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Della censura e dei corpi mutanti degli adolescenti

Della censura e dei corpi mutanti degli adolescenti

Express. La rubrica delle culture che fa il giro del mondo Intorno al Salon du livre et de la presse-jeunesse che si svolge a Montreuil, nella banlieue parigina

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 30 novembre 2023

Si è aperto ieri a Montreuil, nella banlieue parigina, il Salon du livre et de la presse-jeunesse, manifestazione collaudata (siamo alla 39esima edizione), tutta dedicata ai libri per bambini e ragazzi. Quest’anno la kermesse ha un titolo suggestivo, che difficilmente potremmo vedere travasato in un’analoga fiera italiana: «la tettonica dei corpi». L’idea, evidente, è di applicare «lo studio delle deformazioni e delle dislocazioni della crosta terrestre» alla mutevolezza – di volta in volta desiderata o temuta – della fisiologia umana.
Tettonica o no, in Italia un tema simile porterebbe quasi di certo a proteste e barricate. Eppure, spiega nel sito del Salon Serge Hefez, psichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza, il corpo ha un’importanza enorme durante la crescita: «Soprattutto nell’adolescenza il corpo parla, il corpo cambia. È molto complicato per moltissimi, se non per tutti, riuscire a mentalizzare questa trasformazione… E la narrativa, dando parole ai sentimenti e alle emozioni, consente di raccontare una storia su quello che accade dentro di noi, che ci confonde».
Scrivere del corpo mutante degli adolescenti, però, non è facile. Non a caso Hefez, volendo portare un esempio, preferisce evocare Le petit chose, romanzo autobiografico di Alphonse Daudet risalente al lontano 1868, anche se poi precisa che «attraverso il #metoo, i movimenti femministi, il cambiamento molto significativo del posto delle donne nella società, e quindi del femminile in relazione al maschile, oggi ci si interroga molto su questi temi e i giovani ne sono inevitabilmente consapevoli».
Ai rischi cui si espone in un modo o nell’altro chi inserisce questi argomenti nella propria narrativa è consacrato, in concomitanza con il Salon di Montreuil, un dossier di Libération sulla censura nella letteratura per ragazzi. A fornire lo spunto è un episodio recente su cui si è molto discusso in Francia: il 17 luglio il ministro degli interni Gérald Darmanin ha firmato un decreto che vieta la vendita ai minorenni di un romanzo, Bien trop petit di Manu Causse, uscito l’anno scorso per le edizioni Thierry Magnier.
Facendo riferimento a una legge del 1949, relativa appunto alle pubblicazioni destinate ai più giovani, il ministero individua nel libro «un contenuto pornografico», a causa della «descrizione autoindulgente di numerose scene di sesso altamente esplicite». Scene, ha spiegato a suo tempo Jacques Pezet ancora su Libération, che ci sono, ma vengono in realtà decostruite all’interno del romanzo stesso: si tratta infatti di esperimenti di fan fiction scritti dal protagonista, un quindicenne complessato dalla misura del suo pene, che li pubblica online e riceve per questo osservazioni e critiche.
Il caso, scrive oggi Jessie Magana, apre vari interrogativi: «La letteratura per ragazzi deve ‘proteggere’ i giovani, ‘trasmettere valori’, ‘permettere loro di emanciparsi’, ‘sviluppare il loro spirito critico’? Fino a che punto chi scrive deve tenere conto dei limiti posti da coloro che compreranno i libri, li adotteranno a scuola, li pubblicheranno, li consiglieranno? Il divieto di vendita ai minorenni rivela un eccesso di prudenza? La paura delle reazioni dei genitori?». E se da un lato Manu Causse sente che paradossalmente la censura lo ha reso più «libero e determinato», dall’altro Magana non dimentica che «siamo in un contesto in cui gli insegnanti rischiano la vita».
Questioni complesse che non si risolvono con il blabla. (E senza dimenticare che oggi l’accesso al porno non passa per i romanzi cosiddetti «young adult», invenzione peraltro recente: non sono lontani i tempi in cui si poteva passare direttamente da Topolino a Guerra e pace, ma lo farà ancora qualcuno?).

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