Nemmeno questa volta l’amministrazione Biden riesce a ottenere un cessate il fuoco da parte degli israeliani. Tutto ciò che il segretario di Stato Antony Blinken ottiene è il permesso per una delegazione dell’Onu di entrare a Gaza.

Una strana asimmetria lega le giustificazioni americane a quelle della Repubblica islamica dell’Iran: entrambe ammettono di fornire supporto economico e militare ai loro alleati, Israele nel caso degli Stati uniti e le milizie nel caso dell’Iran, ma sottolineano di non avere il controllo sulle loro decisioni.

L’assurdità della situazione è che gli iraniani non intervengono per fermare le azioni dei loro alleati, mentre gli americani esercitano pressioni su Israele per fermare il massacro a Gaza, senza apparente successo. Sembra che tutto possa proseguire finché sono i palestinesi a pagare il costo di ciò che ogni giorno sembra sempre più un genocidio piuttosto che un’autodifesa. In particolare, se il conflitto non mette in difficoltà l’andamento dell’economia. L’inerzia delle cancellerie è in gran parte dovuta al fatto che in realtà il conflitto non ha avuto particolari effetti negativi sull’economia mondiale.
ORA GLI HOUTHI stanno cercando di sconvolgere questo equilibrio e sembra ci stiano riuscendo. Anche se la loro iniziativa rappresenta un gioco pericoloso che potrebbe scatenare una reazione offensiva da parte di Usa e loro alleati. Finora sembra che sia stata una tattica particolarmente efficace, molto più degli attacchi condotti da Hezbollah lungo il confine israeliano o dai droni delle milizie in Siria contro le basi americane. Le azioni degli Houthi stanno mettendo in pericolo una delle arterie più importanti del sistema marittimo mondiale, il Mar Rosso. Il 40% del commercio Asia-Europa transita da qua. Il 12% del petrolio trasportato via mare e l’8% del gas naturale liquefatto transitano attraverso il Canale di Suez nel Mar Rosso. Qualsiasi interruzione prolungata potrebbe causare enormi costi per l’intera economia globale.

Dall’Europa, chi evita il Mar Rosso e opta per il percorso alternativo deve circumnavigare il Corno d’Africa, affrontando costi aggiuntivi per il carburante che ammontano a un milione di dollari in più tra andata e ritorno. Da novembre, più di 150 navi commerciali hanno scelto questa rotta. D’altra parte, i premi assicurativi per le navi che transitano il Mar Rosso sono aumentati di quasi dieci volte dall’inizio degli attacchi. L’International Chamber of Shipping afferma che il 20% delle navi portacontainer del mondo sta ora evitando il Mar Rosso. La francese CMA CGM, secondo spedizioniere mondiale per quota di mercato, ha annunciato che raddoppierà le sue tariffe per le spedizioni dall’Asia all’Europa.

Mercoledì, in modo molto rapido, non inusuale quando sono in gioco gli interessi occidentali, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione che chiede la fine immediata degli attacchi degli Houthi. Il testo riconosce il diritto degli Stati membri delle Nazioni unite a difendere le proprie navi e chiede «che gli Houthi cessino immediatamente tutti questi attacchi, che ostacolano il commercio globale e minano i diritti e le libertà di navigazione, nonché la pace e la sicurezza regionale».
IL PORTAVOCE del movimento Houthi ha dichiarato: «La risoluzione del Consiglio di Sicurezza è un gioco politico. Chiediamo al Consiglio di Sicurezza di liberare al più presto due milioni e trecentomila persone dal blocco israelo-americano, che ha trasformato Gaza nella più grande prigione, dove vengono applicate punizioni collettive».

Hazam al-Assad, membro dell’ufficio politico del movimento Houthi, ha dichiarato: «Consigliamo ai paesi del mondo di costringere Washington a ritirare le sue navi militari dal Mar Arabico e dal Mar Rosso per garantire la sicurezza e la protezione delle vie navigabili. Le nostre forze armate sono impegnate a sostenere la popolazione a Gaza e continuano a impedire il passaggio di navi israeliane o associate al nemico». È evidente che la task force navale statunitense per proteggere le navi commerciali nel Mar Rosso e nel vicino Golfo di Aden non ha dissuaso gli attacchi degli Houthi. Questi ultimi impiegano armi relativamente poco costose, tra cui droni, per infliggere danni significativi, tenendo conto che le navi militari non possono scortare ogni nave commerciale.

Gli Stati uniti stanno pianificando di passare all’offensiva contro le posizioni degli Houthi nello Yemen. Tuttavia, tali attacchi potrebbero aumentare il rischio di un conflitto regionale, anche con l’Iran, che ha schierato la propria nave da guerra. E il movimento yemenita Houthi sembra favorevoli apertamente all’idea di un conflitto con gli Stati Uniti.