Visioni

Cosce di tacchino e shopping compulsivo, l’America 2.0

Cosce di tacchino e shopping compulsivo, l’America 2.0«Freedom from Want» di Norman Rockwell,

Thanksgiving La festività a stelle e strisce ai tempi del Covid-19, dove impazza il furore «laico» del Black Friday

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 24 novembre 2020

Norman Rockwell è il cantore dell’americanità scanzonata, familiare e pop; ritrattista (talvolta anche autoritrattista) di primissimi piani dalle espressioni buffe di cui sono zeppi anche i nostri schermi di lavoratori remoti radunati su meet o zoom, facce facciose come quelle dei Peanuts, su corpi che corrono e sbucano da icone stelle e strisce: cassette delle lettere rosse, banconi di tavole calde, steccati come quelli che Tom Sawyer riesce a farsi dipingere dagli amici; piene dunque di discoli Tom ma anche di più epici e defilati Huckleberry e Jim. Perché Rockwell era capace di sterzare da una quotidianità di ginocchia sbucciate e case linde alla rappresentazione di temi sociali come la segregazione razziale; accade in The Problem We All Live With dipinto dedicato alla bambina afroamericana Ruby Bridges, che nel 1960 venne scortata dai poliziotti al suo primo giorno alla scuola elementare W.Frantz, aperta fino a quel momento solo ai bianchi. Nel disegno procede, fiera little fearless girl biancovestita, sullo sfondo di un muro bersagliato da pomodori e ingiurie; un lavoro divenuto emblematico al punto che pochi giorni fa l’artista Bria Goller ha voluto fare di quella Ruby, dritta e fresca come giovinetta palma, l’ombra proiettata da Kamala Harris idealmente diretta alla Casa Bianca in una illustrazione dedicata alla Vice di Biden a segnare una continuità di primi giorni di scuola e tabù infranti.

E ALL’IRONICO americanissimo Rockwell si devono anche molte rappresentazioni, tra dipinti e copertine del Saturday Evening, della più tipica delle festività Usa: il Thanksgiving, che tra tutte, dal Baby shower ad Halloween è anche la meno esportabile; se la vigilia di Ognissanti ha radici europee, ha che fare coi riti celtici e un culto di morti e della morte dell’anno trasversale a molte tradizioni, il Ringraziamento è faccenda del tutto locale. Si ricorda, ogni quarto giovedì di novembre, il giorno in cui, nel 1621, i pellegrini della Mayflower ringraziarono ufficialmente per il raccolto il loro Dio invece dei nativi che a Plymouth in Massachusetts, suggerirono ai cocciuti e affamati calvinisti di lasciar perdere sementi di importazione, piuttosto di piantare mais e allevare bestie autoctone, i tacchini. Tutto questo anche se l’iconografia della festa vuole pellegrini e indigeni seduti a consumare insieme le pannocchie, fatto che solo Mercoledì Addams ha avuto il coraggio di denunciare come fake nel secondo episodio del film di Sonnenfeld con Angelica Huston.
Sono i film e i telefilm ad aver fatto conoscere anche in Italia il Ringraziamento col suo corredo di cosce di tacchino impennacchiate, patate dolci, torte di zucca e salsa di mirtilli serviti sulle tavole di casa di Hanna (e le sue sorelle) raccontata da Woody Allen, Lola (in Lola Darling, lungometraggio d’esordio di Spike Lee), del Ristorante di Alice nella pellicola di Penn che si intitola così. Nell’appartamento newyorkese di Monica Geller nella serie Friends e in altre cento trame, quasi sempre foriere di tragedie familiari tipiche dei ritorni a casa (si veda anche alla voce A casa per le vacanze di Jodie Foster): il rientro in famiglia non è mai indolore, che sia il 25 dicembre o il 25 novembre.

MENO che mai in una stagione dove tra le mura domestiche si è costretti da mesi e neanche Dorothy Gale sgranerebbe più gli occhioni sognanti sospirando che noplaceislikehome. Sia come sia , l’idea di un giorno dedicato al raccoglimento (oltre che al raccolto), su cui neanche De Luca o la Cei avrebbero niente da ridire, qua non attecchisce; ovviamente però è stato sdoganato lo sbraco consumistico del suo day after: il Black Friday di dubbia origine onomastica (nero per il traffico di Philadephia, già negli ani Cinquanta il giorno dopo la festa? nero perché in nero erano contabilizzati i guadagni dei commercianti americani?) in cui dopo le indigestioni alimentari in America ci si abbuffa di shopping a prezzi vantaggiosi e si fanno i regali di Natale.
Saldi anticipati che cominciano una settimana se non un mese prima del maledetto venerdì. E, attenzione, ci sarebbe anche il Cyber Monday dedicato allo shopping on line, se vigesse ancora una dicotomia tra i canali d’acquisto. Ora si compra tutti i giorni e tutto il giorno su web, è Amazon a dare le carte ed è a lui che le Associazioni di categoria nostrane si sono rivolte chiedendo una settimana di rinvio delle offertissime on line per concedere tregua a PMI vessate da crisi economica e restrizioni da covid. La filiale francese del colosso d Jeff Bezos ha accolto la richiesta analoga del Ministero dell’Economia francese, in Italia Confesercenti non sembra aver avuto ancora lo stesso appeal.
Se il Black Friday può diventare il termometro statistico dell’andamento e dei consumi invernali anche italiani ed europei come succede per quelli americani, c’è da chiedersi che succederà ora che i nostri territori hanno tutte le sfumature delle foglie d’autunno: gialle, arancioni o rosse, tutte contrastano col nero.
In America, tantomeno in Italia, le tavole non somiglieranno a quelle che Rockwell mostra in Freedom from Want conosciuta anche come The Thanksgiving Picture o I’ll Be Home for Christmas, affollate di commensali e parenti dai sorrisi distesi e distese di pietanze lustre su tovaglie inamidate; famiglie ed esistenze rappresentate, per ammissione dell’artista, come vorrei che fossero . E non sarà possibile neanche rendere grazie alla maniera della donna raffigurata in Saying Grace, seduta, accartocciata quasi, al tavolo di un locale gremito, intenta in una furiosa preghiera pre pasto, in cui di certo ha trascinato il ragazzetto (figlio o nipote) accanto a sè. Su di loro gli occhi degli altri clienti del locale, imbarazzati, divertiti e soggiogati dall’impenetrabile devozione che racchiude quei due in un cerchio magico.

EPPURE, al netto delle tavolate (mancheranno poi a tutti?) e del connotato religioso, sarebbe salutare fare esperienza oltre che degli sconti anche della gratitudine, e fare del quarto giovedì del mese quello che Kennedy nel suo discorso del Thanksgiving del 1961 ha definito «a day of contemplation» sulle proprie fortune, rare o abbondanti che siano. L’occasione annuale di trattare con una trascendenza purchessia, sapendo che poi si può fare i conti solo con se stessi individui legati a moltitudine interconnessa. Mettendo a punto il modo (è sempre Kennedy) non solo di preservare le nostre benedizioni, ma anche per estenderle agli altri.
Specie se nell’anno 2020 si può ancora contare su una casa da cui voler evadere, un affetto stabile con cui litigare, salute decente, una qualche forma di tacchino, due soldi da spendere non solo on line o a beneficio degli affamatori da gig economy (si veda alla voce Sorry we missed you, ultimo film Ken Loach); e magari su un amico per cena, ma non, naturalmente, nel senso che intendeva Hannibal Lecter.

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