Facile suonare il soul? Provate a chiederlo ai fior di musicisti che si sono cimentati nel genere, agli interpreti che ne hanno accompagnato ritmi e melodie con le loro voci. Altro che semplice, oltre che tecnica ci vuole (tanto) sentimento. Uno stile capace di conquistare un’artista appartenente a mondi all’apparenza lontani come Cristina Zavalloni, che ha esplorato la musica contemporanea e il barocco, il Brasile e la classica, interprete di prime esecuzioni per Carlo Boccadoro, Luca Mosca, Emanuele Casale.E potremmo continuare all’infinito.

E allora cosa ci azzecca Cristina Zavalloni con il soul? Ci azzecca eccome e nonostante le sue stesse resistenze iniziali, ha licenziato per la Jando Music uno scoppiettante The Soul Factor, costruendo undici pezzi nel segno di Aretha Franklin, tutti temi originali tranne uno – A natural woman, scritti in coppia con Uri Caine.

«Enzo Capua (giornalista e produttore, ndr) – spiega la cantante bolognese – mi ha fatto una corte spietata, voleva a tutti costi fare un omaggio a Aretha Franklin con pezzi suoi e cover. E voleva farlo con me, gli dicevo che non ne capivo la ragione, non ero la persona giusta e non era nelle mie corde. E così per anni. E poi ha trovato le sponde giuste, la Jando Music e Via Veneto jazz che producevano il progetto e mi ha detto: ’guarda che sono serio’. A quel punto ho ragionato e ho rilanciato. Se mi lasci scegliere il partner giusto, se mi lasci optare per una serie di originali ispirati a quel mondo ma non a cover di Aretha gli ho detto, allora se ne può parlare. Devo essere in condizione di sentirmi in grado di muovemi in un ambito che posso padroneggiare un po’ di più. Poi gli ho proposto Uri Caine come partner e si sono dimostrati subito entusiasti».

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Quella con Caine è una collaborazione di lunga data «La nostra estrazione è diversissima ma poi ci incontriamo su territori simili. Abbiamo amori comuni che vanno dalla musica colta europea al jazz, insomma parliamo una lingua comune, bianca. Lo dico perché mi serviva di sentirmi suffragata per non diventare ridicola in un ambito che non è il mio. Io ho voluto fare un omaggio a un genere che non ho mai frequentato, ma da italiana cresciuta fra i ’70 e gli ’80 ho ovviamente respirato. Con gli amici in discoteca, ascoltando la Franklin, Stevie Wonder o la disco delle Sister Sledge o Diana Ross. Sono canzoni che in qualche modo ho metabolizzato nel mio bagaglio, poi magari non era quello che facevo…»

L’indiscreto fascino di Soul Factor conquista perché porta la vocalità della Zavalloni al servizio di uno stile diverso dal suo, così da non sembrare né una forzatura né un rimasticamento di cose sentite. Realizzato, soprattutto, con estremo divertimento…

«Sembra che facciamo una grandissima ricerca, in realtà noi artisti siamo creature semplici. Abbiamo sempre voglia di divertirci. Con Uri abbiamo lavorato a quattro mani, lui mi mandava le basi con degli esempi, dei piccoli groove oppure delle song complete. Le sceglievo e gliele rimandavo. Uri è nato e cresciuto a Philadelphia, accompagnando la madre che eseguiva il repertorio di Aretha, quindi conosceva bene quel sound». E ha scelto, aggiungiamo noi, una sessione ritmica di assoluto rispetto: David Gilmore alla chitarra, Gene Lake alla batteria, Fima Ephron al basso, con la tromba di Ralph Alessi e il sax di Chris Speed.

Tra ritmi sferzanti, languori inaspettati Hated woman è un tiratissimo funk, per chi ascolta l’apice dell’album: «Ahhh (ride, ndr), è anche il mio pezzo preferito. E mi piacerebbe dire che nasce dalla fantasia. Il testo di Hated woman (donna odiosa…) l’ho scritto perché avevo qualcosa da dire a una certa signorina…. Temevo fosse troppo forte e l’ho mandato a Uri prima ancora che fosse pronta la musica – sugli altri pezzi ho creato il testo con la parte musicale già pronta – chiedendogli di comporre la musica. L’ha trovata ’strong stuff’, roba forte, ma non se l’è sentita di scrivere il pezzo. Poi tra le centinaia di sketches (le bozze) ho trovato un groove fantastico. E lì è nato tutto». Non ci sono coriste nel disco, tutte le armonizzazioni sono opera della cantante. «In realtà dovevano esserci due coriste, poi è saltata la sessione. A quel punto ho fatto una cosa che mi capita spesso con mio padre, sovraincidere i cori. Ho armonizzato le note sui fiati e tutti si sono divertiti una volta realizzati, tanto che mi hanno chiesto di farlo in tutto il disco…».

Per la promozione di The Soul Factor era previsto un lancio e un concerto a Umbria Jazz: «Ma sono incinta in maniera vergognosa… È tutto rimandato, però tra qualche mese si parte…».