Abbiamo incontrato Iris Hefets attivista e psicanalista israeliana a Berlino dai primi anni 2000, alla prima grande manifestazione del 4 Novembre, dove era immediatamente riconoscibile con il suo cartello ‘Israeliana contro il Genocidio’. Iris è la rappresentante del Jüdische Stimme, che come ci racconta lasciò lo stato di Israele per l’eccessiva militarizzazione della vita quotidiana in contrasto con i fondamenti pacifici del pensiero giudaico e della religione ebraica.

Vorrei cominciare dal tuo cartello con cui hai sfilato alla manifestazione del 4 Novembre e che poi, al raduno per la cancellazione della conferenza ‘We still still need to talk’ di fronte alla Akademie Der Kunste a fine Novembre, ha suscitato l’interesse della polizia che li ti ha fermato. Come ne usciamo cara Iris da questa diatriba sui termini in Germania?

Se ti ricordi durante il raduno è arrivata dalla polizia l’avviso che non si poteva usare lo slogan «Stop al Genocidio» senza però specificare che non si potesse neanche scrivere, in modo del tutto arbitrario il termine genocidio era appena stato regolato come illegale. A me ed ad un uomo vicino ci hanno preso e portato via per schedarci, hanno confiscato i cartelli ci hanno segnalato per «Istigazione pubblica all’odio» e poi siamo potuti tornare al raduno. Lo stesso problema l’ho avuto di nuovo alla manifestazione del 31 Dicembre, fermata e schedata con lo stesso cartello. I problemi sono molteplici, a cominciare dal termine Shoah che, reso popolare dal controverso Claude Lanzmann, indica una calamità divina e si presta a interpretazioni bigotte sia della destra ortodossa israeliana sia del governo tedesco per rinforzare una costante uniformità di comportamenti spoglia di senso critico. È diventata quasi un brand a rinforzare dei rituali di stato, come il giorno della memoria del 27 Gennaio che ricorda lo sterminio degli ebrei ma non quello dei Sinti, dei Rom, degli omosessuali ed altre minoranze. È bene ricordare che la cultura della memoria in Germania è un sistema preciso con il suo budget statale che include istituzioni, impiegati ed esperti.

Di seguito il problema della definizione dell’antisemitismo e la differenza tra la dichiarazione di Gerusalemme e quella della IHRA.

Quella dell’IHRA non è una vera definizione ma era una bozza di proposta dalle maglie molto larghe. Per capirci se un tedesco cristiano bianco passa per la manifestazione alla quale eravamo e vede me con il mio cartello con la scritta «Stop al genocidio» e si sente offeso può legittimamente denunciarmi come antisemita. Secondo la bozza dell’IHRA adottata dalla Germania, e da molti paesi europei, si può schedare come incidente antisemita. E proprio perché è così vaga che diventa un perfetto strumento di intimidazione preventiva, la gente qui non si sente di affrontarne le imprecisioni di fronte alle autorità e quindi si autocensura. Comunque non ci sarebbe bisogno di definizioni ufficiali su cosa sia l’antisemitismo.

Cosa intendi?

Intendo che la Germania ha una buona costituzione che difende la libertà di ognuno ed in principio anche di essere razzista e antisemita. Quindi da ebrea preferirei avere a che fare con una realtà che mi permette di riconoscere un antisemita, che non nasconda situazioni controverse e complicate e nelle quali sia semmai possibile difendersi pubblicamente anche a voce alta. Certo non arrivando alla libera apologia del nazismo o del fascismo. Imporre pubblicamente una descrizione come una definizione politicamente non protegge affatto le persone ebree.

A proposito della recrudescente distinzione tra ebrei buoni ed ebrei cattivi che ne pensi?

Il classico ‘Divide et Impera’ come italiana non te lo devo spiegare, è un’antica tattica imperialista per controllare le popolazioni. Il Zentralrat der Juden è un organismo di diritto pubblico con mandato di rappresentanza politica controllato dallo stato che lo sostiene economicamente. Di solito nel giudaismo non si appartiene ad una chiesa o a un’istituzione, semmai si fa parte di una comunità che fa riferimento a una sinagoga. Questa appartenenza fittizia genera il budget statale che viene accordato in base al numero dei membri. È una vera e propria industria con assistenti sociali, esperti, uffici che genera una cultura della memoria a cui appartenere senza reali responsabilità al riguardo.

Da israeliana come valuti il movimento anti-israeliano «Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni» (BDS)?

Israele ha di fatto boicottato se stesso, ha tolto la politica dalla scena, mi riferisco soprattutto al periodo dal 2008 e nel 2018, quando i soldati hanno sparato alle persone che manifestavano contro la violenza e la crescente occupazione in Palestina. Vorrei vedere le persone e le istituzioni che detengono il potere usare il loro privilegio per un cambiamento tangibile.

Vorrei constatare con te l’evidenza che oltre a palestinesi ed ebrei dissidenti antisionisti la repressione e la censura in Germania colpisca soprattutto donne, femministe e femministi, persone di identità poco rappresentate, e immigrati.

Sappiamo che le persone prese di mira fino ad ora sono: Achille Mbembe, Talib Queli, Anna Younes, Candice Breitz, School for Unlearning Sionism (tutte israeliane ebree), molti giovani arabi, attivisti e artisti, basta vedere la documentazione e le recenti cancellazioni. Al contrario non conosco nessun bianco di destra che sia stato represso, anche quando realmente antisemita, vedi il chiaro caso del politico bavarese Hubert Aiwanger.

Quindi, naturalmente, è una repressione di «persone deboli» che i politici di destra non vogliono qui. Si tratta di una politica volta a reprimere i discorsi post coloniali e di rappresentanza LGBT che trova nell’adozione della bozza dell’IHRA lo strumento perfetto per la perpetrazione politica al fine di intimidire e mettere a tacere qualsiasi resistenza e dissenso. La diversità di cui si fregia il paese dovrebbe limitarsi a persone obbedienti, o agli «schiavi domestici» come li chiamava Malcolm X, cioè persone come Joe Chialo, l’assessore afro discendente di Berlino, che ha dichiarato la chiusura di Oyoun per motivazioni presunte e lo fa al servizio dei tedeschi bianchi.