Eredità, figli ingrati e quei miliardi che aspettano
Habemus Corpus Eleganza vorrebbe che tutto ciò che ti arriva senza averlo guadagnato con le tue proprie fatiche è un regalo che andrebbe accolto con riconoscenza e senza recriminazioni
Habemus Corpus Eleganza vorrebbe che tutto ciò che ti arriva senza averlo guadagnato con le tue proprie fatiche è un regalo che andrebbe accolto con riconoscenza e senza recriminazioni
Patrimoni mobiliari, immobiliari, eredità, figli grati, figli ingrati. La recente intervista rilasciata da Reinhold Messner al sito «Apotheken Umschau» ha riacceso la luce sui grattacapi di chi ha beni da lasciare dopo la morte. Il celebre scalatore si è detto pentito di aver già distribuito il suo patrimonio fra i quattro figli che lo hanno deluso. Da lì in poi si è assistito alla raccolta di pareri di esperti con svariati consigli, dallo «Spendete tutto e godetevelo» dell’avvocata Anna Maria Berardini De Pace, alle valutazioni di notai che suggeriscono di pensare per tempo a tutte le opzioni per evitare annose e costose cause legali fra gli eredi.
Premesso che chi non possiede nulla non ha simili problemi, e non lo dico come opzione augurabile perché il denaro, in un sistema come il nostro, fa la differenza, i soldi sono la causa principale di liti più o meno feroci tra fratelli, figurarsi se entrano in ballo fratellastri, zii, cugini, seconde e terze mogli, badanti. Sulle eredità litigano sia quelli che hanno tanto che quelli che hanno poco, ci si può accapigliare su una casa al mare come su un canterano in massello di noce.
Eleganza vorrebbe che tutto ciò che ti arriva senza averlo guadagnato con le tue proprie fatiche è un regalo che andrebbe accolto con riconoscenza e senza recriminazioni tipo «Ma a lui hai lasciato la villa e a me solo l’appartamento». I confronti su come sono distribuite le eredità svelano a volte buoni rapporti, altre gelosie mai sopite, invidie mai dette, rancori mai sotterrati, ingordigie, tutti fenomeni ascrivibili al «Non detto» che affligge la culla dell’amore, ma anche dei peggiori dispetti, e cioè la famiglia.
Soprattutto, il conto di certe eredità dice che viviamo in un sistema perverso.
Secondo le cronache di economia e finanza nei prossimi vent’anni oltre mille miliardari, essendo nati prima del 1964, dovranno scegliere a chi e come trasferire i loro 5.200 miliardi. Secondo la banca svizzera Ubs in Italia ci sono 56 miliardari. La loro età media è di 67 anni. Nei prossimi 20/30 anni cambieranno proprietario i loro patrimoni, ovvero 23,1 miliardi di euro.
Facciamo un rapido calcolo comparativo. Per fare un esempio, in Italia, un insegnante di scuola media di primo grado percepisce, appena assunto, 22mila euro lordi l’anno. Per arrivare a un milione ci impiega più di 45 anni, per arrivare a un miliardo gli servirebbero 450 anni. Pur considerando il merito, la bravura, la capacità di iniziativa, di impresa, la fortuna, l’intraprendenza, è un divario mostruoso che diventa odioso laddove gli ultra ricchi vivono in un Paese di poveri o derelitti.
Intanto, leggiamo o ascoltiamo curiosi le non nobili liti ereditarie che non riguardano soltanto i più noti, ma anche il vicino di casa. Un negoziante del quartiere in cui vivo mi ha raccontato che il suo palazzo era posseduto da un anziano senza figli. Appena rimase vedovo, l’unico nipote cominciò a fargli visita spesso. Il balletto di accerchiamento era evidente anche allo zio che, senza dirgli nulla, sposò la sua giovane badante filippina che ereditò quasi tutto mentre al nipote restò solo un appartamento in periferia.
Poi ci sono famiglie che, pur di non litigare, espellono il componente disturbante. È il caso di un’amica che, d’accordo con fratelli e sorelle, alla morte dei genitori ha deciso di liquidare con generosa somma una sorella famelica e ha rotto ogni rapporto con lei. Oggi, se proprio la devono nominare, la chiamano solo «La Stronza».
mariangela.mianiti@gmail.com
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