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«Corpi nel cosmo», strategie per la salute psico-fisica degli astronauti

«Corpi nel cosmo», strategie per la salute psico-fisica degli astronautiAngelique Van Ombergen

INCONTRI La scienziata dell’Esa domani sarà alla XXII/a edizione di Bergamoscienza

Pubblicato 17 minuti faEdizione del 11 ottobre 2024

Lo spazio è un ambiente molto impegnativo per la vita. A pensarci bene, tutta la vita (almeno quella che conosciamo) è nata nelle medesime condizioni della Terra: acqua, atmosfera, campo elettromagnetico che protegge dalle radiazioni cosmiche e, naturalmente, gravità.

POICHÉ L’UMANITÀ mira ambiziosamente a viaggiare sempre più in profondità e a lungo nello spazio, verso Marte e forse anche oltre, dobbiamo assicurarci di poter affrontare i principali rischi che lo spazio comporta per i nostri astronauti. E nel farlo, impareremo anche lezioni preziose che potranno essere utili agli abitanti della Terra.

Un pericolo ben studiato è la micro-gravità e la gravità parziale. Gli astronauti sperimentano una gravità prossima allo zero sulla Stazione spaziale internazionale e ne avranno solo una frazione sulla Luna e su Marte. Questo ha un impatto negativo sulle ossa e sui muscoli degli astronauti, che perdono fino all’1% della loro densità ogni mese. Una routine di esercizi rigorosi e quotidiani aiuta a mantenere la salute fisica e psicologica, ma le missioni più lunghe su Marte richiederanno ulteriori strategie di mitigazione. Le agenzie spaziali e gli scienziati stanno studiando una serie di strumenti e tecniche: gravità artificiale, stimolazione neuromuscolare, restrizione del flusso sanguigno. Ciò potrebbe essere utile anche per i pazienti affetti da osteoporosi sulla Terra.
Va notato che la micro-gravità e la gravità parziale danno luogo a ulteriori problemi, come una ridistribuzione dei fluidi nel corpo, con una maggiore quantità di fluidi verso la parte superiore del corpo e la testa. Per quest’ultimo aspetto, come potenziale contromisura si stanno studiando tute che forniscono una pressione negativa nella parte inferiore del corpo, riportando i fluidi verso le gambe. La situazione diventa ancora più complicata se si considera che le misure che funzionano bene per un sistema fisiologico potrebbero potenzialmente essere controproducenti per un altro. L’ideale sarebbe trovare il Santo Graal in grado di contrastare tutti i cambiamenti corporei indesiderati in un’unica soluzione, ma molto probabilmente sarà molto più complicato di così.

IN SECONDO LUOGO, le radiazioni spaziali rappresentano un pericolo molto significativo per gli astronauti in missione sulla Luna, su Marte e oltre. L’esposizione ai raggi cosmici e alle radiazioni solari può aumentare il rischio di cancro e danneggiare il sistema nervoso centrale, solo per citare alcuni potenziali effetti collaterali. Gli scienziati stanno studiando tecniche di schermatura innovative per le navicelle e gli habitat spaziali, che saranno di fondamentale importanza se vogliamo che gli esseri umani vivano e lavorino nell’ambiente dello spazio profondo per periodi di tempo più lunghi. Si sta esplorando anche il potenziale dei farmaci radioprotettivi e dei nutraceutici (derivati da fonti alimentari). Questi ultimi potrebbero fornire nuovi spunti anche per le terapie contro il cancro sulla Terra.

In terzo luogo, l’isolamento, aspetto a cui tutti possiamo fare riferimento almeno in parte dopo la pandemia Covid-19, costituirà un forte fattore di stress per la salute psicologica degli astronauti. Gli astronauti sono lontani dalla famiglia e dagli amici, sono limitati a uno spazio ristretto, le loro attività sono molto monotone, ecc. Prestare attenzione alla salute psicologica dell’equipaggio è fondamentale e i ricercatori stanno studiando nuovi modi per garantire che le persone possano affrontare questo stress, ad esempio la VR, l’esercizio fisico e la mindfulness. Lunghi periodi di forte stress in ambienti isolati e confinati possono portare a conflitti interpersonali o a dinamiche di squadra distorte, che potrebbero avere un impatto negativo sul successo della missione e sulla salute dell’equipaggio.

INFINE, LE MISSIONI SPAZIALI su Marte richiederanno agli astronauti un viaggio di oltre 200 milioni di chilometri per raggiungere il Pianeta Rosso. Questa distanza dalla Terra impone che l’equipaggio sia molto autonomo e che i sistemi di supporto vitale e alimentare siano altamente efficienti e sostenibili. La lontananza porterà anche a ritardi nelle comunicazioni o addirittura a blackout. Ricercatori e ingegneri si stanno concentrando su queste aree per rendere meno rischiose le missioni di volo umano nello spazio e, nel frattempo, stanno imparando a riciclare i rifiuti e l’acqua in modo più sostenibile, oltre a tecniche di agricoltura innovative per la Terra.

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