Lavoro

Ex Ilva, oggi sciopero e corteo: «Ci conquisteremo un futuro»

Ex Ilva, oggi sciopero e corteo: «Ci conquisteremo un futuro»Un lavoratore di Acciaierie d’Italia protesta contro la dismissione del gruppo siderurgico – Foto Ap

Vertenza Senza Fine I lavoratori di Acciaierie d’Italia a Roma per contestare governo e Arcelor Mittal. I sindcati: «È grave che non sia arrivata ancora alcuna convocazione da palazzo Chigi»

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 20 ottobre 2023

Sciopero in tutti gli stabilimenti per 24 ore e manifestazione questa mattina a Roma. Gli oltre 10 mila dipendenti di Acciaierie d’Italia continuano la loro battaglia contro governo e Arcelor Mittal che stanno dismettendo il più grande gruppo siderurgico in Italia, mettendo a repentaglio non solo i posti di lavoro ma anche la sicurezza sul lavoro e l’ambiente, specie a Taranto.
A Roma il corteo organizzato da Fim, Fiom, Uilm e Usb partirà alle ore 10 da piazza dell’Esquilino e si concluderà in piazza Santi Apostoli, dove si terrà il comizio finale.

«A POCHE ORE DALLO SCIOPERO di 24 ore di tutti gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia non abbiamo ricevuto alcuna convocazione per la giornata. Stante la gravità della situazione in cui versa il gruppo riteniamo il confronto indispensabile, visto che i lavoratori in manifestazione a Roma scenderanno in piazza per il lavoro, la salute, la sicurezza ed il futuro dell’ex Ilva», hanno dichiarato ieri sera i segretari generali Roberto Benaglia (Fim Cisl), Michele De Palma (Fiom Cgil) e Rocco Palombella (Uilm).

INIZIALMENTE LA VOLONTÀ dei sindacati era di arrivare a palazzo Chigi, dove comunque la vertenza è arrivata: il ministro Urso è stato commissariato e Giorgia Meloni ha affidato l’intricatissimo dossier al sottosegretario Alfredo Mantovano, anche in quanto pugliese.

«Il governo deve assumersi le sue responsabilità e arrivare ad una soluzione condivisa con le organizzazioni sindacali che consenta il rilancio produttivo del gruppo garantendo l’occupazione dei lavoratori diretti, dell’indotto e dell’Ilva in Amministrazione straordinaria, la sostenibilità ambientale e la continuità dei progetti di decarbonizzazione», sottolineano le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm. Le sigle confederali metalmeccaniche dicono no a «trattative segrete che, come dimostrato dall’ultimo accordo tra azienda e governo del marzo 2020, producono solo cassa integrazione e difficoltà. Chiediamo con forza che si riapra la discussione, continueremo con le iniziative di mobilitazione».

CHE LA SITUAZIONE sia gravissima lo ha confermato anche l’audizione di martedì in parlamento del presidente di Acciaierie d’Italia – nominato dal governo Draghi – Franco Bernabè, boiardo di stato che a 75 anni era stato buttato nell’agone dell’ex Ilva completamente digiuno di siderurgia.

I sindacati fanno rilevare che «Bernabè ha affermato di aver messo il proprio mandato a disposizione del governo, lanciando contestualmente l’allarme sul rischio di fallimento imminente». Ma «nonostante questo – aggiungono – l’amministratore delegato Lucia Morselli (in quota Arcelor Mittal, ndr) dice che va tutto bene grazie ai manager, che questa è la versione migliore dell’Ilva degli ultimi anni, mentre aumenta la cassa integrazione in tutti gli stabilimenti e si arriverà quest’anno a produrre meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio». Per queste ragioni è stato indetto lo sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo. «I lavoratori – concludono le organizzazioni sindacali – vogliono conquistare il loro futuro».
«I LAVORATORI SONO ESASPERATI e vogliono essere convocati da Giorgia Meloni. Deve assumersi la responsabilità di mettere subito fine alla gestione di un soggetto privato che si è dimostrato del tutto inaffidabile e che sta portando gli stabilimenti al declino ed allo spegnimento. Serve subito il controllo dello Stato per rilanciare la produzione con un piano industriale credibile che tuteli occupazione e ambiente», attacca Sasha Colautti dell’Usb.

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