Le autorità polacche dichiarano di voler far luce su quelli che vede come rapporti sospetti tra deputati del Parlamento europeo e Mosca. Più precisamente, secondo esse, degli eurodeputati si sarebbero lasciati corrompere da Mosca. La dichiarazione è del primo ministro Mateusz Morawiecki, che ha precisato l’intenzione del suo governo di chiarire la questione. Ne parla Europa Today che racconta la vicenda e i particolari della denuncia.

Il premier si è riferito al lavoro svolto dai servizi segreti polacchi i quali avrebbero in mano dei documenti contenenti prove di queste gravi accuse. Secondo i medesimi, alcuni eurodeputati sarebbero stati corrotti da Mosca e convinti a influenzare i lavori del Parlamento. Morawiecki non esita ad affermare che vi sono chiare prove dell’esistenza di una storia di corruzione internazionale e che ben presto il ministro dell’Interno renderà di dominio pubblico il contenuto dei documenti relativi all’accusa.

Essa contribuisce ad accentuare l’impopolarità della Russia a livello di opinione pubblica europea. Gli ingredienti ci sono: l’intervento militare in Ucraina e quindi una guerra che dura da oltre un anno, e queste accuse di corruzione che vanno chiaramente verificate. Per il primo ministro, però, i dubbi sono pochi. Lo stesso si è premurato di chiarire che degli eurodeputati coinvolti in questa faccenda nessuno è di nazionalità polacca.

Primo ministro polacco Mateusz Morawiecki

Come già precisato, si tratta di accuse che vanno accertate; la Russia è impegnata in un conflitto che non può essere visto esclusivamente come scontro armato con l’Ucraina e che fa parlare di “nuova guerra fredda”. Ossia di uno scenario che a febbraio dell’anno scorso il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó diceva di non volere, parlando chiaramente a nome dell’esecutivo da lui rappresentato.

Le ostilità in armi proseguono senza una reale prospettiva di ricomposizione diplomatica, senza un concreto e ragguardevole impegno a livello di comunità internazionale. Ora la Polonia denuncia l’intrigo e avvisa circa i pericoli che starebbe correndo la sofferente “famiglia europea”, tanto più che, secondo Morawiecki, sono molti coloro i quali finiscono nella macchina della propaganda russa e ne divengono spesso ingranaggi, magari inconsapevolmente.

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Sì, siamo di fronte a una nuova contrapposizione “Est-Ovest”, e Varsavia intende dare il suo contributo alla causa “occidentale”. Sente con disagio la vicinanza del gigante russo e non certo da poco tempo. Questo sentimento di inquietudine è diffuso nel paese per motivi storici e ciò ha portato le autorità polacche, negli anni ’90, a cercare l’adesione alla Nato, nel più breve tempo possibile, per una questione di sicurezza. Sarà poi interessante notare che Bruxelles aveva presto riconosciuto alla Polonia un ruolo strategico in termini di Unione europea orientale.

Morawiecki lascia intendere che anche l’opposizione polacca fa il gioco della propaganda russa; il riferimento è alle critiche al governo per i respingimenti al confine con la Bielorussia. Respingimenti considerati violazioni da varie organizzazioni attive nel campo dei diritti umani.

Per il primo ministro di Varsavia i migranti spinti da Minsk verso il confine polacco sono stati strumento di un attacco volto a minare la coesione all’interno dell’Ue e a destabilizzare la Polonia. A suo avviso tutto è avvenuto in modo funzionale all’intervento armato russo in Ucraina per far sì che la Polonia, ad attacco avvenuto, non potesse accettare rifugiati ucraini. Un piano non riuscito, fa notare il premier.

Anche la vicenda dei migranti al confine fra i due stati è la prova di quanto le emergenze umanitarie vengano spesso strumentalizzate o provocate in modo cinico per interessi egemonici. Da questo punto di vista Usa e Nato non offrono un esempio granché edificante: basti pensare alle loro guerre che hanno provocato flussi di profughi. Però si presentano come garanti della pace mondiale.

Infine ci ricolleghiamo all’argomento di fondo di questo scritto per dire che ora aspettiamo elementi più dettagliati sulle presunte “pastette” fra alcuni eurodeputati e Mosca.