Era già successo a dicembre, è accaduto di nuovo ieri: undici uffici di cambiavalute in Cisgiordania (tra Betlemme, Hebron, Ramallah, Tubas, Jenin, Tulkarem e Nablus) sono stati violentemente perquisiti dall’esercito israeliano. Ne sono nati scontri, con tre uccisi a Tulkarem, la città che al pari di Nablus e Jenin è la più calda della Cisgiordania da mesi.

Le vittime sono Ayman Mubarak, di 26 anni, Husam Da’bas, 22, e Mohammed Nasrallah, 27, uccisi durante un’operazione imponente, con le truppe israeliane che hanno occupato le strade della città di notte e i cecchini disposti sui tetti che aprivano il fuoco su chi passava. Dai cambiavalute l’esercito ha rubato oltre un milione di dollari.

«Nei raid sono stati confiscati i computer e le casseforti con tutto quanto era all’interno – riporta il giornalista Zein Basravi – Prima, non ci sono stati procedimenti legali. Le forze israeliane hanno accusato a voce gli uffici di avere a che fare con gruppi terroristi. Sembra più una rapina che un’azione di polizia».

A fine dicembre nel mirino erano finiti sei cambiavalute legati all’Autorità nazionale palestinese a Jenin, Tulkarem, Gerico, Ramallah, Hebron, Halhul. Raid coordinati, gas lacrimogeni, esplosivi per far saltare le casseforti, 21 arresti e il sequestro di 2,5 milioni di dollari. Per le autorità israeliane, seppur si trattasse di uffici legati all’Anp, i soldi che conservavano erano diretti ad Hamas. Un colpo duro per un’economia già ai minimi termini a causa della chiusura militare della Cisgiordania e la cancellazione di decine di migliaia di permessi di lavoro in Israele.

I tre uccisi di Tulkarem si aggiungono ai 503 palestinesi ammazzati dall’esercito o dai coloni dal 7 ottobre in Cisgiordania. Mercoledì, 76esimo anniversario della Nakba, un ventenne è stato ucciso dall’esercito alle porte di Ramallah. Altri 4.900 i feriti e 8.745 gli arrestati per motivi politici dal giorno dell’attacco di Hamas in Israele. Tra questi, 292 donne, 615 bambini, 75 giornalisti. Dai numeri sono esclusi i 3-4mila palestinesi arrestati a Gaza e di cui non si hanno dati esatti.

Ad aggravare una situazione già pesantissima sono gli attacchi compiuti dai coloni israeliani, ormai quotidiani: incendi dei campi coltivati, aggressioni ai contadini, incursioni nei villaggi con il fuoco appiccato a case e automobili. Ieri è successo di nuovo in due checkpoint, vicino Nablus e vicino Ramallah: un gruppo di coloni ha attaccato con le pietre le auto palestinesi in transito dopo aver bloccato le strade.