Visioni

David Bowie. Storia, caduta e (ri)ascesa di Ziggy Stardust

David Bowie. Storia, caduta e (ri)ascesa di Ziggy StardustDavid Bowie/Ziggy Stardust

Note sparse Cinquant’anni dopo, il doppelgänger venuto da Marte rivive l’ultimo concerto in versione restaurata

Pubblicato circa un anno faEdizione del 9 agosto 2023

Lo psicologo Oliver James teorizza nel suo Upping Your Ziggy che le personalità multiple espresse in scena da David Bowie fossero un antidoto contro il timore di una congenita follia. Paura fondata, considerando le malattie mentali del fratellastro Terry e di ben tre zie (casistica che per sua nonna era prova di una maledizione di famiglia). Teoria plausibile, ma non esauriente. Oltre il determinismo psicanalitico, c’è l’intuito di un artista che è tutto fuorché folle e che, pienamente consapevole del proprio mondo, fiuta le convergenze di glam e neodandismo, rock e teatro kabuki, seguendo la scia artistica dei grandi sdoppiatori dell’io, Wilde e Pirandello. Premeditando lucidamente ascesa e caduta delle sue dramatis personae.

La notte dell’Hammersmith è tutta nel cofanetto in uscita l’11 agosto

NEI PRIMI GIORNI d’estate del 1973 la saetta di Aladdin Sane — «A lad insane», un ragazzo pazzo — ha già aperto un’altra fessura nella personalità di David, ormai pronto a immolare Ziggy Stardust al termine di una parabola che è paradigmatica del paganesimo rock coevo. Un racconto allegorico iniziato nel gennaio dell’anno precedente, ancor prima dell’uscita di The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars, che è un disco ma vorrebbe essere un musical, e quasi ce la fa. Musicalmente si segue la falsariga di Hunky Dory rinnovando l’accordo tra rock, folk e glam grazie a quegli stessi Spiders che in realtà erano già sulla Terra. Ma dal punto di vista concettuale siamo davvero su un altro pianeta.
Martedì 3 luglio, diciotto mesi e 190 concerti dopo, le iniziali decine di spettatori si sono moltiplicate nella folla osannante dell’Hammersmith Odeon di Londra. Un’ascesa senza precedenti che richiede un’epocale caduta. Quando introducendo l’epilogo di Rock’n’Roll Suicide la star annuncia che quello che sta per concludersi è il suo ultimo concerto, in pochi comprendono che è Ziggy, non David, a parlare. Attoniti quanto gli spettatori, Ronson, Bolder e Woodmansey colgono drammaticamente il senso di quei versi: «When the kids had killed the man / I had to break up the band». Per il Bowie autore in cerca di personaggi verranno altri sé, nelle vesti di Aladdin e del Duca Bianco, prima di essere semplicemente David. Ma il doppelgänger marziano è destinato a risorgere ciclicamente dalle sue polveri di stella, rifacendosi il trucco ogni volta che torna sulla Terra.

CINQUANT’ANNI dopo, la notte dell’Hammersmith è tutta nel cofanetto in uscita l’11 agosto per Parlophone. L’audio è rimasterizzato e nuovamente mixato da Tony Visconti; il film di D.A. Pennebaker, testimonianza dell’evento, riappare restaurato in 4k con la supervisione di Frazer, figlio del regista. Come in quell’ultimo show, sono soprattutto le immagini a restituirci la fisicità del teatro di Bowie e la forza di una parabola impossibile da confinare nei solchi del disco, riportandoci su palchi che oggi diremmo «spogli». Immortalato su pellicola, Ziggy è di nuovo in tour tra sale cinematografiche e domestiche. Il ciclo di ascese e cadute non si è ancora concluso.

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