Consiglio europeo, l’ultima bozza è quella della svolta
Affondo perduto Ridimensionati i frugali, Michel propone di mantenere il Recovery plan da 750 miliardi con 390 di sovvenzioni e 360 di prestiti. Per la prima volta c’è un debito comune. Per i nordici 26 miliardi di sconti e freno d’emergenza «light»
Affondo perduto Ridimensionati i frugali, Michel propone di mantenere il Recovery plan da 750 miliardi con 390 di sovvenzioni e 360 di prestiti. Per la prima volta c’è un debito comune. Per i nordici 26 miliardi di sconti e freno d’emergenza «light»
Compromesso a portata di mano sulla risposta dell’Unione europea alla drammatica crisi causata dal Covid, più di 200mila morti in Europa e una previsione di calo del pil complessivo di più dell’8%, con un aumento esponenziale della disoccupazione.
Leggi qui il testo ufficiale dell’accordo pubblicato il 21 luglio mattina
Le discussioni erano ancora in corso ieri sera tra i 27, al Consiglio europeo più lungo della storia della Ue, quattro giorni e quattro notti. L’ultima bozza del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, propone di mantenere il piano di 750 miliardi, il 30% destinato alla lotta contro il riscaldamento climatico, con 390 miliardi di sovvenzioni e 360 di prestiti (da restituire).
IERI LA TENSIONE si è concentrata sull’entità del piano di Rilancio e sulla ripartizione tra sovvenzioni e prestiti. Le concessioni ottenute dai “frugali” – Olanda, Danimarca, Austria, Svezia, a cui si è unita per alcuni aspetti la Finlandia – non hanno snaturato il senso dell’intervento straordinario della Ue.
Ci sono «avanzamenti» sulle regole di funzionamento, ha spiegato Emmanuel Macron ieri sera, lo «spirito di compromesso» dovrebbe prendere il sopravvento. Per Angela Merkel, l’importante è che ci sia una «risposta necessaria a una situazione eccezionale» che richiede «sforzi eccezionali».
L’Olanda avrebbe voluto ridurre al minimo le sovvenzioni. Sul diritto di veto – cioè di controllo – sui piani nazionali, che potrebbe comportare un’imposizione di riforme, l’ultima bozza di Michel riprende l’idea di un freno di emergenza light: la Commissione chiede il parere dell’Econfin sui vari piani nazionali di rilancio, che cerca un consenso tra i 27.
In caso di sospetti di «serie deviazioni» rispetto agli obiettivi dell’interesse comune ci sarà l’esame del Consiglio. L’Italia avrebbe voluto che il controllo restasse nelle mani della Commissione, ma i “frugali” non si fidano, perché accusano Bruxelles di essere stata lassista e di aver lasciato alla deriva deficit e debiti. Sulle condizioni legate al rispetto dello stato di diritto, bestia nera di Polonia e Ungheria (a cui si è aggiunta la Slovenia) ci sarà un voto a maggioranza qualificata al Consiglio europeo, su proposta della Commissione, ma dovranno essere rispettati «il principio di oggettività, la non discriminazione» e un «eguale trattamento».
Da regolare anche la condizionalità relativa al rispetto dell’obiettivo per il clima – la neutralità carbone entro il 2050 – che non piace all’est.
NEI GIORNI PRECEDENTI ci sono stati risultati precisi: l’idea di un piano di rilancio europeo, con un debito comune – una assoluta novità nella Ue – è condivisa da tutti i 27, accettato anche il programma di collegare il piano di rilancio al bilancio pluriennale della Ue, un budget che Michel propone a 1074 miliardi di euro.
Per ridimensionare da 500 a 390 miliardi la parte di «sovvenzioni» del piano di Rilancio, ci sono dei tagli: ReactUe perde 2 miliardi, Horizon (per la ricerca scientifica) subisce tagli giudicati incomprensibili dai ricercatori. Ancora più incomprensibile è l’azzeramento proposto al programma di sostegno alla Sanità, a favore del quale nella bozza precedente erano stati stanziati 7,7 miliardi.
Anche il Just Transition Fund, per favorire la transizione ecologica, dovrebbe essere ridotto. Battaglia per evitare tagli al programma di transizione rurale (dovrebbero restare 15 miliardi).
Lotta anche per la ripartizione: era stata fatta una divisione delle sovvenzioni a favore dei paesi più colpiti, ma adesso se la torta diminuisce, deve essere rifatto il calcolo. Michel ha proposto di calcolare la ripartizione del 70% delle sovvenzioni sulla base del tasso di disoccupazione 2015-2019 (cioè pre-Covid) e del restante 30% in relazione al calo del pil 2010-21, cioè tenendo conto degli effetti economici della pandemia. I paesi dell’est hanno opposto resistenza, perché vi vedono un vantaggio per i paesi del sud.
QUATTRO GIORNI e quattro notti di discussioni e anche scontri personali, la vicenda del piano di Rilancio resterà nella storia Ue: si tratta di una svolta in senso federalista, per la prima volta entra in scena un debito comune, contratto dalla Commissione che ha una notazione AAA, a nome dei 27, rimborsato in comune (almeno per la parte di sovvenzioni).
Ma il passo è più timoroso di quanto alcuni paesi avrebbero voluto: ci sono molti paletti per evitare derive, anche se lo scontro al Consiglio a Bruxelles in questi ultimi giorni ha avuto al centro, per alcuni, la preoccupazione di evitare il ripetersi degli errori fatti nel 2010 con la Grecia e le imposizioni della trojka.
Molta strada è stata fatta in pochi mesi, dal rifiuto dei Coronabond evocati all’inizio del Covid («uno slogan» per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, «un fantasma» per il ministro delle Finanze tedesco) fino al piano di rilancio della Commissione del 27 maggio – sulla base della proposta franco-tedesca di 500 miliardi del 18 maggio – che unito al budget 2021-27, porta l’intervento Ue a 1800 miliardi, che si aggiungono agli acquisti di debito pubblico della Bce per 1600 miliardi.
L’ASSE FRANCO-TEDESCO è stato unito in questo Consiglio, con una connessione con il sud, mentre l’offensiva dei “frugali”, benché efficace, si è indebolita con il mezzo passo indietro di Danimarca e Svezia, due paesi che hanno un premier social-democratico.
L’Olanda si è trasformata nella nuova Gran Bretagna, ma i partner hanno messo in guardia Mark Rutte: «Non rispettare oggi lo spirito di compromesso e le ambizioni – ha affermato Macron – vuol dire rischiare di tornare in condizioni più pesanti e, per chi si preoccupa di questo, che alla fine ci costi più caro». Giuseppe Conte ha definito «miope» l’atteggiamento olandese, Macron l’ha paragonato a Cameron, «finito male» (ha perso il referendum del Brexit).
Questo Consiglio è passato attraverso varie fasi: venerdì, l’Olanda pone delle condizioni, difficili da accettare per 22 paesi; sabato, Francia, Germania, Italia alzano i toni, ma intanto comincia a fondere la parte delle sovvenzioni del piano; seguono tensioni sulla questione del rispetto dello stato di diritto nella notte tra sabato e domenica, con un rifiuto di Polonia e Ungheria, che sono sotto procedura in base all’articolo 7, a cui si è unita la Slovenia; domenica è stato un giorno di fuoco, con forti nervosismi. Ieri, dopo ancora vari incontri a gruppi, il Consiglio è ripreso alle 18, con la nuova bozza di Michel in serata.
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