Lavoro

Ex Ilva, il 20 sciopero e sit-in a palazzo Chigi

Ex Ilva, il 20 sciopero e sit-in a palazzo ChigiL'assemblea dei delegati di Acciaierie d'Italia sotto il ministero – Foto LaPresse

Vertenze Infinite Assemblea dei delegati sotto il ministero: Fim, Fiom e Uilm unite contro l’inerzia

Pubblicato circa un anno faEdizione del 10 ottobre 2023

Ventiquattro ore di sciopero in tutto il gruppo per venerdì 20 ottobre e manifestazione nazionale «davanti a palazzo Chigi». Fim, Fiom e Uilm hanno deciso la linea dura contro l’inerzia ormai inaccettabile del governo sull’ex Ilva.

La decisione arriva dall’assemblea nazionale dei delegati del gruppo Acciaierie d’Italia, con i segretari generali Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella, organizzata – con sedie e palco – davanti alla sede del ministero delle Imprese e made in Italy, il cui ministro Adolfo Urso però è stato commissariato nella vertenza, sostituito dal sottosegretario a palazzo Chigi Alfredo Mantovano.

A Taranto – sottolineano i sindacati – la produzione di acciaio viaggia sotto quota 3 milioni di tonnellate, la metà della sua capacità; nel complesso 3 mila lavoratori sono in cassa integrazione, l’indotto «è in stato comatoso». Chiedono di risolvere una volta per tutte la vertenza, garantendo produzione, occupazione e sicurezza. Rilanciando così la siderurgia italiana, considerata strategica, e rimettendo al centro l’intera questione industriale. «Se si vuole dare un futuro all’ex Ilva, salvare migliaia di posti di lavoro e l’ambiente, la scelta obbligata è quella di un immediato cambio di governance e di gestione dell’intero gruppo», con il passaggio della maggioranza in mano pubblica (liberandosi dell’ad in quota Mittal Lucia Morselli), ribadiscono Fim, Fiom e Uilm. Acciaierie d’Italia holding è attualmente detenuta al 38% da Invitalia e al 62% da ArcelorMittal. I sindacati dei metalmeccanici chiedono anche un’audizione alle commissioni parlamentari e l’istituzione di una commissione d’inchiesta che «verifichi eventuali responsabilità» nella gestione dell’azienda. Davanti allo stabilimento di Taranto protestano intanto gli imprenditori dell’indotto che dicono «no all’ipotesi di amministrazione straordinaria» e chiedono il rilancio di una produzione ecocompatibile autorizzata a sei milioni di tonnellate l’anno e la garanzia dei crediti maturati dalle imprese e dai fornitori.

«La responsabilità è di tutti fuorché dei lavoratori. Se non si apre una trattativa con governo, azienda e sindacati, si apre una stagione di scontro», attacca Michele De Palma. «Non bastano soluzioni tampone, lo stato deve dare un segnale inequivocabile ed essere al fianco dei lavoratori», rimarca Palombella. «Il tempo purtroppo non è un fattore neutrale – sottolinea Benaglia – e noi fermi non stiamo finché il governo non ci riconvoca». Al via, dunque, le assemblee negli stabilimenti, iniziative il 16 ottobre davanti alle prefetture di Taranto e Genova, prima dello sciopero del 20 ottobre.

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