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Dopo la batosta il centrosinistra umbro prova a ripartire da Terni

Dopo la batosta il centrosinistra umbro prova a ripartire da TerniJose Maria Kenny, candidato della coalizione progressista a Terni

Comunali Il sindaco uscente, il leghista Leonardo Latini, ha deluso e non è stato ricandidato. Sullo sfondo la partita delle regionali.

Pubblicato più di un anno faEdizione del 13 maggio 2023

L’ultimo giorno di campagna elettorale, a Terni, si è aperto con una notizia che sembra un manifesto ambientale: il tubificio Tct ha annunciato il licenziamento collettivo di 51 metalmeccanici. Va così ormai da diverso tempo nella città che per metà è un’acciaieria: l’ultimo quindicennio è stato un incubo di chiusure, vertenze sindacali, giri di cassa integrazione e posti di lavoro perduti a migliaia.

È così che il feudo operaio, nel 2018, premiò la destra, che si impose al ballottaggio contro il candidato del M5S, con il Pd e il centrosinistra inchiodati a percentuali drammatiche e fuori dal gioco. Cinque anni dopo, però, una certa aria di rinascita si avverte, quantomeno in potenza, anche se la battaglia, in questo primo turno di elezioni comunali, sarà durissima. E lo sarà per tutti.

La destra – che da quattro anni governa anche la regione – ha deluso le aspettative, e il sindaco uscente, il leghista Leonardo Latini, non è stato ricandidato. Al suo posto c’è l’assessore al Bilancio Orlando Masselli, sostenuto da una coalizione di sette liste capitanata dal tradizionale trittico FdI-Lega-Fi.

Il cambio al vertice rispecchia i nuovi equilibri della destra italiana, con il partito di Giorgia Meloni che ha soppiantato quello di Matteo Salvini come capofila e adesso, non solo a Terni, sta piazzando i suoi nei ruoli di vertice, tra malumori e agguati, con la pace che arriva soltanto quando viene imposta da Roma.

Tra le note di colore, da segnalare la presenza in una lista dell’ex bomber Riccardo Zampagna, 180 gol in carriera tra i professionisti e, in passato, ritenuto uno dei rari casi di «calciatore di sinistra» in circolazione. Lui sostiene di aver aderito a un progetto «che non guarda ai partiti» ma, beata ingenuità, la realtà è ovviamente opposta: le forze politiche organizzate non solo guidano la coalizione, ma litigano pure dalla mattina alla sera sulle future spartizioni delle cariche più importanti.

Masselli, comunque, non ha solo una variopinta coalizione piena zeppa di problemi interni, ma anche un concorrente piuttosto forte da battere: Leonardo Bandecchi, patron di Unicusano e presidente della Ternana Calcio, che si presenta ai blocchi di partenza con quattro liste a suo sostegno e la concreta possibilità di rosicchiare consensi tra il ceto imprenditoriale e la buona borghesia cittadina.

M5S e sinistra si presentano insieme proponendo tre liste (oltre a quella grillina ci sono le civiche Bella Ciao e Terni Conta) a supporto del cardioanestesista Claudio Fiorelli. Ci sono poi Silvia Tobia di Potere al Popolo, Paolo Cianfoni con l’Alleanza degli Innovatori e l’ex consigliere regionale Emanuele Fiorini con Fiorini per Terni.

Il Pd, invece, ha compattato una coalizione a tre (con Verdi-Sinistra e la civica Innovare Terni) attorno a José Maria Kenny, settantenne di origine argentina, docente all’Università di Perugia e creatore, proprio a Terni, di un centro di eccellenza sulle nanotecnologie dei materiali polimerici. Una figura civica benedetta da un Partito democratico che, alle primarie dello scorso febbraio, in controtendenza con il trend nazionale, ha visto prevalere tra i propri iscritti la mozione di Gianni Cuperlo. Perché, anche se ammaccata dalle numerose sconfitte, Terni continua ad essere a suo modo una roccaforte rossa.

«Con la destra ce la giocheremo al ballottaggio – sostiene Kenny -, siamo l’unica vera alternativa e sono convinto che dopo il primo turno ci sarà una ricomposizione con il M5S e il resto della sinistra. È proprio qui da Terni che può ripartire la riconquista dell’Umbria».

Sullo sfondo, infatti, c’è la partita regionale: nel 2019 la destra si impose sulle macerie di un Pd distrutto da decenni di governo e travolto dagli scandali. Adesso, evaporata la classe dirigente responsabile del disastro, gli anni di opposizione stanno facendo crescere nuove leve in grado di offrire qualche speranza per il futuro.

Niente di scontato, ma l’aver visto la destra all’opera potrebbe già bastare per riaprire la partita. Se il sentiero imboccato è quello giusto si scoprirà già lunedì pomeriggio, primo appuntamento per capire se nasce o se muore il nuovo centrosinistra umbro.

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