Chi mi racconta cosa abbiamo fatto tre giorni fa?
«Noi… Il laboratorio». «Ieri è venuto a scuola Roberto con delle vasche, dei catini, per fare la cartapesta». «Per il riciclaggio della carta dell’ambiente». «Perché se vai in un bosco non devi buttare via la carta ma metterla nei cestini». «Poi nella raccolta differenziata c’è proprio il bidone con su scritto carta, anche se per me è un bidone di plastica, lì dentro devi mettere la carta». «Sì, la raccolta delle varie cose. la raccolta differenziata: il vetro, la carta, la plastica». «A scuola noi facciamo solo quello della carta e della plastica, ma io a casa ne faccio anche altre di raccolte. Ci sono dei bidono di un altro colore. Più piccoli». «Roberto è venuto nella nostra aula perché un esperto va in tutte le aule a fare un laboratorio, e a noi è toccato lui». «A me non era simpatico, parlava troppo piano». «Lui è un esperto sia della carta sia delle api…O forse solo della carta». «Ci ha detto che la carta viene dagli alberi. Non solo le foglie, anche il tronco».
Ma in concreto mi dite cosa abbiamo fatto? Dall’inizio alla fine?
«Prima lui è arrivato e l’abbiamo salutato e lui aveva portato delle bacinelle insieme a lui. Delle bacinelle vuote, da riempire». «Noi abbiamo diviso i banchi in tre file. Prima ci siamo messi tutti contro il muro. Voi maestri avete fatto le tre file insieme a lui». «Ma prima noi avevamo preparato anche i pezzetti di carta. Vi siete dimenticati. Quella è la cosa più importante, per me. Perché prima noi, per tutta la settimana, abbiamo messo i pezzettini di carta in un sacchetto e quello serviva per fare la cartapesta». «Sì, infatti». «Per prima cosa abbiamo messo i nostri ritagli in un secchio e poi abbiamo riempito il secchio di acqua e abbiamo pigiato bene giù i ritagli per farli inzuppare bene, per farli sprofondare, perché la carta galleggiava».

«No, quando era molto bagnava andava verso il fondo del secchio blu». «Dopo… Ah, dopo ci siamo divisi in gruppi e ogni gruppo aveva un frullatore elettrico molto pericoloso. Cioè, prima abbiamo messo un po’ dei ritagli inzuppati che erano nel secchio blu in altre vasche, in sei vasche, un po’ per uno. E poi abbiamo fatto il frullato di carta». «Prima lo ha fatto lui, poi anche noi. Ma facendo attenzione perché è molto pericoloso se l’elettricità del frullatore tocca l’acqua. Poi bisognava tenere il frullatore sempre basso, per non bagnare tutto». «Io sono riuscito benissimo, però è stato troppo corto il frullatore». «A me piaceva frullare. Sembrava un frullatore che ha a casa mia mamma». «Per me non è vero che Roberto era simpatico, è stato molto bravo e poi spiegava bene le cose da fare». «Nel mio gruppo abbiamo frullato tanto che dopo sembravano coriandoli». «Abbiamo fatto la pappa di carta. No, lui, Roberto, ha detto la pasta di carta». «Per fortuna aveva sei frullatori, perché noi eravamo in sei gruppi».
E dopo?
«Dopo c’era la parte più bella. Cioè, facevi una pagina di carta riciclata». «No, prima abbiamo messo dei colori nelle nostre vasche: rosso, verde, giallo. Poi lui ci ha dato i retini». «Sì. erano come degli stampi fatti a retino. Tu dovevi fare affondare un retino e pescare le briciole di carta, poi tirarlo su per vedere cosa avevi pescato, poi spargerlo, poi metterlo su un altro retino, poi rivoltar, poi…» «A me sembrava di fare come una torta di carta. Come una torta che faccio con mia madre, ma un po’ diversa». «A me è piaciuto molto affondare nell’acqua dove c’erano i coriandoli e poi vedere quando girava lo stampo».

«Io lo volevo rifare». «Bisognava fare tutto lentamente o si rompeva tutto perché la carta è molto delicata. E poi i pezzetti di carta sono ancora più delicati. Per me è stato bellissimo fare la carta pesta». «Dopo, quando uno aveva fatto tutto, mettevamo in due la pagina di carta su uno stendino per il bucato che aveva portato Roberto. Con un legnetto per tenerlo bene. Era come se tu facevi il bucato. Era come se tu stendevi dei fazzoletti. Ma in realtà erano pagine di carta riciclata e avevano dei colori misti, dei colori bellissimi». «Lo stendino serviva per asciugare la carta. Infatti il giorno dopo, quando siamo tornati a scuola, c’erano le pagine secche, le pagine vere». «Sì, si erano asciugate». «Non erano molto lisce però sono bellissime».