Di Maio entro un mese in carica. La Lega chiede che l’Ue ci ripensi
Poltrone La nomina dell’ex leader M5S a rappresentante nei paesi del golfo
Poltrone La nomina dell’ex leader M5S a rappresentante nei paesi del golfo
Tra un mese Luigi Di Maio entrerà in carica come primo inviato dell’Unione europea nel Golfo persico nella storia delle istituzioni comunitarie. Giovedì, la lettera con la quale l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Joseph Borrell propone la nomina dell’ex ministro degli esteri sarà all’ordine del giorno della riunione degli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza dell’Ue (Cops).
Una volta registrato l’assenso del Cops, che viene dato per scontato, la pratica passerà al gruppo dei Consiglieri per le relazioni esterne che si occupa delle questioni giuridiche, finanziarie e istituzionali relative alla politica estera e di sicurezza europea. Quest’organo avrà il compito di disegnare la cornice legale e le competenze della carica. La palla a quel punto passerà riunione dei Rappresentanti dei 27 e infine al Consiglio Ue spetterà la ratifica finale. Il mandato di Di Maio inizia formalmente il primo giugno e si conclude non prima del 28 febbraio 2025.
La faccenda è quantomeno controversa, però, almeno stando alle reazioni della politica italiana. La Lega, durissima, da subito ha giudicato la scelta di Bruxelles «un insulto all’Italia e a migliaia di diplomatici in gamba». Matteo Salvini ribadisce: «Con tutti i diplomatici di carriera, che hanno fatto tanto in Italia e in Europa, mandare a mediare il signor Di Maio Luigi è curioso». Per il vicepremier e ministro delle infrastrutture, la nomina di Di Maio «non è l’unica iniziativa curiosa da parte di alcune istituzioni europee, che sono più ideologiche che pragmatiche, penso alle direttive case e auto green, carni sintetiche, vini farlocchi».
«Ci ripensino, ci sono persone con curriculum superiori», è l’esortazione di Salvini a Bruxelles. Da Forza Italia, il ministro degli esteri Antonio Tajani si è da subito mostrato freddo sulla nomina chiarendo che non era un atto di competenza governativa. Poi raffredda gli auspici di Salvini: «È una proposta che deve essere fatta dall’Alto rappresentante non è la scelta del Governo. Lui ha avviato un iter che non è così facilmente modificabile».
Il leader di Azione Carlo Calenda, che in passato ha polemizzato spesso con Di Maio, appare insolitamente fatalista, quasi prudente. «Non lo avrei designato – dice – Ma Borrell avrà fatto le sue analisi. Io ho visto Di Maio prendere molte decisioni, sempre in coincidenza con il suo interesse personale. Detto questo, non faremo una battaglia contro, se sta bene a Borrell sono fatti suoi». Soltanto dal Partito democratico difendono Di Maio, sostengono che in fondo è un bene che quella carica diplomatica Ue vada a un italiano e fanno notare che la destra di fatto non aveva espresso alcun candidato alternativo.
Silenzio, invece dal Movimento 5 Stelle. Dalla forza politica che Di Maio condusse al governo da capo politico, e che ha subito la scissione comandata dallo stesso ex ministro degli esteri che è andata incontro al flop delle scorse elezioni, preferiscono non commentare una nomina che deriva dal rapporto che Di Maio aveva stretto con Mario Draghi.
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