Michele Lucchese (da Michelangelo), “Sogno”, part., 1540-’45, bulino   La letteratura artistica cinquecentesca ha condannato in diverse occasioni gli artisti che utilizzavano le incisioni come appoggio all’invenzione. Lomazzo e Armenini rimproveravano l’uso di idee altrui che generava «confusione degl’animi nostri». Il rischio era quello di indebolire l’ingegno limitando l’esercizio creativo, invaghendosi dei «trattolini troppo minuti» di qualcun altro; finendo per ridursi a imitatori o, peggio, a semplici coloristi. La polemica si poneva sulla scia del dibattito teorico sul ruolo intellettuale dell’artista, in fondo nobilitato da poco, e per forza delle clamorose invenzioni della maniera moderna. Da qua la reticenza; il...