova così a contenere il diffondersi del Coronavirus nel settore della logistica. Dopo il focolaio di fine giugno, esploso nei magazzini bolognesi dell’azienda di logistica Bartolini e poi estesosi nel centro di accoglienza migranti della città, ora il Covid-19 fa la sua comparsa in un altro magazzino, sempre a Bologna. Questa volta si tratta della Tnt Express, altro nome di punta di un settore che in questi mesi non si è mai fermato.
«Abbiamo pensato che bisognasse intervenire con decisione, e quindi lunedì emaneremo una ordinanza che renderà obbligatorio lo screening sierologico per tutte le aziende della logistica. Si tratta di quasi 70mila lavoratori in Emilia-Romagna. Lo faremo perché deve essere assolutamente circoscritto questo ambito». A dirlo ieri mattina l’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini. Un cambio di passo rispetto ai rassicuranti comunicati delle ultime due settimane, quando cioè i Si Cobas avevano già da tempo lanciato allarmi su allarmi, richiesto incontri urgenti con le istituzioni e scioperato più volte, ma ancora non si andava oltre alle raccomandazioni.
Rispetto alla vicenda Bartolini questa volta l’Ausl è intervenuta in maniera tempestiva, ha subito chiuso il magazzino della Tnt per sanificarlo e ha effettuato tamponi a tappeto. In totale sono 43 i facchini risultati positivi. Ovviamente non si tratta di dipendenti diretti ma di lavoratori di una coop in appalto, come succede di regola nel settore. Martedì dovrebbero invece essere eseguito i tamponi per gli 80 autisti, anche loro esterni. Nel frattempo alla Bartolini i positivi sono saliti a 158, ma si tratta di un focolaio sotto controllo. «Il nostro problema non è solo quello di fare i test – spiega Tiziano Loreti del coordinamento bolognese di Si Cobas – Quello che vogliamo capire è il motivo per cui nei magazzini si scoprono focolai da Coronavirus. Un’idea ce l’abbiamo: sono le modalità di lavoro, i facchini che vengono ammassati gli uni sugli altri, le temperature altissime nei capannoni che costringono le persone ad abbassare la mascherina per respirare. Bisogna dire basta allo sfruttamento».
In realtà non c’è solo il mondo della logistica ad essere sotto osservazione. Anche il distretto delle carni della vicina Modena, con i suoi macelli e la sua miriade di appalti e subappalti che danno lavoro a più di 1500 persone, potrebbe essere terreno fertile per la diffusione del virus. La Cgil locale stima per ora la diffusione del virus in «qualche decina di casi sparsi». Un mini focolaio è stato individuato in un’azienda a conduzione familiare, la Maccafferri di Castelnuovo Rangone. Su 30 tamponi effettuati sono risultati 6 i lavoratori positivi. A loro bisogna aggiungere almeno 5 familiari, ma i numeri non sono ancora definitivi. «La situazione della logistica potrebbe anche non essere un caso isolato – dice il segretario regionale della Cgil Luigi Giove – Sarebbe importante e decisivo non solo indagare le condizioni di lavoro ma anche le condizioni di vita di queste persone».
Insomma, non è detto che il virus si propaghi solo nei magazzini. «I lavoratori del settore carni, così come i facchini, sono quasi sempre extracomunitari, con stipendi bassi e per questo costretti a vivere ammassati in piccoli appartamenti – dice Stefano Franciosi, segretario regionale della Flai-Cgil – Parliamo di persone che vanno al lavoro in cinque in auto per risparmiare e che non si possono permettere di stare a casa non pagati nell’intervallo di più giorni che intercorre tra il test sierologico e il tampone. Probabilmente tenterebbero di sfuggire ai controlli per paura di perdere giorni di salario. Eventuali test di massa dovranno essere imposti con intelligenza garantendo una copertura economica a tutti loro». La Regione fa sapere di stare lavorando per accorciare i tempi dei tamponi, per il resto è il Governo a doversi attivare.
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