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Coinvolto fino in fondo, senza essere mai travolto

Coinvolto fino in fondo, senza essere mai travoltoGiancarlo Aresta – Marco Cinque

Ciao Giancarlo I ricordi nel Pci, il rapporto fondamentale con Pietro Ingrao, le visite a Lenola, la nostra amicizia

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 10 marzo 2020

Nella sede della De Donato mi incontro con Giancarlo per la redazione del libro di Pietro Ingrao Tradizione e progetto. È il primo ricordo, tra i tanti; troppi per nominarli tutti qui. E molti, purtroppo, non li ritrovo nella mente, anche se so che sono lì, sedimentati e costituiscono la densa ricca materia del sentimento di perdita. In questo ricordo c’è molto di quello che mi ha unito a Giancarlo negli anni. Pietro prima di tutto che è stato fondamentale, in modi diversi, per me e per lui; e di questo eravamo pienamente consapevoli. Il mare e lungomare di Bari che è stata per me sempre la città dei compagni e delle compagne del Pci, degli e delle intellettuali del «gruppo barese», denominato anche école barisienne.

AL PCI SONO LEGATI tanti ricordi degli anni successivi. Le riunioni a Botteghe oscure, gli incontri a casa di Pietro, le iniziative a cui prendevamo parte. Nell’Ottatantaove, dopo la svolta, Giancarlo è stato coordinatore del «No» e poi dell’ area di sinistra. Ed il nostro rapporto è diventato pressocché quotidiano. Ho conosciuto in quella stagione ardua, complessa, un dirigente straordinario, prezioso. Sinceramente non so come abbia fatto a tenerci insieme. Lucido e fermo, penetrante e leggero, ironico, a momenti perfino distaccato. Coinvolto fino in fondo, mai travolto. Dopo le scelte politiche si sono divise, anche se a lungo abbiamo continuato a confrontarci. Ma i ricordi più vivi e a me cari sono quelli del rapporto personale. Le cene con Alba e Marcello. Ne ricordo una in particolare nella loro casa di Trastevere. Giancarlo aveva cucinato uno spezzatino, piatto che Marcello amava molto. Mentre lo gustava si girò verso di me e, tra il serio e lo scherzo, sentenziò: «È così che si fa». In quella casa ho conosciuto Francesca e Marinella. E in quegli incontri si è stretta l’amicizia tra Alba e me che ancora ci unisce. Da donna a donna, nella politica e nella vita.

ANCORA, RICORDO le visite a Lenola, in estate, per vedere Pietro. Due in particolare. Nel luglio del ‘95 venne con Rossana Rossanda che aveva iniziato un dialogo con Pietro, con l’intento di scrivere un testo comune sulla crisi della sinistra. Pubblicato da Manifestolibri, Appuntamenti di fine secolo si apre con una breve Premessa nella quale si legge: «L’insieme di queste ricerche, discusso a più riprese con il contributo prezioso, la collaborazione e lo stimolo di Giancarlo Aresta…». All’incontro di Lenola presi parte anch’io, e ve ne è traccia in una lettera di Rossana, scritta al suo rientro a Roma, ed indirizzata «A Pietro e Luisa». Fu un confronto appassionato sulla centralità del lavoro, e della classe, in rapporto con i soggetti politici, ed i conflitti, divenuti centrali a «fine secolo», primo tra tutti il femminismo.

A ROSSANA Lenola non piacque – troppo sassosa – invece a Giancarlo piaceva, soprattutto la casa con l’orto a terrazze. L’ultima visita a Lenola fu ad agosto 2010 (o fu nel 2011?) con Mario Santostasi, amico fraterno di Giancarlo, molto caro a me.

I ricordi più cari sono quelli della splendida vacanza ad Itaca, l’unica volta che con Marcello, Vincenza e Ales, ci unimmo al gruppo che tutte le estati partiva per le isole greche, munito di gommoni, attrezzature da pesca, tende da spiaggia. Con la guida sapiente di Peppino Cotturri, nostro carissimo amico e compagno, partecipe dei rapporti «baresi» e di quello con Pietro.

Di quello che Giancarlo mi ha dato, delle tante grandi e piccole cose che me lo rendono caro non riesco a dire. Fanno groppo dentro di me.

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