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Donne in difesa della Terra e della sovranità alimentare

Donne in difesa della Terra e della sovranità alimentare

8 marzo Le cause alla radice delle molteplici emergenze interconnesse risiedono nel patriarcato capitalista e nel presupposto che la natura sia morta e inerte

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 9 marzo 2021

L’ultimo rapporto di Navdanya chiama le donne di tutto il mondo a rivendicare i loro diritti e a difendere i diritti della Madre Terra.

Per migliaia di anni, le donne hanno contribuito alla produzione di cibo, alla conservazione della biodiversità e alla cura della terra. L’avidità illimitata delle multinazionali sta violando le leggi ecologiche e i confini planetari creando emergenze ecologiche, sociali e sanitarie. Attraverso la colonizzazione e la ricolonizzazione, attraverso l’agricoltura industriale e la globalizzazione, le multinazionali si stanno appropriando delle nostre risorse naturali, della nostra terra e dei nostri semi.

Le cause alla radice delle molteplici emergenze interconnesse risiedono nel patriarcato capitalista e nel presupposto che la natura sia morta e inerte, mera materia prima da estrarre e proprietà da possedere. Il sistema economico guidato dal potere e dal profitto è cieco alla creatività e alla produttività delle donne.

Questi presupposti hanno plasmato l’agricoltura industrializzata e globalizzata che sta distruggendo i sistemi e i processi ecologici della natura, espropriando i contadini, emarginando le donne e distruggendo la nostra salute.

Il patriarcato capitalista percepisce la cura e la non violenza come passività, come assenza di creatività e conoscenza. La conoscenza colonizzata e colonizzante del paradigma industriale nega la creatività e la diversità della natura, delle donne e delle culture locali. Definisce la conoscenza come dominio esclusivo di uomini potenti. Confonde la violenza con la conoscenza e il potere di dominare e sfruttare con la competenza.

Fin dal 1995, i movimenti delle donne hanno risposto al Wto e alla globalizzazione difendendo la sovranità alimentare. Il movimento Mahila Anna Swaraj è nato per creare alternative che proteggono e rigenerano la biodiversità dei semi e del cibo, ringiovaniscono le conoscenze agroecologiche locali combinate con il meglio della scienza ecologica emergente, creano economie alimentari locali per proteggere i mezzi di sussistenza rurali e coltivare cibo sano, fresco e biodiverso. A livello internazionale, Mahila Anna Swaraj è organizzata come Diverse Women for Diversity, un network che ha lo scopo di portare le voci delle donne dal livello locale ai forum globali e ai negoziati internazionali.

La conoscenza e l’esperienza delle donne ci insegnano che la diversità produce più cibo e nutrimento e fornisce resilienza agli eventi climatici estremi e agli shock economici. La diversità porta rendimenti più alti agli agricoltori evitando spese inutili per sementi costose e prodotti chimici e prevenendo la vulnerabilità legata al crollo dei prezzi che va di pari passo con le monocolture. Prendendosi cura del suolo e restituendo carbonio vivo alla terra, le donne alimentano la rete alimentare del suolo, coltivano cibo più nutriente e affrontano il cambiamento climatico, reclamano la sovranità alimentare, difendono la biodiversità e gli ecosistemi. Creando economie locali basate sulle conoscenze e sulle competenze, sui valori di cooperazione, mutualità e solidarietà, stanno aprendo la strada a soluzioni per le molteplici emergenze che l’umanità sta affrontando.

Recuperare i nostri sistemi alimentari locali è vitale per la sovranità alimentare, per il nostro diritto a un cibo sano e per il nostro diritto a decidere cosa è sano e cosa non lo è attraverso la partecipazione comunitaria e l’autogoverno. La strada per la transizione è quindi recuperare la conoscenza che le multinazionali stanno cercando di distruggere.

Le donne delle zone rurali di tutto il mondo producono cibo attraverso la cura della terra, con una visione dell’agricoltura che non è un sistema di produzione industriale basato su combustibili fossili intensivi e input chimici per produrre monoculture per il commercio globale e i profitti. Una visione basata sulla cultura della terra, dove gli agricoltori co-creano con la Madre Terra e generano economie di cura che nutrono il suolo e le comunità. Rigenerare la terra, la sua biodiversità e le nostre comunità è per loro un imperativo etico, ecologico e sociale.

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