«Memoria, consapevolezza, responsabilità». Nel tracciare le coordinate del suo lavoro come direttore del Museo-Memoriale di Auschwitz-Birkenau, creato dove esisteva il più grande campo di sterminio industrializzato del Terzo Reich, ma un luogo assurto anche a tragico simbolo dell’intera barbarie nazista, lo storico polacco Piotr M. A. Cywinski non ha mai avuto dubbi. Come ha spiegato in Non c’è una fine (Bollati Boringhieri, pp. 148, euro 15), «stando ad Auschwitz giudichiamo molto di più di una specifica generazione, giudichiamo l’umanità. Di conseguenza giudichiamo noi stessi». Il senso di questo ricordo interpella perciò in maniera radicale il presente come il futuro, ciò...