La Villa dei Misteri, ubicata fuori dalle mura di Pompei e celebre per la megalografia (dipinto di grandi dimensioni, ndr) a tema dionisiaco, torna al centro dell’attenzione a quasi un secolo dagli ultimi scavi di Amedeo Maiuri, che l’aveva scoperta e parzialmente indagata a partire dal 1909.

Il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel ha annunciato ieri l’acquisizione di nuovi dati archeologici nel quadro di un protocollo di intesa con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata finalizzato al contrasto degli scavi clandestini e dell’abusivismo edilizio. Al di sopra della dimora antica sorgeva infatti una villetta costruita attorno a un rudere, mentre nel perimetro dell’area archeologica insisteva da trent’anni l’ingombrante trattoria «Bacco e Arianna».

L’abbattimento della villetta ha consentito di effettuare un intervento stratigrafico, che ha riportato alla luce un muro pertinente a una struttura situata a monte della Villa dei Misteri. L’esplorazione del muro attraverso una breccia ha inoltre permesso di ipotizzare la presenza di un criptoportico, ovvero di un ambiente seminterrato che, come nella Villa dei Misteri, doveva verosimilmente svilupparsi lungo la sostruzione di un ulteriore spazio abitativo.

Dall’altro lato della medesima zona di ricerca si riscontrano cunicoli e gallerie scavati a partire dalle cantine dell’edificio abusivo, che dovranno essere datati sulla base di oggetti ben poco antichi come una maglietta e una busta di plastica. Uno dei cunicoli ha suscitato in particolare l’interesse degli archeologi. Esso confina infatti con una porzione del muro perimetrale nord della Villa dei Misteri, un settore (forse quello servile) rimasto sconosciuto dopo gli scavi sistematici degli anni 1929-31. A Nord della villa corre una piccola strada campestre, una ramificazione della via per Ercolano mentre sull’altro lato della strada, al di sotto dell’area di sedime della casa demolita, sono stati intercettati resti di un altro complesso, di cui finora si conoscono due muri e un criptoportico.

Anche nella Villa di Civita Giuliana, esplorata dal 2017 e di cui si ricorderanno le scoperte che tanto clamore hanno provocato sui media, dal calco del cavallo bardato a quello del carro cerimoniale fino alla «stanza degli schiavi», sono riprese le ricerche. Nel settore nord-orientale del quartiere servile riemergono progressivamente nuovi fabbricati. In uno di essi, di carattere rappresentativo, è stato messo in evidenza un tetto a una falda pendente verso sud con una fronte esterna completamente intonacata, dotata di un grande portale e sormontata da una sorta di «timpano» a rilievo.

Tutti i dettagli delle operazioni possono essere consultati online nel Bollettino degli Scavi, uno strumento di informazione pubblica appena inaugurato dall’attuale direzione del Parco.

La collaborazione con la Procura di Torre Annunziata si estende anche alla battaglia per la restituzione del Doriforo di Stabiae. La statua, una copia romana in marmo della celebre scultura di Policleto risalente al V secolo a.C., è stata trafugata a Castellammare di Stabia negli anni Settanta e, dopo essere transitata a Monaco di Baviera, nel 1985 è stata definitivamente acquisita dal Minneapolis Institute of Art.

Da Pompei, il procuratore Nunzio Fragliasso lancia un appello affinché l’opinione pubblica si mobiliti in favore del rientro del prezioso reperto. La confisca ordinata nel gennaio del 2022 dal tribunale di Torre Annunziata in seguito all’accertamento dell’esportazione illegale – di cui anche i dirigenti del Museo erano al corrente – è infatti rimasta senza risposta. Come nel caso della recente asta svoltasi nella sede di Christie’s a New York, durante la quale è stata venduta un’importante collezione di armi e armature perlopiù provenienti da scavi clandestini nel Sud Italia, il ministro della Cultura Sangiuliano continua a tacere. D’altronde, il tema della legalità sembra funzionare in questo governo solo per compartimenti stagni.

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