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Delhi valuterà la richiesta di 3 mesi di proroga per Latorre

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India Il fuciliere colpito da ischemia è in Italia dal settembre scorso

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 8 aprile 2015

Nuove attese, nuove speranze, una nuova settimana «spartiacque» per la vicenda dei due fucilieri di Marina trattenuti in India da ben oltre tre anni accusati dell’omicidio dei due pescatori indiani Ajesh Binki e Valentine Jelastine.

Nella mattinata di ieri la Corte suprema indiana ha acconsentito a valutare l’ennesima richiesta di proroga estesa dai legali di Massimiliano Latorre. Il fuciliere, colpito da un’ischemia cerebrale lo scorso settembre, si trova in Italia grazie a un permesso accordato dalla stessa Corte suprema a partire dal 12 settembre 2014.

Secondo la licenza, data per «motivi sanitari», Latorre avrebbe fatto ritorno in Italia per il periodo di convalescenza post trauma, quantificato in quattro mesi. La prima scadenza (12 gennaio 2015) era stata a sua volta prorogata per altri tre mesi, in virtù di un’operazione al cuore alla quale il fuciliere si è sottoposto la prima settimana dello scorso gennaio.

Ora, il 12 aprile, scadrà la nuova proroga e tecnicamente Latorre – secondo gli accordi stipulati tra l’Ambasciata d’Italia in India e la Corte suprema – dovrebbe fare ritorno a New Delhi; per questo i legali del fuciliere, secondo quanto appreso dall’agenzia Ansa, avrebbero pronta una nuova richiesta di estensione della licenza – di tre mesi, secondo quanto si è appurato in serata, con tanto di documentazione allegata dall’ospedale di Taranto – che i giudici della massima corte indiana valuteranno in un’udienza ad hoc fissata per giovedì 9 aprile.

Parallelamente, l’altro fuciliere accusato dalle autorità indiane, Salvatore Girone, non ha potuto godere di alcun permesso speciale e si trova ancora a New Delhi in regime di semilibertà: obbligo di firma settimanale al commissariato di polizia, libertà di movimento all’interno di tutto il territorio della capitale indiana, appartamentino tra le mura dell’Ambasciata d’Italia a New Delhi.

L’esito dell’udienza di giovedì – calendarizzata senza l’opposizione del pubblico ministero indiano – potrebbe essere l’ennesima cartina al tornasole per il caso Enrica Lexie, impantanato da almeno due anni sul nodo della giurisdizione: sia Italia che India avocano a sé il diritto di giudicare i due fucilieri e si attende che la Corte speciale si pronunci in merito, valutando le istanze di entrambi gli Stati.

La prima udienza utile per il merito del contendere è stata fissata per il mese di luglio.

La speranza per entrambi gli esecutivi è quella di raggiungere un accordo extra giudiziale di tipo politico sul quale pare si stia già discutendo da mesi: Roma, in un documento dal contenuto «riservato» inviato a New Delhi, ha proposto una via d’uscita che l’esecutivo di Narendra Modi «sta valutando».

Qualsiasi intesa, a quel livello, secondo le autorità di New Delhi dovrà essere comunque subordinata al giudizio della Corte suprema, poiché – questa la formula ripetuta più volte negli ultimi mesi – il caso Enrica Lexie è una questione «giuridica» e il governo non ha intenzione di scavalcare i giudici.

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