“Un giorno siamo eroi, un altro terroristi”. C’è tanta amarezza nella voce di Erdal Karabey, che davanti a duecento persone in presidio davanti al consolato svedese di Firenze spiega i motivi della manifestazione organizzata per contestare la scelta di Svezia e Finlandia di sottostare al diktat della Turchia, che pretende l’estradizione di 73 rifugiati politici curdi e turchi che avevano trovato ospitalità in quei paesi. “Oggi Erdogan chiede di estradare politici e giornalisti – ammonisce il portavoce dalla Comunità curda in Toscana – domani potrà toccare a centinaia di nostri connazionali che avevano trovato rifugio là”.
Ad ascoltare Karabey ci sono i due consiglieri comunali della sinistra di opposizione Antonella Bundu e Dmitrij Palagi, che hanno dato una sponda istituzionale alla protesta. Ci sono anche gli attivisti di Firenze città aperta con il portavoce Massimo Torelli e Alessandro Orsetti, padre di Lorenzo “Tekoser” Orsetti, ucciso nel 2019 dall’Isis mentre combatteva sotto le bandiere dell’Ypg, l’unità di autodifesa delle zone curde della Siria. “Sono deluso e arrabbiato – commenta Orsetti – perché viene chiesta l’incarcerazione come presunti terroristi di esponenti del partito curdo Pkk, ed anche degli appartenenti a organizzazioni collegate come l’Ypg curdo-siriano. Lorenzo combatteva insieme a loro per proteggere il Rojava dai macellai islamisti dell’Isis, finanziati e armati da Erdogan proprio per massacrare i curdi”.
I manifestanti contestano anche la decisione del governo italiano di stringere ulteriormente i rapporti con Erdogan, con il viaggio ad Ankara di Mario Draghi e di una parte del suo esecutivo: “E’ una vergogna – denunciano – si omaggia un dittatore sanguinario, abbandonando a se stesso un movimento come quello curdo, unica realtà di quell’area che cerca una emancipazione sociale e popolare, ecologista e antisessista”. Finiti gli interventi, un corteo è sfilato fin sotto la Prefettura, al coro “Erdogan assassino”.