Quelle di domenica sono le elezioni che segneranno l’incerto futuro della Grecia. Il premier uscente Kyriakos Mitsotakis lo sa bene. Nei quattro anni del suo governo ha fatto veramente di tutto per esprimere la sua riconoscenza a chi lo ha sostenuto nella sorprendente e imprevedibile ascesa alla leadership di Nuova Democrazia. Ma anche per guadagnarsi nuovi amici nella ristretta cerchia dei miliardari greci. Solo in appalti pubblici, quasi tutti senza concorso, in soli due anni ha distribuito agli amici 24.3 miliardi. Molto di più se contiamo le privatizzazioni, le generose esclusioni dalle imposte, la distruzione con pale eoliche di località protette e più in generale una politica che a colpi di decreti distrugge il Paese per trasformarlo in un enorme resort turistico, con gli indigeni ridotti a servitori. Un esempio del suo ideale è Mykonos dove da decenni domina l’industria turistica e qualche mese fa è stato aggredito il sovrintendente archeologico, reo di rifiutarsi di autorizzare l’edificazione di locali e hotel sopra i ruderi micenei.

MITSOTAKIS con i suoi amici fa affari ma il Paese rischia un nuovo fallimento. Il debito ammonta ormai a 400 miliardi, le esportazioni sono crollate e nulla mostra che la Grecia si sia ripresa dal periodo della crisi. Anche la politica ne soffre, visto che il Parlamento europeo non si stanca di bombardare Atene di rimproveri per le intercettazioni illegali del servizio segreto Eyp, l’inesistenza di uno stato di diritto, i respingimenti dei profughi, la brutalità e la corruzione poliziesca.

Tsipras affronta queste elezioni con l’aria del vincitore. Ha avuto non solo l’idea ma anche la capacità di trasformare Syriza in un vero partito della sinistra di governo. La nuova sigla è “Syriza Alleanza Progressista” e comprende il meglio del partito socialista Pasok in termini di esponenti politici onesti, svegli e capaci. Giovedì, al suo comizio a piazza Syntagma, Tsipras ha mostrato a migliaia dei suoi sostenitori il suo nuovo volto: è stato concreto, preciso, il suo linguaggio semplice e chiaro, vicino ai sentimenti ed alle preoccupazioni dei cittadini. Insomma riformista al giusto livello. Anche la parola d’ordine «cambiamento», che ha lanciato più volte, è presa di peso da Andreas Papandreou, il popolarissimo fondatore del Pasok che ha governato per quasi un trentennio, prima di morire. Si è scagliato contro gli «oligarchi amici del premier» e si è rivolto al lavoro dipendente, specialmente dei giovani, ma anche al ceto medio, l’asse della fragilissima economia greca. L’ex ministro Katrougalos si è fatto scappare l’intenzione di aumentare i contributi assicurativi per i piccoli imprenditori ed è stato subito cancellato dalla lista dei candidati. Insomma, Tsipras ha studiato bene i motivi della sconfitta del 2019 ed evita passi falsi.

SI VOTA con il proporzionale semplice, quindi c’è una vera proliferazione di liste, forse una ventina. Solo a sinistra sono più di dieci: oltre ai comunisti del Kke, inflessibili nel respingere qualsiasi collaborazione, e a Diem25 di Varoufakis che sicuramente ne uscirà rafforzato, ci sono trotskisti, marxisti-leninisti, ex ministri di Syriza ecc. Ma anche a destra c’è una proliferazione di “salvatori della patria”, tra razzisti, nazionalisti e deliranti vari. C’è anche una “Lega Nord” greca che dice di ispirarsi a “Melone” e a “Salvinio”. Mitsotakis aveva fatto di tutto per impedire la presenza di liste di destra per non disperdere i voti di Nuova Democrazia ma non ci è riuscito.
Se Syriza riuscirà ad arrivare prima, si dovrà formare un governo di coalizione . Il primo candidato è il Pasok, ormai un partito che viaggia sotto il 10%, con un enorme problema di identità, eternamente in sospeso tra il neoliberismo e l’eredità keynesiana di Papandreou.

Se invece il bombardamento di trasmissioni tv sulla sconvolgente capacità, onestà ed eleganza di Mitsotakis riuscirà alla fine a farlo vincere, allora si andrà a nuove elezioni, forse a luglio, con il sistema maggioritario. Mitsotakis non vuole governi di coalizione, vuole saccheggiare il Paese da solo, indisturbato. Dovremmo quindi prepararci a vedere l’Acropoli trasformata in luna park per i turisti al centro di un enorme resort esteso in tutta l’Attica.