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Di Maio torna in pista e prova a ricaricare i parlamentari

Di Maio torna in pista e prova a ricaricare i parlamentariLuigi Di Maio al Quirinale – LaPresse

5 Stelle Il leader ai gruppi: «Il limite dei due mandati? Non è iniziata la legislatura». E «le liste saranno le stesse del 4 marzo»

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 8 maggio 2018

La sofferenza dei grillini è quasi impalpabile. Torna la mobilitazione, l’attitudine, che si considera abituale, della campagna elettorale permanente. Ma nonostante tutto, oltre il fuoco di fila verso il «governo neutrale» proposto dal Colle, il disagio trapela.

QUANDO IL PRESIDENTE assurto a protettore degli anonimi eletti prende tempo, propone il «governo neutrale» e rimanda all’accordo politico da trovare, disegna un esito che Luigi Di Maio rigetta con forza, perché col passare dei giorni la centralità della sua figura perde peso, come dimostrato dal «passo di lato» che solo fino a una decina di giorni fa veniva dato per improbabile. In Transatlantico qualcuno tra i grillini invoca «il miracolo di San Mattarella» per evitare il voto. Le parole degli eletti nel Movimento 5 Stelle spediti al gruppo misto sono più esplicite: «Andare a votare con questa stessa legge elettorale? Non vediamo quale senso possa avere» dice ad esempio il lucano Salvatore Caiata, che doveva essere il simbolo dell’apertura del M5S al mondo dell’impresa. Le voci che arrivano dai berlusconiani raccontano di 5 Stelle disposti a tutto pur di evitare le urne.

Di Maio percepisce l’inquietudine che ha cercato di placare giocando la mossa della penultim’ora, domenica scorsa: consegnando il cerino acceso a Matteo Salvini e formulando l’ultima proposta di accordo. Il candidato-fantasma Andrea Cecconi, espulso prima del voto col quale ha comunque battuto il ministro dell’Interno Marco Minniti nel collegio di Pesaro, spiega: «Nel centro Italia molti degli eletti nell’uninominale, che sono stati presi tra i non iscritti al M5S, non ce la faranno una seconda volta: quei collegi sono stati vinti per poche centinaia di voti e il centrodestra in quelle regioni è in ascesa».

MENTRE ALESSANDRO Di Battista dice che quelli che sosterranno la proposta di Mattarella sono «traditori della patria», Di Maio fa cadere la maschera della cortesia istituzionale che ha indossato in questi mesi e manda segnali ai grillini che scalpitano nei due rami del parlamento. Intanto, liquida quasi en passant una delle regole fondamentali: «Il limite dei due mandati? Non è iniziata la legislatura».

«Non parlate coi giornalisti e fidatevi di noi, se ogni strada verso il governo dovesse chiudersi sarete ricandidati» era stato detto agli eletti all’indomani del voto, nell’albergo dei Parioli che era stato il primo quartier generale del Movimento 5 Stelle. Il capo politico ribadisce, rassicura i neo-eletti, quelli che appena entrati nel palazzo temono di uscirne dopo poche settimane, e manda messaggi ai più esperti, quelli che starebbero consumando il secondo e ultimo mandato della loro carriera politica: «L’ultima parola spetta al garante, ma posso dirvi che le liste saranno le stesse del 4 marzo», ribadisce in serata all’assemblea congiunta dei gruppi.

Dai forum online si intuisce che l’addio alle parlamentarie lascerà con l’amaro in bocca le seconde file di aspiranti deputati e senatori. «Siamo incredibilmente più forti» esulta nonostante tutto il senatore salernitano Andrea Cioffi, che si trova al secondo mandato. «Siamo dei leoni – prosegue Cioffi – Alle prossime elezioni faremo un risultato anche superiore al 33%». Di Maio blinda la sua posizione: «Io ancora candidato premier? Mi auguro di sì». E annuncia: «Da oggi comincia la campagna elettorale», forte della linea diretta riaperta con Matteo Salvini.

PER PARADOSSO, leghisti e grillni non sono riusciti a formare un governo ma si ritrovano uniti per bocciare la proposta del presidente della repubblica. Francesco Castiello è uno di quelli a rischio. È stato eletto di stretta misura nel suo collegio campano e nei giorni scorsi ha dovuto smentire di essere in procinto di passare con Silvio Berlusconi. Chiede a Di Maio cosa succederà in caso di pareggio. Lui risponde davanti a tutti: «Non ci sarà nessuno stallo». Il non detto è che nelle intenzioni dei due leader, col voto si giocherebbe una partita su due livelli, che garantirebbe comunque una posizione vincente: le elezioni vengono annunciate come un «ballottaggio» tra Lega e Movimento 5 Stelle ma, se il Rosatellum dovesse partorire una situazione ancora bloccata e risultati-fotocopia, sarebbero soltanto un preambolo all’accordo tra M5S e Lega che in questa legislatura pare impossibile.

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