A Giorgia Meloni il primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese Mohammed Mustafa ha chiesto ieri che anche l’Italia riconosca lo Stato palestinese come hanno fatto solo pochi giorni fa Irlanda, Norvegia e Spagna e come si preparerebbe a fare anche Malta. Come risposta ha ricevuto la garanzia dell’impegno del nostro paese perché si arrivi a un cessate il fuoco a Gaza e al rilascio degli ostaggi israeliani ancora in mano ai terroristi di Hamas, ma anche per un «salto di qualità» nell’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese.

Per il resto da palazzo Chigi si è tornati soprattutto a insistere sulla necessità di riavviare un processo politico «che porti alla soluzione dei due Stati». Se manca la volontà da parte di Israele di riconoscere uno Stato palestinese, spiegherà più tardi il ministro degli Esteri Antonio Tajani, «le soluzioni unilaterali non sono utili alla soluzione del conflitto».

Il premier dell’Anp arriva a palazzo Chigi, dove insieme a quella italiana e europea sventola per l’occasione anche la bandiera palestinese, in seguito all’invito che Tajani gli aveva rivolto lo scorso 3 aprile, non appena formato il nuovo governo palestinese. Oggi Mustafa sarà invece a Bruxelles per la prima conferenza per gli aiuti alla Palestina organizzata dalla Norvegia. Proprio a proposito di aiuti l’Italia si prepara a varare il terzo pacchetto di finanziamenti alla popolazione palestinese con cui ripristina, come anticipato nel decreto missioni, anche il sostegno economico all’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, anche se limitatamente a «progetti specifici» che di volta in volta verranno esaminati dalla Farnesina per garantire – è stato spiegato – «che nemmeno un centesimo possa finire al sostegno al terrorismo». Le cifre le ha rese note Meloni parlando di 35 milioni di euro in tutto, 5 dei quali destinati all’Unrwa: 2 milioni per progetti in Cisgiordania e 3 milioni per i rifugiati palestinesi in Siria, Libano e Giordania, paesi che ospitano importanti comunità palestinesi in condizioni di vulnerabilità. I restanti 30 milioni sono destinati invece a Fao, Pam, all’iniziativa «Food for Gaza» e alla Mezzaluna rossa. Il totale degli aiuti italiani sale così a 50 milioni di euro dal 7 ottobre.

Al termine dell’incontro a palazzo Chigi il primo ministro palestinese ha un colloquio con il ministro degli Esteri. «Ha chiesto di sostenerli per quanto riguarda il dopoguerra: le trattative di pace e la costruzione di uno Stato palestinese con Cisgiordania e Gaza», dice Tajani.

Sul tavolo anche la partecipazione italiana a una eventuale missione militare delle Nazioni unite. «Se lo richiederanno la Palestina e Israele, che sia a guida araba e a patto che serva per preparare il terreno a una completa autonomia di un futuro Stato palestinese», spiega Tajani.
Una possibilità, quella di una forza militare delle Nazioni unite, che per ora esiste solo come ipotesi, resa per di più ancora più difficile dalla decisione di dove potrebbero essere schierati i soldati. Paradossalmente, fanno notare fonti diplomatiche, Gaza presenterebbe meno problemi rispetto alla Cisgiordania dove la presenza dei coloni, difesi dall’esercito israeliano, renderebbe tutto molto più complicato. Una situazione della quale Mustafa, stando a quanto riferito ieri dall’agenzia di stampa palestinese Wafa, ha parlato con Meloni ricordando come «le continue violazioni israeliane in Cisgiordania, il terrorismo dei coloni e l’aumento senza precedenti del ritmo degli insediamenti minaccia la creazione di uno Stato palestinese indipendente».