«Ero io la donna stuprata tre anni fa, e sono io ad essere stalkerata e ad aver dovuto cambiare casa e abitudini». Ha deciso di denunciare pubblicamente quel che le sta accadendo: lo stalker che l’ha perseguitata per tanto tempo e il processo contro di lui che potrebbe finire ancora prima di iniziare. E anche lo stupro subito.

Alla vigilia dell’8 marzo Marta Collot, portavoce nazionale di Potere al Popolo, ha preso parola di fronte al Tribunale di Bologna, città in cui vive. Lo ha fatto trasformando una storia fino a ieri privata e giudiziaria in una questione politica, da discutere proprio nel giorno dello sciopero di Non una di meno, il movimento transfemminista che ha scelto l’8 marzo come giornata di lotta, che le esprime solidarietà e che ricorda come la violenza, anche quella istituzionale, continui «a colpire tantissime donne e a legittimare la violenza maschile. Per questo la risposta del movimento femminista è una lotta quotidiana e collettiva contro la violenza sistemica in tutte le sue forme».

«Quel che mi sta succedendo mostra l’abissale distanza tra gli inviti alle donne a denunciare i casi di violenza, e la realtà contro cui le donne devono scontrarsi tutti i giorni anche in ambito giudiziario», ha detto Collot attorniata da attiviste e attivisti di Potere al Popolo. Due storie diverse quelle raccontate dalla portavoce di Pap. C’è lo stupro di tre anni fa, con il colpevole ormai «condannato al massimo della pena, nonostante la richiesta del pm». Una sentenza arrivata «dopo mobilitazioni e presidi sotto al Tribunale, dopo che ho potuto dire in faccia al mio stupratore in aula che ha approfittato del suo vantaggio fisico, ma che non mi sono mai piegata».

Poi c’è la questione ancora aperta dello stalker. Un 50 enne – ha detto l’avvocata Marina Prosperi – con precedenti specifici e già denunciato due volte. Eppure, anche per «la presenza in aula di un pm che non conosceva tutta la vicenda», «il giudice ha deciso per il non luogo a procedere». Una scelta contro la quale «la Procura ricorrerà».

«Grazia a Marta per la forza di aver denunciato e di non aver perso la volontà di continuare a cercare giustizia nelle aule del tribunale – ha commentato la vicesindaca del Comune di Bologna Emily Clancy (Coalizione civica) – Una donna su tre ha subito una violenza di qualche tipo: è anche grazie a gesti come questo di collettivizzazione del proprio vissuto che si dà la forza ad altre donne di farsi avanti».