Due o tre cose per mettere vasi sui vostri balconi
La stragrande maggioranza delle persone vive in conglomerati urbani in edifici a più piani, dove avere un balcone è l’unica risorsa per potere alloggiare delle piante in semplici vasi o […]
La stragrande maggioranza delle persone vive in conglomerati urbani in edifici a più piani, dove avere un balcone è l’unica risorsa per potere alloggiare delle piante in semplici vasi o […]
La stragrande maggioranza delle persone vive in conglomerati urbani in edifici a più piani, dove avere un balcone è l’unica risorsa per potere alloggiare delle piante in semplici vasi o fioriere. Nemmeno si ha la possibilità di potere, in autonomia, costituire ottimo terriccio partendo dagli sfalci dell’erba e dal proprio organico di cucina.
La questione allora è quali vasi scegliere, come disporre nello spazio, come gestire al meglio la propria voglia di avere il proprio basilico, delle fragole o i classici gerani. Vediamo allora come ci si regola per avere senza problemi il migliore vaso possibile.
La scelta tra i materiali, prima questione. Plastica, argilla, fioriere e vasi, in quale forma? Certamente le «teste» ovvero quelle in coccio – la canzone napoletana A Marechiaro li chiama col giusto termine di derivazione latina, Testaccio, a Roma era una discarica di «testi» ovvero vasi, cocci rotti – bisogna saperle scegliere per bene e con molta attenzione.
I vasi di coccio pesano, sono più difficili da spostare, più complicati da maneggiare e, soprattutto nei climi più freddi, in inverno si spaccano per il gelo. Nessun fanatismo allora: diciamo subito che i vasi in plastica hanno i loro vantaggi (seppure è vero che un vaso d’argilla rotto si ricicla meglio e l’impatto ambientale è infinitamente minore di uno in plastica).
Misurato lo spazio, valutati i materiali, ricordiamoci dei sottovasi, assicuriamoci che nel posto dove li mettiamo, per colpa del vento o dei gatti, non ci rotolino via di sotto.
Il terriccio potrà pur essere quello universale che troviamo in vendita dappertutto, se proveniente da vivai certificati biologici è meglio (la «notizia» è riportata sui sacchi). Evitiamo la torba però, di solito proveniente dai paesi dell’Est, escavata in quantità enormi e senza criterio sta causando in alcuni territori problemi di desertificazione ed impoverimento dei suoli.
Il terriccio migliore per gli usi domestici è quello misto, quello acido serve per essenze come rododendri e azalee; al nostro basilico andrà benissimo l’universale. Ricordiamoci sempre, come ultima e necessaria cosa – naturalmente dipende dalla dimensione del vaso o della fioriera – che quando i vasi sono grandi è meglio preparare un fondo di sassolini o di minuzie di vasi rotti; se c’è un foro unico, serve per il deflusso dell’acqua in eccesso: mettiamoci a proteggerlo, senza ostruirlo, un sasso piatto, in modo tale che l’acqua possa fuoriuscire senza portarsi dietro il terriccio. Allo stesso scopo, con foglie secche o vecchia paglia adagiata sul fondo, prepareremo lo sfagno, vanno bene anche ramaglie sminuzzate per evitare perdita di terreno.
La pianta va collocata al centro, sopra un ulteriore strato di terriccio. Bisogna lasciare dalla superficie del terreno al bordo esterno del vaso uno spazio. Ci regoleremo in relazione al contenitore, nelle belle fioriere grandi in cotto – si evince dall’ingrossamento del bordo – dobbiamo lasciare questo spazio per far sì che quando innaffiamo, l’acqua resti dentro e non vada sprecata.
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