Erdogan usa i rifugiati siriani per mettere all’angolo Merkel
Germania/Turchia Incontro a Ankara. Critiche sui diritti umani violati ma la Ue ha bisogno del «sultano»: la cancelleria conferma i 6 miliardi di euro, il presidente parla solo di visti e estradizioni
Germania/Turchia Incontro a Ankara. Critiche sui diritti umani violati ma la Ue ha bisogno del «sultano»: la cancelleria conferma i 6 miliardi di euro, il presidente parla solo di visti e estradizioni
Ieri ad Ankara la cancelliera Angela Merkel e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan hanno messo sul tavolo molte questioni che arroventano i rapporti tra i due paesi.
Per Merkel in agenda anche incontri con il primo ministro Yildirim e il leader del partito d’opposizione Kilicdaroglu. La cancelliera vorrebbe incontrare anche il parlamentare Hdp Idris Baluken, da poco scarcerato.
Merkel ha voluto sottolineare di fronte ad Erdogan l’importanza dei media in un paese che si descrive come appena sopravvissuto ad un tentato golpe e che si avvicina ad un importante referendum sulla costituzione.
«È fondamentale che la libertà di opinione venga tutelata, abbiamo a lungo discusso di libertà di stampa», ha dichiarato Merkel durante la conferenza stampa congiunta. «Le opposizioni sono parte della democrazia».
Erdogan ha invece sollevato la questione dell’estradizione richiesta dalla Turchia nei confronti di circa 40 militari, accusati di complicità nel tentato golpe e che hanno riparato in Germania, dove hanno chiesto asilo politico timorosi che la Turchia non garantisca loro un equo processo.
Merkel ha ribattuto che l’estradizione è di competenza dei tribunali tedeschi, la cui imparzialità non può essere intaccata dalla politica, e che prove sostanziali devono essere inoltrare perché la domanda di estradizione venga considerata.
Altro caso scottante per le relazioni bilaterali turco-tedesche è la figura di Can Dundar, ex direttore del quotidiano Cuhmuriyet, rifugiatosi in Germania per sfuggire ai mandati di cattura che le autorità turche gli hanno spiccato contro. Dundar è stato insignito di diversi premi giornalistici internazionali e ha incontrato personalmente molti ufficiali tedeschi di spicco, incluso il presidente della Germania.
Poco prima della visita, alla Merkel è stata inoltrata una lettera dal Comitato per la Protezione dei giornalisti (Cpj), firmata dal direttore esecutivo Joel Simon, dove viene sottolineata la drammaticità delle condizioni della stampa nel paese, dove la repressione operata dal governo nei confronti di giornalisti e operatori è «senza precedenti per vastità ed obiettivi» nonché una minaccia per la stabilità del paese.
Ma tema scottante resta l’accordo tra Unione Europea e Turchia sulla gestione del flusso di migranti. Merkel ha espresso il desiderio che la Turchia continui a contribuire ad un accordo che, dice, ha avuto successo nel ridurre il numero di arrivi in Europa: «La questione migratoria è fondamentale sia per la Turchia che per l’Europa e la Germania», aggiungendo che l’accordo risponderebbe a interessi reciproci.
Erdogan e molti altri rappresentanti di alto livello della Turchia minacciano da mesi e su ogni questione il possibile ritiro della Turchia dall’accordo, spalancando le porte dell’Europa ai rifugiati, senza che ci sia alcuna certezza sul fatto che milioni di persone ormai stabilitesi in Turchia vogliano riprendere il viaggio, se non quelle costrette da anni nei campi e che si stimano in circa 250mila.
A far infuriare la Turchia, sia la mancata estradizione dei soldati turchi in Germania e Grecia che la mancata liberalizzazione del visto per i cittadini turchi che viaggiano in Europa.
Merkel ha rinnovato la volontà europea di trovare un accordo, ma la trattativa continua ad essere bloccata dal rifiuto della Turchia di adattare le proprie norme antiterrorismo agli standard dell’Unione.
La cancelliera ha anche voluto sottolineare come «il sostegno finanziario alla Turchia per la gestione dei migranti che l’Unione ha promesso deve fluire costantemente. Sono già stati dati 2,2 miliardi di euro. A patto ovviamente che vadano a finanziare progetti concreti», mentre altri 3 miliardi sono pronti al trasferimento.
L’interesse nel mantenimento dell’accordo sembra essere molto più forte da parte europea. «Lei [Merkel] non può sopravvivere ad un’altra crisi dei rifugiati», dice Gerald Knaus, presidente del think-tank European Stability Initiative, tra coloro che sono di fatto gli ideatori stessi dell’accordo.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento