E arrivò il Regolamento Autorizzatorio Afferente
Habemus Corpus Perché, invece di scrivere «Il presente regolamento disciplina il processo semplificato afferente il rilascio di concessioni» non si dice, per esempio, «Nuovo regolamento per installare i dehors»?
Habemus Corpus Perché, invece di scrivere «Il presente regolamento disciplina il processo semplificato afferente il rilascio di concessioni» non si dice, per esempio, «Nuovo regolamento per installare i dehors»?
«Il presente regolamento disciplina il processo semplificato afferente il rilascio di concessioni per le occupazioni di suolo pubblico e di aree private di interesse pubblico sulle quali insiste una servitù di passaggio con strutture leggere prontamente amovibili, con strutture semirigide amovibili e con dehors».
Se, nella mia non breve esperienza di studentessa, giornalista e scrittrice, avessi vergato una frase come la suddetta, i miei professori, direttori ed editori mi avrebbero strappato il foglio sul naso dicendo: «Signorina, non si capisce niente. Torni a settembre. O cambi mestiere».
Quella frase là è l’incipit dell’articolo 1 del Regolamento con cui il Comune di Milano detta le nuove regole per i dehors di bar e ristoranti, dopo il «liberi tutti» concesso causa Covid. Da alcuni mesi, nella città meneghina si assiste a uno smantellamento di svariati manufatti non più adeguati alle nuove norme. Lo sa bene anche il baretto che ho sotto casa che è stato costretto a smontare i suoi tre tavolini perché gli mancavano cinquanta centimetri per arrivare al nuovo standard.
Non sto a raccontarvi la via crucis di quel povero barista per ottenere un cenno di assenso, o dissenso, a un rinnovato progetto, presentato oltre un anno fa, seguito da infinite email senza risposta, mentre i clienti orfani del dehors ogni giorno domandavano «A che punto è la pratica?». Quando il sì è arrivato, aggiungeva che però bisognava aspettare il parere della viabilità, e quindi il barista è ancora lì appeso a un responso che non si sa se e quando giungerà, e gli andrà bene se potrà assemblare il tutto a settembre, perché questa è la burocrazia italiana, anche nella grande Milano, e il barista, che è nato in Calabria, ogni tanto si sfoga e mi dice: «Ma guarda te se devo penare così per avere una risposta quando sono venuto via da laggiù per non sottostare a certe storture».
Non entro nel merito del muro di gomma amministrativo, ma di quello linguistico. Perché, quando si scrive una regola, bisogna intorcinare le parole, e quindi i concetti? Perché, invece di scrivere «Il presente regolamento disciplina il processo semplificato afferente il rilascio di concessioni» non si dice, per esempio, «Nuovo regolamento per installare i dehors»? Afferente forse sembra più italico? E perché se il processo è semplificato se ne complica la comprensione?
Spulciando a caso i 19 articoli del Regolamento sulle Occupazioni di Suolo Pubblico Temporanee Leggere del Comune di Milano, l’occhio cade sul numero 13 che inizia dicendo: «Nell’ottica di ottimizzare l’efficacia del processo concessorio disciplinato del presente regolamento in una logica di sussidiarietà orizzontale, i Municipi ed i Distretti Urbani del Commercio istituiti, quali immediati sensori delle esigenze del territorio, sono chiamati ad un ruolo di facilitazione e proficua mediazione degli interessi pubblici e privati coinvolti nel sistema autorizzatorio delle occupazioni di suolo pubblico con strutture leggere prontamente rimovibili e con strutture semirigide amovibili». Sarebbe stato troppo facile dire: «Per rendere più efficace l’applicazione di questo regolamento, i Municipi e i Distretti Urbani del commercio, che conoscono da vicino il territorio, sono tenuti a mediare fra gli interessi pubblici e quelli privati».
Tralascio le ripetizioni di concetti, la punteggiatura ostile, la ridondanza delle perifrasi. Mi sollecitano afferenti dolenze. E intanto penso che nel paese di Dante e Gadda e Carmelo Bene e Nanni Balestrini il linguaggio amministrativo parla ancora come un ostile, autorizzatorio Azzeccagarbugli.
mariangela.mianiti@gmail.com
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