Ellison Sady Doyle, modi per trasformare il corpo spezzato
Graphic Novel L’autore queer newyorkese racconta «MAW», edito da Tlon, body horror contro il patriarcato. La collaborazione col disegnatore Al Kaplan, le fonti, gli effetti del trauma, l’America trumpiana e il #MeToo
Graphic Novel L’autore queer newyorkese racconta «MAW», edito da Tlon, body horror contro il patriarcato. La collaborazione col disegnatore Al Kaplan, le fonti, gli effetti del trauma, l’America trumpiana e il #MeToo
Regola aurea del patriarcato: identificare la normalità con il credo del maschio bianco cisgender, tacciando tutto il resto di «anormalità». Non sorprende, quindi, che fin dalla nascita del genere tutte le narrazioni tra tabù, identità sessuale e mutazioni abbiano trovato terreno fertile nella catarsi dell’horror. Ed è proprio questo il genere scelto da Jude Ellison Sady Doyle per bastonare un patriarcato in sofferenza, ma sempre in grado di abbattersi sulle istanze gender fluid con colpi di coda velenosi. Dopo il saggio del 2021 Il mostruoso femminile, rilettura di provocazioni dark dalla Tiamat delle leggende sumere, a L’Esorcista di Friedkin, fino a Giovani Streghe, ora l’autore e attivista queer di Upstate New York ritorna con un volume che rilegge le sue tesi attraverso il linguaggio impattante del comic book, MAW.
LE «FAUCI» del titolo sono quelle della protagonista Marion, vittima di abusi che a causa di questi ultimi diventa letteralmente un mostro. Spiega Doyle: «Il potere dello storytelling sta nel legame emotivo che instauri con i personaggi, la possibilità di vivere nella loro pelle. Avrei potuto chiarire la mia posizione con un pezzo giornalistico. Ma con MAW, volevo offrire al lettore la possibilità di abitare il corpo della protagonista, un esercizio più istruttivo di ogni argomentazione. E poi, il fumetto offre immagini potenti e licenze soprannaturali in grado di aumentare il potenziale di ogni storia». Nel passato della protagonista, prima della trama raccontata nei quattro capitoli del fumetto, c’è una violenza: sarà proprio in conseguenza di questa che Marion diventerà una creatura ispirata a Jung, Cronenberg e il «body horror» di tanti manga ben risolti. «Ogni trauma, in un certo senso, è una lesione fisica, distrugge il sistema nervoso e danneggia tutto il corpo», continua l’autore. «Ma spesso, il danno più persistente di uno stupro è la sensazione che il fisico non ti appartenga più, che fondamentalmente non puoi più controllarlo. Perciò, ho voluto che Marion iniziasse a disintegrarsi psicologicamente e fisicamente».
NELLE 128 PAGINE della miniserie Boom! Studios raccolta in volume da Tlon editore, la degradazione fisica e mentale di Marion segue un copione che ricorda il cinema di Ari Aster e i fumetti di Junji Ito. Accostamenti lusinghieri, frutto però di un’affinità casuale: «In realtà, quando ho cominciato a lavorare a MAW non conoscevo né Midsommar, né Junji Ito. Il che è buffo, perché da allora mi sono appassionato a entrambi, soprattutto a Ito, di cui ho un sacco di lavori impilati sulla scrivania. Le analogie con Midsommar dipendono dal fatto che sia quest’ultimo, sia MAW prendono ispirazione dall’horror del 1973 The Wicker Man. Tra i fumetti, vorrei citare Black Hole di Burns, con i suoi nessi tra malattie sessualmente trasmissibili e mutazioni. Mi era stato di ispirazione per scrivere di gravidanza in chiave body horror, ma poi ho avuto questa visione di una donna che dà alla luce dei mostri».
A disegnare lo script di Jude Ellison Sady Doyle è stato Al Kaplan, già autore del primo personaggio trans di Dc Comics, Circuit Breaker, nonché specialista di tematiche queer in salsa horror e Sci-Fi. «Tra noi due, Al Kaplan è il fumettista di mestiere. Aveva già scritto e disegnato il suo fumetto indipendente, Full-Spectrum Therapy». Forte dell’esperienza maturata su questo fumetto tra fantascienza, boys’ love e tematiche razziali, il disegnatore ha dato una spinta fondamentale al progetto.
La Corte Suprema è un incubo senza scampo. Nel primo capitolo c’è una battuta sulla legge Roe v. Wade sul diritto all’aborto, quando il fumetto è uscito ormai era realtàEllison Sady Doyle«MAW era la mia sceneggiatura d’esordio, e Kaplan l’ha migliorata parecchio. È molto attento, in particolare al modo in cui ritrarre i corpi delle persone, e mi ha fatto ragionare su scene che avrebbero potuto dimostrarsi oggettivanti o compiaciute del dolore delle donne. Mi ha aiutato a essere attento e consapevole delle mie scelte e credo che questo permetta al nostro fumetto di toccare tutti i punti più importanti».
COME TUTTI I LAVORI dal forte connotato politico, l’horror di Doyle e Kaplan ha diviso il pubblico. «Alcune persone sono state disgustate dal primo numero perché troppo oscuro, estremo, arrabbiato. Ma gli altri l’hanno amato molto, a volte scrivendomi storie molto belle e personali. Una reazione di cui mi sono sentito onorato. Soffrire in solitudine è uno dei lutti peggiori che una persona possa provare. L’arte mi ha fatto sentire meno solo, quindi se riesco ad aiutare qualcuno in questo senso non mi limito a occupare spazio, ma faccio qualcosa di importante». MAW pone l’accento anche sullo Zeitgeist attuale degli Stati uniti, apparentemente pronti a una controriforma preoccupante per chi ha guardato con favore al #MeToo. «È stato un movimento che ha rivelato quanto siano diffusi abusi e molestie sessuali, ma invece di esserne scioccati, molti sembrano aver pensato “lo fanno tutti, quindi non è un problema”. In un mondo di persone rese insensibili ad arte, prestare attenzione a specifici casi di violenza sessuale è più complicato. Inoltre, oggi molte persone socialmente influenti minacciate dal #MeToo cercano un precedente legale per zittire gli accusatori: penso a Johnny Depp o Marilyn Manson, che hanno intentato causa di diffamazione alle loro vittime semplicemente per aver denunciato fatti dimostrati come veri». Sullo sfondo, il fantasma più buio: un possibile secondo mandato di «The Donald».
«La Corte Suprema è un incubo senza scampo. Nel primo capitolo di MAW c’è una battuta sulla legge Roe v. Wade sul diritto all’aborto. L’ho scritta prima che la Corte ribaltasse la sentenza, ma quando il fumetto è uscito ormai era realtà. Il sistema legale degli Usa ha sempre osteggiato le vittime di abusi, ma temo che l’era Trump abbia normalizzato le violenze ancor più che in precedenza. È una situazione tetra». Come genere, l’horror a fumetti sarà pure catartico, ma per scacciare i mostri veri ci vuole anche altro.
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