Visioni

Cristina Zavalloni, l’incanto di una voce suprema

Cristina Zavalloni, l’incanto di una voce supremaCristina Zavalloni

Note sparse Esce «Twisted», un progetto insieme a Michel Godard

Pubblicato più di un anno faEdizione del 12 luglio 2023

La meraviglia del canto di Cristina Zavalloni che intona con ricordi di fado una sensazionale Mira la Madrugada in apertura dell’album Twisted (Encore Music). Si prende lo spazio di un assolo Michel Godard che è il partner in tutta l’impresa con la tuba, il serpentone e il basso elettrico. Meraviglia in questo momento godardiano di frasi con la memoria di Mingus. Poi Zavalloni, vocalista dalle mille risorse e dalle mille curiosità, riprende con variazioni morbide la linea di una melodia scritta proprio in tandem dai due protagonisti. In questa parte siamo incoraggiati a pensare che forse tra il fado e il blues il passo potrebbe essere breve. Nella title track si ammira l’elogio e la decostruzione della tradizione scat e della tradizione recitativo. Ma la parte decostruttiva prevale perché Zavalloni non si cura di nessuna tradizione e mostra se stessa in quel tanto di sventatezza gioiosa che è presente nel suo lessico.

QUI LA DUTTILITÀ e il virtuosismo della vocalista, la sua espressività «spudorata», sono al massimo grado. Virtuosismo dell’usare la voce a piacere verso il piacere musicale e non. Sull’onda dell’amore è una vera commovente canzone. Zavalloni da amare in una melodia distesa struggente (come si diceva una volta, prima che l’agguerrito critico letterario Andrea Cortellessa ponesse il veto all’uso del termine). Struggente, ecco com’è il canto di Zavalloni insieme alle punteggiature di Godard che finge di stare in sottofondo e invece agisce come quello «senza il quale questo disco non sarebbe stato possibile». Melodia di carattere esteuropeo? Ma che vuol dire esteuropeo, che vuol dire occidentale, che vuol dire classificare per confini (di imperi, poi!) le musiche del mondo? Certo, la bellezza del timbro profondo della voce in questa melodia dal sapore «antico» è impagabile. In Idea ancora un po’ di mondo scat più dosi giuste di «scherzo» o «capriccio». Dosi giuste di canto lirico aperto e intimo.
La duttilità e il virtuosismo della vocalista, la sua espressività «spudorata», sono al massimo grado. Virtuosismo dell’usare la voce a piacere verso il piacere musicale e non.

È GODARD a introdurre Sulla scala delle sfere ed è eloquio jazz tra i più sapienti, per quanto «classico», esibito con lo strumento (tuba o serpentone? a dire il vero non lo sappiamo dire) tra i più gravi che esistano. Al mirabile «borbottio» di Godard si unisce Zavalloni in una simile maniera musicale e così si fa festa grande. A Trace of Grace è uno splendido blues di Godard e di Linda Bsiri. Ellingtoniano nella parte tematica e nel lieve/profondo assolo dello strumentista. Zavalloni si limita a cantare la melodia… se questo è un limite… no, è incanto di ascoltare «quel che può una voce» tra gravi e acuti elegantissimi.

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