I Paesi del G7 hanno donato ai paesi più poveri solo il 49% dei 2,1 miliardi di vaccini Covid annunciati. Se l’anno scorso fosse stata mantenuta questa promessa avrebbe permesso di salvare quasi 600 mila vittime del virus nei paesi a basso e medio reddito, circa 1 al minuto.

È la denuncia lanciata da Oxfam ed Emergency, membri della Peoplès Vaccine Alliance (Pva), alla vigilia del vertice G7 in Germania. Il Canada ha consegnato solo il 30% dei 50,7 milioni di dosi annunciate. Il Regno Unito il 39% su 100 milioni, gli Stati Uniti il 46% su 1,2 miliardi. L’Italia ha fatto un meglio: il 56% su 100,7 milioni di dosi promesse. La Francia è arrivata al 57% su 120 milioni, mentre Giappone e Germania raggiungono rispettivamente il 64% su 60 milioni e il 66% dei 175 milioni di dosi.

«Complessivamente i Paesi europei hanno consegnato appena il 56% dei 700 milioni di dosi promesse – hanno detto Sara Albiani, policy advisor sulla salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, presidente di Emergency- Nel frattempo hanno già iniziato ad accaparrarsi scorte della nuova generazione di vaccini per la variante Omicron sviluppati da Pfizer e Moderna. Si ripropone, in altre parole, il circolo vizioso e pericoloso che ha portato all’attuale apartheid vaccinale, con i Paesi poveri che dovranno fronteggiare i nuovi contagi con vaccini sempre meno efficaci».

Secondo i dati di Airfinity i paesi ad alto reddito potrebbero essersi assicurati oltre la metà (il 55%) dei nuovi vaccini a mRNA per la variante Omicron sviluppati da Moderna e Pfizer/BioNTech, prima ancora che siano stati approvati per l’uso. Cosa che lascia ancora una volta i Paesi più poveri in fondo alla coda. Nel dettaglio si stima che i Paesi ricchi si siano già assicurati il 61% dei 409 milioni di nuovi vaccini prodotti da Pfizer/BioNTech e il 36% dei 113 milioni prodotti da Moderna.

«I Paesi ricchi hanno tradito in modo palese le promesse e continuano a farlo. Dopo aver accumulato la stragrande maggioranza delle scorte mondiali per sé stessi, avevano dichiarato di poter donare ai Paesi poveri gli avanzi, ma nemmeno questo hanno fatto – continuano Albiani e Miccio – Hanno lasciato scadere centinaia di milioni di dosi nei magazzini, anche se si trattava di vaccini che avevano deciso di non utilizzare come Johnson, inviando vaccini come Astrazeneca – sconsigliato per gli under 60 – in Paesi con una età media molto giovane. Questi numeri mostrano il totale fallimento del sistema delle donazioni di vaccini, confermando la necessità di quanto chiediamo da 2 anni: consentire la libera produzione di vaccini e terapie direttamente nei paesi a basso e medio reddito, sospendendo i diritti di proprietà intellettuale.» Nuovi dati pubblicati ieri dall’Imperial College London hanno rivelato inoltre che 599.300 decessi avrebbero potuto essere evitati nel 2021, se il 40% della popolazione in tutti i paesi del mondo fosse stato completamente vaccinato e che i miliardi di dosi non pervenuti dai Paesi del G7 sarebbero stati sufficienti per raggiungere quest’obiettivo.

Nonostante una copertura vaccinale così bassa, la ricerca dell’Imperial College dimostra che i vaccini Covid hanno salvato 446.400 vite in Africa e 180.300 nei Paesi a basso reddito. Ad oggi solo il 14% delle persone nei Paesi a basso reddito e il 18% delle persone nel continente africano sono completamente vaccinati, ben lungi dall’obiettivo di avere una copertura del 70% in tutte le nazioni entro la metà del 2022. Nel frattempo, le nazioni ricche guidate dall’Unione europea e dal Regno Unito hanno imposto nell’ultimo incontro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, un accordo che non prevede la sospensione alla proprietà intellettuale su vaccini, trattamenti e tecnologie che avrebbero consentito ai paesi in via di sviluppo di produrre i propri vaccini generici. Al contrario aggiunge nuovi ostacoli burocratici, proteggendo gli interessi monopolistici e molto redditizi di aziende come Pfizer/BioNTech e Moderna. Da qui l’appello della Pva a tutti i paesi che devono far fronte alla carenza di vaccini, test e terapie di mettere in atto tutte le iniziative legali e politiche possibili per salvare vite e mettere fine alla pandemia, utilizzando le clausole di flessibilità delle regole del commercio internazionale e aggirando, se necessario, le disposizioni imposte dall’OMC. Al tempo stesso chiediamo con forza che i paesi del G7 non li ostacolino nell’adozione di queste misure.

«Centinaia di migliaia di vite sono state salvate in Africa grazie ai vaccini, ma altrettante se ne sono perse – concludono Albiani e Miccio – Molti paesi hanno aspettato un anno per ricevere le prime dosi, poi le hanno ricevute tutte in una volta, spesso così vicine alla scadenza da non poter esser utilizzate, soprattutto in paesi con sistemi sanitari molto fragili. Come successo nel caso dell’1,5 milioni di dosi donate dall’Italia alla Tunisia, lo scorso agosto, a 2 mesi dalla scadenza; o come successo in Nigeria, dove il Governo è stato costretto a gettare 1 milione di dosi appena ricevute. I Paesi in via sviluppo non vogliono dover aspettare l’elemosina, vogliono produrre le proprie dosi e ne hanno diritto; ma di fatto i Paesi ricchi continuano a difendere gli interessi delle società farmaceutiche, un sistema monopolistico che sta rendendo 5 volte più costoso vaccinare la popolazione mondiale e consente a chi detiene I brevetti dei vaccini di realizzare profitti per 1.000 dollari al secondo, come dimostrato dalle ultime ricerche della Pva»