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Diodato: «È una fotografia nitida del mio vissuto personale»Diodato è entrato nella storia. Non c’è alcun dubbio, al di là della sue (innegabili) capacità canore e di scrittura. La sua canzone Fai rumore vincitrice del Festival di Sanremo 2020, in pieno stordimento esistenziale da Covid, sembrava scritta apposta (non era ovviamente) per urlare al mondo il diritto dell’essere umano di esistere. In piena pandemia e tutto quello che ne è conseguito. Quando la cantò, solo, all’Arena di Verona, con un vento leggero che gli scompigliava i capelli, nella mistica della Storia, rappresentava un po’ tutti noi. Che, nonostante il tempo che franava sotto i nostri piedi, continuavamo a esserci. «Quella canzone mi ha cambiato la vita, inutile negarlo», ammette mentre presenta il suo nuovo album, che ha una copertina nera con due bellissimi fiori screziati di rosso e di giallo. Così speciale (Carosello Records) vede la luce dopo quasi due mesi dalla fine di Sanremo e non è un caso: «Sono molto legato al festival e ho un rapporto bellissimo con Amadeus, mi sento certamente a casa. Inoltre, oggi come non mai, è un momento bellissimo per andare al festival. Ma io non volevo quel tipo di condizionamento. Avevo la necessità di lavorare a questo disco senza pensare a quell’aspetto lì. Sentito che l’album doveva avere questo tipo di respiro». Quando le radici, solide, della musica indipendente si fanno comunque sentire.

SI TRATTA di un album sicuramente autobiografico. La musica, racconta, resta il suo mezzo per affrontare ogni cosa e analizzarla, come in una catarsi: «Sento dentro di me molto caos, alimentato in parte da ciò che vedo intorno oltre che internamente. La musica ha il potere di trasformare il caos in speranza. Spesso mi sono sentito come in una barca in mezzo al mare, con tutto ciò che significa di questi tempo questo riferimento. In qualche modo, dovremmo davvero tutti sentirci così, dovremmo cercare di cogliere ciò che ci lega a quelle vite disperate che provano drammaticamente a raggiungere la nostra terra. La società che ci circonda urla, è carica di populismo e non ci si ascolta reciprocamente. Partendo dal mio sentire ho cercato di raccontare tutto questo. La musica è salvifica per me. Quando riesco a esprime ciò che sento sublimo quello che accade e lo amplifico. Con questo album credo di essere cresciuto umanamente. Non siamo monadi, dobbiamo abbattere le barriere che ci tengono lontani gli uni dagli altri». Artwork liberamente ispirato all’opera Flowers di Tetsumi Kudo

DIECI BRANI che rappresentano dieci attimi di vita e anche dieci fiori, disegnati da Paolo De Francesco che ha realizzato un artwork liberamente ispirato all’opera Flowers dell’artista giapponese Tetsumi Kudo, «quando vidi quel lavoro alla Biennale di Venezia lo scorso anno ne rimasi profondamente toccato. Quei fiori erano talmente potenti ed evocativi da racchiudere la proiezione di desideri e paure dell’animo umano. Era ciò che stavo cercando per esprimere visivamente le tracce registrate in quei mesi. Ho scattato delle fotografie che ho mandato a Paolo. Lui mi ha chiesto un po’ di tempo per ragionarci e qualche settimana dopo mi ha inviato quella che poi è diventata la cover». Come da tradizione, Così speciale è stato anticipato dall’uscita del singolo omonimo. L’artista ha sottolineato quanto gli piacerebbe, nuovamente dopo l’esperienza con Che vita meravigliosa per Ozpetek, collaborare con dei registi italiani. Diodato inizia oggi da Milano l’instore tour che lo porta in alcune grandi città italiane. Dal 15 aprile comincia il tour che lo vedrà esibirsi nello stivale-Padova, Milano, Torino, Bologna, Roma- ma anche in Spagna (a Madrid), Germania (a Berlino), Francia (a Parigi), Paesi Bassi (ad Amsterdam) e Repubblica Ceca (a Praga). «Siamo circondati da fiori fragili. Ma, nonostante ciò, tutto sta fiorendo».