Cultura

Dentro un labirinto chiamato Medioevo

Dentro un labirinto chiamato MedioevoCrusaders embark for the Levant, da «Le Roman de Godefroi de Bouillon», Francia, 1337 (Bibliothèque Nationale / Bridgeman Images)

Età di mezzo In due libri, due studiosi tentano l'ardua impresa di raccontare un millennio di storia con parole e concetti chiave: Glauco Maria Cantarella con il suo «Inventario» per Carocci e Nicolangelo D'Acunto nel suo «Sillabario», per Vita e Pensiero

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 5 dicembre 2023

Difficile per un solo libro trattare seriamente tutto il Medioevo, un’epoca che – nella periodizzazione convenzionale – è lunghissima, dal momento che abbraccia circa un millennio di storia, e lo fa per un territorio corrispondente all’Europa attuale (sia pure con cronologie distinte da un’area all’altra), al Mediterraneo, ma anche ai suoi altri mari circostanti, senza dimenticare che parlarne mettendo da parte, ad esempio, il mondo arabo-islamico e la via della seta, significa amputarne parti essenziali.

CHIUNQUE ABBIA scritto un manuale di sintesi affronta questi problemi. Per esempio, si rischia di generalizzare concetti e criticità che nella realtà delle cose appartengono non a tutto il Medioevo, bensì solo a una fase di esso, a uno specifico aspetto del suo corso dinamico, a un modo di concepirlo. Il Medioevo così come ordinariamente lo si concepisce sulla base dell’insegnamento scolastico e della traccia che lascia nella nostra società è, in effetti, un lungo e complesso periodo nel quale si può trovare tutto e il contrario di tutto: esso assiste alla destrutturazione dello Stato romano (secolo V), ma anche alle premesse di quello moderno (secoli XIII -XV); è caratterizzato da lunghi tempi dominati dalla rarefazione demografica e dalla vita rurale e forestale (secoli VI-X), ma anche dai brevi e tuttavia intensissimi decenni in cui nascono le grandi città d’Europa (secoli XI-XIII); è attraversato da lunghe fasi di ristagno, ma anche da grandi momenti di crescita (secoli XI-XIII); da trasformazioni involutive (secolo XIV) o da vere e proprie «rivoluzioni» come quella intellettuale del XII-XIII secolo o quella commerciale del Duecento – entrambe peraltro preparate nei secoli precedenti.
Insomma, padroneggiare «tutto» il Medioevo è difficile e forse inimmaginabile. Però è possibile provare a entrarci attraverso delle scorciatoie, non nel senso dei vecchi «Bignami», ma identificando alcuni concetti chiave intorno ai quali riflettere.

C’È STATA UN’EPOCA di volumetti di «Introduzione» allo studio del Medioevo, alcune delle quali splendide, pensate come avviamento agli studi ancor prima di prendere in mano il famigerato «manuale». Ma sono appunto pensati soprattutto per gli studenti, in particolar modo per quelli universitari, che fanno fatica a districarsi in mezzo a tutta questa ricchezza. Ci sono però altre possibilità, altri strumenti, come quelli rappresentati da due recenti uscite, al contempo simili e diverse fra loro: Glauco Maria Cantarella, Inventario medievale. Percorsi, storie e protagonisti dell’età di mezzo (Carocci, pp. 160, euro 15) e Nicolangelo D’Acunto, Sillabario medievale (Vita e Pensiero, pp.180, euro 20).

ENTRAMBI GLI AUTORI, studiosi esperti delle istituzioni e del pensiero medievali, in particolare del suo periodo centrale, costruiscono i propri percorsi narrativi attraverso nomi, concetti, parole. Per Cantarella, l’inventario si compone di otto contenitori, ognuno dei quali contiene sottoinsiemi. Nei «fondamentali» troviamo periodizzazioni, crisi e rinnovamenti degli imperi fra Roma e Costantinopoli; nella seconda parte, il «centro della cristianità», si parla di Roma, però in modo differente dalla prima, con le sue architetture e leggende antiche prese per magiche meraviglie, con i suoi pellegrinaggi, con la costruzione di un’immagine del papato che è una delle «invenzioni» medievali; seguono i «mondi della preghiera» con il monachesimo proteiforme; c’è una sezione dedicata agli «interrogativi» nel quale parlano personaggi vari, da Rodolfo il Glabro a Lutero; ci sono i «semi, fiori, frutti» e i «mondi dei laici» che si intrecciano fra loro parlando di cultura, di amor cortese, di guerre e di città; ci sono i «mondi nascosti» dell’Oltremare dei pellegrini-crociati e a chiudere la «costruzione della verità» o se vogliamo il dibattito sulla verità, fra inquisitori ed eretici, fra papato e Ordini mendicanti. Poche pagine per ciascuna sezione a creare una polifonia di voci medievali nella quale il lettore potrebbe temere (o sperare) di perdersi: l’indice disegnato all’inizio con frecce colorate funziona infatti come un labirinto.
Il Sillabario medievale di Nicolangelo D’Acunto, invece, si articola in undici parole chiave, non tutte medievali: si parte infatti con la Resilienza, seguita da Spazio, Dissenso, Gerarchia, Profanazione; Desiderio; Incertezza; Responsabilità; Carisma; Ordines; Riforma papale; Rivoluzione; Rinascita.
Il percorso comincia con la natura e gli spazi, prosegue con il dissenso, il rapporto fra sacro e profano, le gerarchie sociali e le loro rappresentazioni culturali, le riforme, i rinascimenti, le vere e proprie rivoluzioni che ci rinviano un’immagine dinamica di un’epoca che fino a non troppo tempo fa si immaginava come statica.

SUI TEMI TRATTATI D’Acunto è costantemente in dialogo con la storiografia europea, senza tralasciare le scienze sociali, e con le fonti primarie, per cui ogni argomento si sviluppa mettendo a confronto punti di vista differenti: si parte generalmente dagli assunti storiografici per metterli a confronto con la ricca esemplificazione degli autori dell’epoca.
Così, la sintesi dell’autore non appare imposta dall’alto, ma come il frutto di una conversazione costante, di una vera ricerca di definizione delle linee guida di un’epoca, che è poi il vero lavoro dello storico. In un certo senso, il Sillabario medievale è l’anti-manuale per eccellenza, perché non forza la sintesi a tutti i costi, ma presenta testimonianze e opera collegamenti mettendo bene in risalto alcuni concetti-chiave per comprendere il Medioevo.

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