Facciamo il gioco del mercato
Oggi mi raccontate il gioco che avete iniziato a fare da qualche tempo alla ricreazione dopo aver mangiato la merenda?
«E’ il gioco del mercato». «Perché noi prima abbiamo fatto le cose che bisognava vendere, che ogni negoziante voleva vendere, per esempio dei pesci se eri un pescivendolo oppure delle auto se volevi essere il venditore di auto…. Poi se passava un compratore e voleva…. E voleva comperare un pesce o l’auto o tutti e due, lui poteva acquistarla e il venditore poteva vendere…» «Noi però abbiamo dovuto fare anche le monete. Per esempio io ho fatto molti euro da 500, delle banconote che hanno più valore. Perché noi in matematica abbiamo studiato anche gli euro, anche se io li conoscevo già». «Però uno poteva essere sia giocatore compratore sia giocatore venditore, invece alcuni maschi non volevano. Dicevano: O tu sei venditrice o sei compratrice. Invece non è vero, uno può essere tutti e due». «Io per esempio ero un venditore di…. Insomma, avevo un ristorante insieme a M. e a C e noi vendevamo il mangiare. Se uno aveva i soldi veniva nel nostro ristorante e ordinava e noi gli disegnavamo il pollo o il pesce che aveva richiesto di mangiare e poi glielo portavamo. Però dopo anche loro dovevano pagare per quello che avevano mangiato». «Non mangiavano la carta, facevano finta di mangiare».
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Javier Zamora, storia di una infanzia migranteQuesto gioco vi è piaciuto molto, mi pare, mi dite perché?
«Sì, a me è piaciuto molto e penso che lo rifaremo ancora molte volte quando piove e non si può andare in cortile a correre perché è un gioco divertente». «Secondo me a me piace molto e anche ai miei amici perché il mercato è un gioco da grandi, non da piccoli. Infatti bisogna usare anche i soldi. Anche se non sono soldi veri ma disegnati da noi, ci vogliono ugualmente. E se ci vogliono i soldi vuol dire che è un gioco da grandi». «A me piace perché mi è sempre piaciuto fare degli scambi». «Mi piace perché ti fa sentire grande, questo gioco. Perché anche i grandi lo fanno con i soldi veri. Infatti abbiamo fatto anche la banca dove si stampano… anzi, si disegnano i soldi veri e io con il colore oro ho fatto anche il lingotto che un lingotto vale tantissime banconote di euro». «Io sono andata a mangiare al ristorante e si mangiava bene, anche se si faceva solo finta di mangiare. il cameriere è venuto da me con il menu che hanno preparato: vicino a ogni prezzo c’era il cibo che aveva preparato e se voleva ne portava uno o due a seconda delle miscele». «Io ho fatto il benzinaio che faceva finta di dare la benzina nelle auto».
«A me questo gioco è piaciuto perché era diverso dai politiche facciamo sempre e dopo bisticciamo. Invece qui ognuno si poteva fare i soldi e i lavori che voleva e dopo poteva lavorare e giocare e insomma siamo andati tutti d’accordo per molti giorni». «Io delle volte, appena finivano di studiare delle cose di scuola, mi affrettavo per disegnare degli altri soldi o delle altre cose da vendere. La mia specialità erano la frutta. Nel mio negozio, che era su quel banco, ho messo disegni di banane, mele, pesche e tutti i frutti che mi venivano in mente e ci sono stati molti che sono venuti a comperare la frutta da me. Allora, dopo, mi è venuto in mente di fare anche l’insalata e le verdure, i piselli, i pomodori ed è venuta ancora più gente». «Io avevo già fatto un mercatino al mare con delle mie amiche, però vendevano delle cose vere, non disegnate. Tipo delle collanine, dei pettini di plastica, dei poster…. Invece qui è la prima volta che ho giocato al mercato con le figure».
«Per me imparare a vendere non è difficile: basta solo fare quello che vuoi vendere, disegnarlo, ma disegnarlo bene, che gli altri capiscono cosa è che stai vendendo, poi ci metti di fianco il prezzo e il gioco è già fatto. Dopo devi solo aspettare che arrivi qualcuno a comperarti della roba. Se invece sei stanco di stare ad aspettare, chiudi il tuo negozio e vai tu a fare la spesa negli altri negozi. Però devi avere sempre dei soldi, delle banconote, perché senza euro nessuno ti dà niente, non puoi portarti con te nessun disegno». «A me questo gioco piace perché le cose finte sembrano vere, non solo robe disegnate, ma vere. Poi se le compri i disegni diventano tuoi».
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