Roberto Fico, colui il quale con la sua presa di posizione contro Di Maio avrebbe spazzato via ogni dubbio del ministro degli esteri sulla scissione, ieri si è presentato alla sede del Movimento 5 Stelle di via Campo Marzio. È stato pensato come il giorno della riscossa di Conte, dopo la batosta subita soprattutto nel gruppo a Montecitorio con cinquantun parlamentari in uscita, e il presidente della Camera ha voluto esserci assieme a quel che rimane della vecchia guardia e i nuovi colonnelli: Vito Crimi, Paola Taverna e Roberta Lombardi assieme a Mario Turco e Nunzia Catalfo. «La scissione è una operazione di potere e non politica – dice Fico – È stata usata con una strumentalità senza precedenti. Negli anni abbiamo costruito a fatica il M5S ma oggi siamo più forti di prima».

«NON CHIEDERÒ le dimissioni di Di Maio – dice Conte a Otto e mezzo su La7 – Lascerei che si interroghi con la propria coscienza e decida. Ho letto le agenzie del suo discorso, non ho capito quale sia il suo progetto politico. L’obiettivo, a suo dire, è difendere l’euroatlantismo, a cui però non mi sembra che nessuno vi stia attentando. E poi appoggiare il governo Draghi, ma anche qui lo stiamo facendo in tantissimi». Rivendica anche di essere stato lui per primo a contestare il principio dell’«uno vale uno», che il giorno precedente Di Maio ha rinnegato per testimoniare la sua evoluzione politica. Ma Conte non vuole sentire parlare di uscite dal governo e tanto meno di abbandonare la leadership. «Con la risoluzione chiedevamo maggiore coinvolgimento delle camere come è normale in ogni democrazia parlamentare – rivendica – Siamo stati messi molto in difficoltà ma il nostro appoggio non è venuto meno». In verità, quando incontra i parlamentari utilizza una formula un po’ meno netta: «Ho detto più volte pubblicamente: questo governo è nato grazie a noi. Qualcuno forse se lo sta dimenticando. Continua con noi e continuerà con il nostro appoggio sino a quando potremo continuare a portare avanti le nostre battaglie». L’avvocato considera la rottura di Luigi Di Maio come inevitabile («seguiva da tempo una sua agenda») e ritiene che adesso il nuovo corso può procedere senza ostacoli. Insomma, la frattura con l’ex capo politico sarebbe la conferma che dentro i 5 Stelle c’era davvero qualcuno che remava contro.

IN SERATA l’assemblea congiunta dei parlamentari accoglie calorosamente l’ex premier: tutti in piedi e un lungo applauso. A deputati e senatori viene consegnata la linea dei prossimi giorni: «Adesso sarà possibile muoversi senza ostacoli». Tanto che uno dei vice, Mario Turco, si spinge a dire che scorrendo le liste di quelli che sono passati con Di Maio finalmente si conoscono i nomi di quelli che remavano contro (gli ex compagni di viaggio protestano: «Siamo alle liste di proscrizione?»). Cerca di abbassare i toni l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino: «Di Maio e diversi parlamentari hanno fatto una scelta che non condivido assolutamente, ma che non cancella quanto fatto e vissuto insieme in tutti questi anni. Che, nel bene e nel male, ci ha portato ad essere ciò che siamo». Concetto che Conte ripeterà agli eletti: «Nessun rancore verso chi ha fatto parte della storia di questa comunità». «I numeri contano ma conta il peso politico, al di là dei numeri in parlamento», è la sintesi di Riccardo Ricciardi, altro vice che nei giorni scorsi aveva spinto per l’espulsione del ministro degli esteri. «Siamo di meno ma non è detto che saremo meno forti – ribadisce Conte – Avremo più tranquillità di portare avanti le nostre battaglie senza sentire il peso del ricatto di far eventualmente cadere l’emisfero occidentale».

BEPPE GRILLO ha annullato la sua trasferta romana prevista per oggi. Conte assicura: il fondatore è con lui. «Ci siamo confrontati, siamo dispiaciuti umanamente ma lui è dalla parte del M5S e delle persone che ogni giorno si rimboccano le maniche per i suoi principi». La figura di Grillo in questa fase evoca la questione decisiva del tetto dei due mandati. Il leader a questo punto non ha davvero campo libero: deve mediare tra la richiesta di deroga a quel principio da parte di alcuni dei parlamentari rimasti fedeli e le aspettative di Grillo, che ha molto a cuore quello che considera l’ultimo elemento identitario rimasto del Movimento 5 Stelle.

MA PRIMA BISOGNA arginare il rischio di altre emorragie. Gli scissionisti aspettano i 5 stelle al varco delle prossime nomine interne e si dicono certi del prossimo passaggio di Lucia Azzolina. È sparito dai radar Riccardo Fraccaro, che altri danno in procinto di traslocare. Più clamoroso sarebbe l’addio dell’ex guardasigilli (e allievo di Conte ai tempi dell’università) Alfonso Bonafede, che con Fraccaro costituiva un duo di pretoriani stretta osservanza dimaiana. Infine, tace da giorni l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi.