Ennesima fumata nera dall’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia. Ieri a Milano la riunione convocata a Milano per decidere del futuro dell’ex Ilva si è aperta e conclusa rapidamente, deliberando solo una nuova convocazione del Cda da tenersi il 28 dicembre.

La giornata convulsa e carica di aspettative si è chiusa con scenari preoccupanti per le sorti dell’acciaieria di Taranto e non solo. Che il clima tra i soci, governo e ArcelorMittal, sia ormai più che rovente lo racconta anche il fatto che i rappresentanti di Invitalia abbiano deciso di disertare la riunione del cda di Acciaierie d’Italia di giovedì.

Finalmente il governo avrebbe preso così le distanze da Mittal visto che la proposta prevedeva un aumento di capitale da 320 milioni – forse nemmeno sufficienti a garantire la prosecuzione della produzione – a cui i soci avrebbero dovuto partecipare in misura proporzionale alle quote, entro il 31 gennaio. Il documento apriva anche all’ipotesi di un nuovo socio.

Difficile però che il 28 si arrivi a una soluzione, dopo mesi di scontri con Mittal che non vuole mettere un euro.

In fibrillazione i sindacati che leggono quest’ultimo slittamento come l’anticamera verso un nuovo Commissariamento dell’ex Ilva con tutte le conseguenze nefaste sull’occupazione, 20mila posti tra diretti e indiretti, oltre che sulla produzione. «Il governo non era a conoscenza del Cda oppure ci ha mentito nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi? Siamo di fronte a una condizione inaudita e vergognosa, conseguenza anche delle mancate scelte chiare e nette del governo nei confronti del socio privato», attacca il leader Uilm Rocco Palombella mentre il segretario generale Fiom Michele De Palma chiede ancora che «lo stato salga in maggioranza per evitare il rischio sempre più concreto che salti tutto, con una assunzione di responsabilità da parte del governo». E al senso di responsabilità si appella anche il leader Fim Roberto Benaglia: «La giornata di oggi spinge Adi verso una situazione drammatica con il rischio concreto di chiusura che per noi è inaccettabile».

Sul fronte politico, il Pd con l’ex ministro Andrea Orlando tende una mano al governo: «L’ex Ilva è sul baratro, non è però il momento delle polemiche: se il governo intende finalmente riprendere in mano la situazione, il Pd è disposto a collaborare per evitare la perdita di un asset essenziale del paese e di migliaia di posti di lavoro».