Contro il coronavirus «estendere il reddito di cittadinanza a precari e freelance»
La proposta In attesa del decreto annunciato dal governo a tutela dei lavoratori sta circolando in rete l'appello "La cultura non viene (mai) dopo" con un'idea strutturale che serve anche ad affrontare l'emergenza oggi: "Per tutelare precari e freelance si può modificare subito una misura che continua a escludere troppe figure, rendendo più ampio l’accesso alla domanda e dunque aumentando i beneficiari". Il sindacato Adl Cobas: "In ogni caso è necessario da subito un "reddito di quarantena" per tutti coloro che sono esclusi dagli ammortizzatori sociali previsti per il lavoro dipendente". Giovedì 12 marzo assemblea telematica sulla piattaforma Adobe Connect
La proposta In attesa del decreto annunciato dal governo a tutela dei lavoratori sta circolando in rete l'appello "La cultura non viene (mai) dopo" con un'idea strutturale che serve anche ad affrontare l'emergenza oggi: "Per tutelare precari e freelance si può modificare subito una misura che continua a escludere troppe figure, rendendo più ampio l’accesso alla domanda e dunque aumentando i beneficiari". Il sindacato Adl Cobas: "In ogni caso è necessario da subito un "reddito di quarantena" per tutti coloro che sono esclusi dagli ammortizzatori sociali previsti per il lavoro dipendente". Giovedì 12 marzo assemblea telematica sulla piattaforma Adobe Connect
Devono restare a casa per rallentare il contagio da coronavirus ma non hanno un reddito che gli permette di sopravvivere. In questa situazione si trovano i lavoratori autonomi e freelance, chi è sospeso nella zona grigia tra lavoro subordinato e autonomo, tra la partita Iva e l’impresa personale nell’editoria, gli intermittenti dello spettacolo, le guide turistiche, i consulenti, i traduttori, formatori, consulenti, interpreti, grafici, educatori e anche i riders. Nella maggioranza dei casi questi lavoratori non hanno un contratto e per questo, già in tempi ordinari, non possono accedere agli ammortizzatori sociali previsti per il lavoro dipendente. In tempi straordinari, sono costretti a vivere una doppia pena: non lavorare e non essere tutelati in nessun modo. Solo una parte di questo continente del quinto stato che lavora a partita Iva, ma può anche lavorare a contratto per brevi periodi, sarà interessato a una delle misure alle quali sta pensando il governo in un decreto che, oltre alla sospensione di mutui e bollette o voucher per baby sitter, dovrebbe estendere in via straordinaria la cassa integrazione in deroga per le imprese sotto i cinque dipendenti. Quest’ultima richiesta è avanzata per i lavoratori dello spettacolo da Fistel Cisl, Uilcom Uil, Slc Cgil, Alleanza delle cooperative, Anica, Agis, Confartigianato, tra gli altri. Per le partite Iva il governo ha ipotizzato anche un indennizzo di 500 euro per un massimo di tre mesi, oltre alla sospensione di tasse e contributi. Considerata l’eterogeneità delle tipologie lavorative coinvolte, e la pluralità dei loro rapporti lavorativi, è purtroppo possibile che saranno in molti a non essere interessati da una misura che sembra essere insufficiente per contrastare una crisi di lunga durata.
Da ieri circola in rete l’appello «La cultura non viene (mai) dopo» con una proposta interessante: estendere il «reddito di cittadinanza» alle figure del precariato e a quelle del lavoro autonomo nei servizi. È promosso da case editrici indipendenti come Momo edizioni, Red Star Press, Rina Edizioni, D editore, Coconino Press, Lorusso Editore,Milieu Edizioni, Manifestolibri, Pulp – Quotidiano dei libri. Tra gli altri ci sono Attac Italia, Assalti Frontali, il sindacato Clap, Dinamopress, il Bin Italia. Hanno aderito, tra gli altri, Rossana Campo, Paolo Berdini e Augusto Illuminati. «Sosteniamo l’urgenza dell’istituzione di un reddito garantito, “di quarantena” anche attraverso l’ampliamento dell’attuale reddito di cittadinanza che continua a escludere troppe figure, rendendo più ampio l’accesso alla domanda e dunque aumentando i beneficiari» sostiene Mattia Tombolini, direttore editoriale di Momo. Una proposta che potrebbe rispondere da subito all’emergenza e, in prospettiva, affrontare uno dei problemi strutturali della misura in vigore del «reddito di cittadinanza»: i criteri fiscali e patrimoniali troppo ristretti che escludono un’enorme fascia di lavoratori.
L’ espressione «reddito di quarantena» sta circolando da qualche giorno e ha riscosso un certo interesse fino al punto da diventare l’oggetto di una rivendicazione in un presidio di riders e precari a Bologna davanti alla regione Emilia Romagna il 3 marzo scorso. Lo ha proposto anche il movimento Ambiente diritti e uguaglianza in Valle d’Aosta. Gli educatori scolastici dipendenti di cooperative sociali a Reggio Emilia lo ritengono uno strumento indispensabile contro il «virus della precarietà».
La proposta è stata formulata dall’Adl Cobas e ha raccolto l’adesione di spazi sociali e di molte cooperative di lavoratori autonomi che hanno organizzato forme di mutualismo. Si tratta «di una garanzia di reddito indispensabile, un sostegno economico immediato per tutti i precari della cultura, e per tutte le piccole imprese culturali del paese. E se possibile allargando la stessa misura a tutti i precari» sostiene Luca Dall’Agnol di Adl Cobas. Di «reddito di quarantena» si parlerà anche in un’assemblea virtuale convocata domani alle 18. Ci si potrà collegare sulla piattaforma Adobe Connect. In un tempo di «distanziamento sociale» cambiano anche le modalità di discussione politica.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento