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Cibo, l’Italia è la più sprecona dei 7 grandi

Scarti alimentari domestici foto Getty ImagesScarti alimentari domestici – foto Getty Images

Waste Watcher-Campagna Spreco Zero In un anno nel Belpaese lo spreco alimentare è cresciuto del 45%. Rapporto sui paesi del G7 alla vigilia del vertice sull’Agricoltura del 26/9 a Siracusa

Pubblicato 8 giorni faEdizione del 19 settembre 2024

Il IV rapporto dell’Osservatorio internazionale Waste Watcher-Campagna Spreco Zero, curato dall’Università di Bologna assieme a Ipsos in vista della Giornata mondiale dedicata alla consapevolezza su perdite e sprechi alimentari (29 settembre) offre una serie di spunti molto interessanti per migliorare la sostenibilità del sistema agroalimentare, a partire dallo spreco alimentare e alle politiche pubbliche e private per contrastarlo.

L’indagine si svolge contemporaneamente su campioni rappresentativi della popolazione, normalmente 1.000 interviste, riguardo i comportamenti alimentari, l’acquisto di alimenti e le diete (la metodologia è riportata sul sito: www.sprecozero.it).

LEZIONI DAL G7 SULLO SPRECO ALIMENTARE. Nel 2024 l’Italia ha assunto la presidenza del G7 e per questo l’Osservatorio internazionale Waste Watcher (WWI) ha dedicato un approfondimento sullo spreco alimentare nei sette Paesi: oltre all’Italia, gli Usa, il Canada, il Regno Unito, la Germania, la Francia e il Giappone. Lo scopo non è stato quello di fare una classifica di chi spreca di più o di meno, anche se in effetti poi questa viene fuori. Piuttosto comparare le iniziative di maggiore successo per contrastare lo spreco alimentare e, in base alle politiche che funzionano meglio, attivare una rete di buone pratiche che possano poi essere adottate in tutti i paesi che hanno lo stesso problema.

RICORDIAMO CHE SECONDO LA FAO a livello globale fra perdite e sprechi un buon terzo di ciò che si produce a livello agricolo e alimentare non raggiunge le nostre tavole determinando un impatto sull’ambiente molto rilevante: lo spreco alimentare globale è il terzo produttore di gas climalteranti responsabili del global worming. Fra gli altri possiamo citare due paesi del G7 da prendere come esempio per il contrasto. Da una parte la Francia che ha registrato uno dei miglioramenti più significativi nella riduzione dello spreco pro-capite settimanale portandolo a 459,9 g nel 2023 (-32% rispetto al 2022, ben sotto il livello italiano). Dal punto di vista delle iniziative private le rilevazioni mostrano particolare attenzione a consumare tutto il cibo cucinato, anche quando è troppo (87%) e a mangiare tutti gli avanzi (88%). Dal punto di vista delle iniziative pubbliche la Francia ha messo in campo gli investimenti più importanti. Un esempio è la legge Garot del 2016 che ha vietato ai supermercati di distruggere il cibo invenduto, aumentando significativamente le donazioni alimentari con una conseguente riduzione dello spreco.

DALL’ALTRA IL REGNO UNITO ha storicamente un’importante attenzione sia privata che pubblica rispetto allo spreco alimentare. Diverse agenzie e organizzazioni hanno promosso azioni sia per stimolare le famiglie sia per coinvolgere le imprese; oltre il 45% delle famiglie inglesi fa ricorso alla lista della spesa come strategia di acquisto mostrando propensione alla pianificazione; gli accordi volontari che coinvolgono gli attori della filiera agro-alimentare vengono promossi dal 2005. Per il 2025 è stato lanciato il Courtauld Commitment 2025 con un focus crescente sull’educazione alimentare.

SUL SITO WWW.SPRECOZERO.IT SONO disponibili anche le rilevazioni degli altri Paesi del G7 che, in sintesi, mostrano una crescente attenzione verso lo spreco alimentare nelle politiche pubbliche declinate soprattutto nella forma di campagne informative. Tra le principali iniziative messe in campo a livello individuale quelle più diffuse sono relative ad aspetti motivazionali, grazie a un aumento della consapevolezza, e organizzative come la maggior attenzione alla pianificazione degli acquisti, alla gestione dei prodotti freschi e al consumo del cibo prossimo alla data di scadenza.

PER QUESTE RAGIONI, IN VISTA DEL G7 AGRICOLTURA il prossimo 26 settembre a Ortigia in Sicilia, abbiamo fatto un appello al ministro Francesco Lollobrigida che lo presiede, affinché si dedichi uno spazio di discussione sullo spreco alimentare in modo che lo scambio di dati e buone pratiche possa servire non solo ai paesi del G7 ma anche a tutti gli altri: un modo per dare un contributo concreto alla sostenibilità globale.

L’ITALIA SPAZZA VIA LA DIETA MEDITERRANEA. A questo proposito anche l’Italia offre buone pratiche da una parte ma ha diverse opportunità di miglioramento. Soprattutto considerando che, sempre nell’ultima rilevazione WWI, lo spreco domestico è aumentato in modo considerevole e che nella spazzatura finisce una buona parte della Dieta mediterranea. Rispetto alla rilevazione del 2023 lo spreco alimentare domestico pro-capite, riferito a una settimana (sempre la stessa in termini di rilevazione), è cresciuto del 45%. Da 469,4 a 683,3 grammi a testa: davvero molto. Significa, con un calcolo approssimativo, che buttiamo nella spazzatura ogni anno 35,5 kg a testa di alimenti ancora consumabili. Peraltro se guardiamo cosa finisce nel bidone della spazzatura – nelle prime cinque posizioni troviamo la frutta fresca (27,1 g), le verdure (24,6 g), il pane fresco (24,1 g), le insalate (22,3 g), cipolle/aglio/tuberi (20 g) – ci rendiamo conto che sono proprio gli alimenti alla base di una dieta sana e sostenibile, come appunto la Dieta mediterranea.

PERCHÉ NONOSTANTE LA CRISI che continua a mordere buttiamo via tanti alimenti ancora buoni da mangiare? Dal rapporto emergono diverse spiegazioni che possiamo sintetizzare in questo modo. Se da un lato il rallentamento della spinta inflattiva ha fatto registrare un relativo incremento dei consumi alimentari, relativo perché ci portiamo comunque dietro l’inflazione a due cifre dell’anno scorso, dall’altro la domanda influenzata dai redditi bassi e dai prezzi ancora alti si è concentrata su alimenti di fascia e spesso qualità inferiore.

INSOMMA MOLTI ITALIANI, soprattutto le famiglie con redditi bassi hanno acquistato alimenti, ortofrutticoli in particolare, che deperiscono velocemente. Un trend che ormai si registra da alcuni anni. D’altra parte, sempre dall’indagine WWI emerge che noi italiani abbiamo ancora poca consapevolezza di come fruire al meglio gli alimenti disponibili, dalla conservazione alla pianificazione degli acquisti. Ad esempio più di un terzo degli italiani (37%) dimenticano gli alimenti in frigorifero e nella dispensa lasciando che si deteriorino, solo il 26% è disposto a programmare i pasti settimanali, inoltre il 75% non è disposto o capace di rielaborare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli.

FORTUNATAMENTE, COMUNQUE, nel rapporto si evidenziano anche le strategie per contrastare il fenomeno dello spreco domestico. Gli italiani mostrano una disponibilità marcata ad adottare comportamenti anti-spreco, con l’88% disposto a congelare i cibi e l’86% a utilizzare il cibo appena scaduto se ancora buono. Tuttavia, la disponibilità a donare cibo cucinato in eccesso (63%) e ad acquistare grandi quantità di cibo per surgelarlo (62%) è inferiore, suggerendo che le barriere pratiche o la mancanza di una rete adeguata a tali pratiche potrebbero limitare l’adozione di queste strategie. Solo il 29% conserva il cibo avanzato cercando ricette creative per riutilizzarlo, indicando una potenziale area di miglioramento nella gestione degli avanzi. Questo potrebbe riflettere una mancanza di competenze culinarie avanzate o una semplice carenza di tempo per sperimentare in cucina.

IN SINTESI, MENTRE VI È UNA FORTE inclinazione verso comportamenti di prevenzione dello spreco, esistono aree in cui l’adozione di pratiche anti-spreco può essere migliorata attraverso l’investimento sull’educazione alimentare.

* Direttore scientifico Osservatorio internazionale Waste Watcher-Campagna Spreco Zero, Università di Bologna

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