Fiducia solo nella sorella Meloni, un partito famiglia
Politica

Fiducia solo nella sorella Meloni, un partito famiglia

Destra Arianna Meloni al vertice di Fratelli d'Italia. La presidente ha formalizzato l’incarico
Pubblicato circa un anno faEdizione del 25 agosto 2023

«Sono solo una precaria della Regione Lazio», diceva di se stessa Arianna Meloni, sorella maggiore della leader di Fratelli d’Italia dopo la vittoria nelle elezioni politiche. Da allora ha trovato lavoro, anzi ne ha trovati due o tre e oggi la premier non potrebbe più insorgere – come fece dopo la nota vignetta del Fatto che disegnava Arianna a letto con un africano – definendola «una persona che non ricopre incarichi pubblici».

Da qualche settimana la sorellona fa parte del cda della Fondazione An, cassaforte di Fdi con dentro circa 56 milioni, soprattutto in beni immobiliari. Sempre da quest’estate si occupava, fino a ieri informalmente, di un settore nevralgico come il tesseramento. Col blitz di due giorni fa la presidente ha formalizzato l’incarico aggiungendo all’elenco il ruolo anche più essenziale di responsabile politica della segreteria.

L’ascesa di Arianna Meloni, sorella del capo e moglie di un pezzo da novanta del partito come il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, non è in realtà una sorpresa assoluta. Il rapporto tra le due sorelle è sempre stato strettissimo: «Siamo simbiotiche», informava Arianna all’indomani della vittoria elettorale. Già nella notte del trionfo prefigurava quasi il suo ruolo futuro, citando un autore adorato da entrambe come Tolkien: «Ti accompagnerò sul Monte Fato a gettare quell’anello nel fuoco, come Sam con Frodo». Sam, si sa, è il fedelissimo scudiero e compagno di Frodo nel Signore degli anelli e proprio di questo ha bisogno oggi la premier: di affidare il partito a qualcuno in cui riponga fiducia totale. Chi meglio di sua sorella?

La gestione del partito, dopo l’ascesa della leader a Chigi, era un nodo da sciogliere rimasto in sospeso. Meloni è una che delega pochissimo e tende a controllare tutto di persona. Per il partito ci voleva dunque una persona di assoluta fiducia. La prima scelta sembrava dover ricadere su Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione , ma le intemperanze verbali del prescelto, soprattutto dopo il caso Delmastro, lo hanno escluso dalla lizza. Lollobrigida, «di famiglia» e dunque considerato affidabile a priori, è già ministro. Patrizia Scurti, la segretaria particolare che per la presidente è come un alter ego, sarebbe stata perfetta ma Giorgia preferisce averla con sé a palazzo Chigi. L’eventualità che, per mantenere saldamente le redini del partito, la premier mettesse in campo la sorella «simbiotica» era quindi nell’aria già da tempo.

Il blitz manda fuori dai gangheri la corrente di Fabio Rampelli, quei “gabbiani” dai quali proviene la premier stessa che però li ha abbandonati e defenestrati. Massimo Milani, il rampelliano già alla guida della Federazione romana ma sostituito d’autorità con Donzelli dalla leader, invoca il congresso «tema che sembra sparito dall’orizzonte mentre servirebbe proprio un momento di confronto». Ma un congresso è oggi quanto di più distante dalle intenzioni di Giorgia Meloni.

La persona alla quale affidare FdI ce l’ha già, si chiama come lei e non è affatto escluso che dalle prossime elezioni europee entri a pieno titolo in politica. La sua candidatura, oltretutto, permetterebbe di convogliare sul nome Meloni una quantità di voti senza esporre Giorgia alla figuraccia di candidarsi per finta. Potrebbe essere necessario, soprattutto se Salvini riuscirà a mettere in campo un acchiappavoti come il celeberrimo generale Vannacci. L’autore del peggior best seller della storia sembrava avesse deciso di partecipare alla festa di Affari italiani, con Salvini e Tajani. Pare ci abbia ripensato ma che sia sempre più tentato dall’accettare una delle candidature che gli sono state offerte è evidente.

Con lo stesso criterio che ha premiato Arianna, la premier ha deciso di affidare la comunicazione del governo a un altro fedelissimo, il sottosegretario Fazzolari che sostituirà Mario Sechi, in direzione d’uscita per approdare alla direzione di Libero. A gestire la comunicazione dei Tricolori è subentrato da poco Andrea Moi, e nel quadro delle novità è stato anche creato il dipartimento immigrazione affidato a Sara Kelany, padre egiziano, madre italiano. Ma va da sé che l’ultima parola spetterà comunque a Fazzolari. Cioè a Giorgia.

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