Emma Goldman, l’inaggirabile esperienza politica di una rivoluzionaria
SAGGI «Vivendo la mia vita», per le edizioni I Quaderni di Paola il primo tomo dell'autobiografia della filosofa e anarchica
SAGGI «Vivendo la mia vita», per le edizioni I Quaderni di Paola il primo tomo dell'autobiografia della filosofa e anarchica
Ci sono fulmini di intelligenza e bellezza che attraversano e oltrepassano tempi e continenti. Uno lo si può chiaramente vedere percorrendo il pensiero e la vita di Emma Goldman. È un fulmine che ha la stessa densità ideale e libertaria dei lampi di luce del pensiero e della vita di rivoluzionarie come Mary Wollstonecraft, Louise Michel, Voltairine De Cleyre, He-Yin Zhen, Rosa Luxemburg.
Emma Goldman (1869 – 1940) è ormai un mito che scavalca i confini del movimento anarchico storico, un mito che ha contaminato il movimento femminista storico e quello transfemminista contemporaneo, ma che ha dato indicazioni anche a quella visione intersezionale, delle lotte planetarie contemporanee, che vuole tenere assieme le multiformi sfaccettature della ribellione: esistenziale, ecologica, di classe, di genere, di transgenere, e riflette su temi come l’anticapitalismo, l’ateismo, l’antimilitarismo, il libero amore, l’internazionalismo e l’abolizione del carcere.
HANNO FATTO BENISSIMO quindi le attiviste delle edizioni I Quaderni di Paola (dedicati a Paola Mazzaroli, anarchica del Germinal di Trieste) a pubblicare Vivendo la mia vita, 1889-1899 (a cura di Selva Varengo, traduzione di Luisa Dell’Acqua, pp. 348, euro 16) e a programmare per il 2024 la stampa degli altri tre volumi dell’autobiografia. Nata da una famiglia di origine ebraica a Kaunas, in Lituania, allora provincia dell’impero russo, vive intensamente l’epoca d’oro del movimento libertario a cavallo fra il XIX e il XX secolo, fondando nel 1906 la rivista Mother Earth. Giovanissima, negli Usa si avvicina al movimento operaio con la campagna politica seguita alle vicende dei Martiri di Haymarket, di Chicago. A partire da questo episodio in particolare, aderisce con estrema determinazione agli ideali anarchici e alla causa della classe operaia. Per le sue eccezionali capacità oratorie e di scrittura, e per le sue battaglie, si guadagna la fama di donna «più pericolosa» d’America, nell’opinione pubblica il suo soprannome è Emma the red, «Emma la rossa». Questo primo volume dell’autobiografia racconta anche le relazioni con i compagni rivoluzionari e gli incontri con personaggi di spicco del movimento o della cultura del tempo.
Nelle pieghe dei rapporti con gli uomini, e con militanti come Voltairine De Cleyre, si costruisce la sua coscienza femminista, dunque criticando severamente quel femminismo riformista che non combatteva, assieme alla cultura patriarcale, anche tutte le forme di dominio, sfruttamento e gerarchia. Politicamente fu influenzata da pensatori radicali di diversa impostazione, come Mikhail Bakunin, Henry David Thoreau, Peter Kropotkin, Ralph Waldo Emerson, Nikolaj Cernyševskij, ma anche da Friedrich Nietzsche, di cui Goldman dà una lettura «desiderante»: «Nietzsche non era un teorico sociale, ma un poeta, un ribelle e un innovatore», interpretazione deleuziana prima di Deleuze, per così dire, che la accomuna a quella che Lou von Salomé fa nel suo Nietzsche.
D’ALTRONDE una delle frasi più citate di Goldman è «se non posso ballare, non è la mia rivoluzione», che ricorda il Nietzsche di «non potrei credere se non in un Dio che sapesse danzare». Purtroppo molti che citano la frase di Goldman dimenticano che oltre al ballo c’è anche molto altro da fare e creare. Per conoscere il pensiero e le lotte di Emma Goldman sono imperdibili le raccolte di saggi La libertà o niente (Elèuthera), Femminismo e anarchia (BFS); La sconfitta della rivoluzione russa e le sue cause (La Salamandra).
Sulla vita di pensiero e azione di Emma Goldman meritano segnalazione i saggi di Bruna Bianchi e quelli di Max Leroy (Emma la rossa, Elèuthera). Senza dimenticare le importanti pagine che la filosofa Chiara Bottici le ha dedicato nel suo recente Nessuna sottomissione. Il femminismo come critica dell’ordine sociale (Laterza). Bottici critica chi pensa a Goldman come a un mito dimenticando o minimizzando così l’assoluta importanza del suo contributo teorico, scrive: «nessuno dei suoi precursori intellettuali è in grado di offuscare l’originalità delle sue prospettive». Ben tornata Emma the red!
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